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TESTO Da sempre siamo attesi in cielo

don Roberto Rossi  

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (11/10/2020)

Vangelo: Mt 22,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Forma breve: Mt 22,1-10

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.

Nel vangelo, Gesù ci parla continuamente della Vita eterna, ma forse noi ci pensiamo poco e ci lasciamo andare più ai sentimenti di paura, anziché adoperarci per vivere più intensamente nell'amore di Dio e attendere la sua salvezza. E' uscito in questi giorni il libro intitolato “don Mino e i suoi amici”. La figura di questo sacerdote buono, pieno di fiducia in Dio e pieno di fiducia nelle persone è ancora nel cuore di tanti. Tra le molte cose della sua vita, della sua azione pastorale, della sua ricerca, della sua accoglienza, del suo amore ai poveri, quello che sempre mi ha colpito è stato il suo sorriso, il suo volto buono, i suoi occhi penetranti; e soprattutto il suo grande affidamento al Signore, la fiducia nella Sua volontà, il suo pensiero sereno e forte di fronte al pensiero della morte e dell'eternità. La sua fede partiva dall'eternità, da Dio e diventava una luce per tutta la sua vita intensa e impegnata. Scrive nel suo diario: “Sono contento di aver vissuto questa vita, che il Padre mi ha donato, anche se sono un peccatore... Mi sono sforzato di fare sempre la Sua volontà. Sono felice di incontrare il Signore e in lui tutte le persone che mi hanno preceduto. Quando sarò in paradiso con loro, mi organizzerò per infiammare il cuore di tutti, soprattutto dei giovani, perché si innamorino di Gesù e sappiano donarsi a lui con generosità anche con scelte di vita coraggiose e gioiose. Dio chiama sempre per farci felici. Essere preti è un dono grande. Al termine della mia vita vissuta nella gioia, non capisco come si abbia paura di donarci al Signore in maniera totale e generosa... Non ho paura della morte ma temo invece di arrivare ad essa non cosciente e non preparato. Quando sarà quel momento, vi chiedo tanti canti di gioia, come l'alleluia di Handal, perché “sono arrivato a casa!” E' il Vangelo vissuto. È quella virtù della speranza che possiamo e dobbiamo coltivare, cioè la certezza dell'amore di Dio per sempre, della sua chiamata alla beatitudine del cielo, dell'abbraccio del Padre e di tutti i fratelli. Le immagini bibliche sono meravigliose: il profeta Isaia parla del grande monte dove il Signore preparerà un banchetto per tutti i popoli, un banchetto pieno di ogni gioia e di ogni vita. Dice: “Il Signore eliminerà la morte per sempre, Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, si dirà in quel giorno: è il nostro Dio, in lui abbiamo sperato e ci ha salvati. Rallegriamoci, esultiamo della sua salvezza, del suo amore infinito ed eterno”.Il Vangelo ci riporta la parabola del grande invito di Dio a tutti gli uomini, l'invito alle nozze del Figlio, al Regno eterno del Signore. Anche se qualcuno non comprende e non accoglie l'invito del Signore, tanti altri, specialmente i poveri, i semplici, quelli che faticano nella vita, cioè tutti, tutti, tutti sono invitati a entrare a questo banchetto, alla festa di Dio, che è la beatitudine di tutti i suoi figli, nella luce del paradiso. Il fatto dell'uomo senza abito nuziale, che viene allontanato, fa capire che c'è sempre tra i chiamati, la responsabilità: si può essere buon grano e si può esse zizzania; occorre lasciarsi salvare dal Signore, secondo l'amore del Suo cuore. Ma il centro del messaggio della parabola è che l'invito e il paradiso di Dio è per tutti i suoi figli. L'Apocalisse tenta di descrivere il paradiso così: “una moltitudine immensa di ogni lingua, popolo e nazione, che nessuno poteva contare...”La parola di Dio quando ci parla dell'eternità non usa parole tristi, preoccupate, ansiose, come siamo soliti fare noi. La parola di Dio parla di banchetto, di feste, di gioia, “entra nella gioia del tuo Signore”. Mi chiedo: c'è in me questa certezza, questa fiducia, questo desiderio dell'abbraccio del Signore? Come posso e devo coltivare la fede nella vita eterna, nella nostra società e nella nostra cultura, dove si esorcizza il problema della morte e non si pensa all'eternità, ma soltanto alle cose terrene, materiali. S. Paolo dice: Pensate alle cose di lassù, cercate le cose di lassù, le cose visibili sono di un momento, le cose invisibili sono eterne”. Ho ricordato don Mino, ma potremmo ricordare di Benedetta: “Non muoio, ma entro nella Vita”. Ricordiamo e portiamo nel cuore la certezza e il fervore del giovane Carlo Acutis, proclamato beato in questi giorni: “La nostra meta deve essere l'infinito, non il finito. L'Infinito è la nostra Patria. Da sempre siamo attesi in Cielo. Tutti nasciamo come originali, molti finiscono come fotocopie. L'Eucarestia è la mia autostrada per il cielo!" E lui è andato in paradiso molto presto. E se poteva fare tanto bene se avesse continuato vivere su questa terra, molto di più ora fa il bene e realizza in pienezza la sua vita con tutto ciò che opera, suscita e anima ormai in tutto il mondo, nel cuore di ragazzi, dei giovani, delle famiglie, della Chiesa e dell'intera umanità. La nostra lode a Dio, che è amore, che ha preparato la sua festa eterna per tutti noi e che ci dà tutta la sua forza e la sua tenerezza, ogni giorno della nostra esistenza!

 

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