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TESTO Il Si che diventa no e il No che si fa sì

padre Antonio Rungi

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/09/2020)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

La liturgia della parola di questa ultima domenica di settembre 2020, ancora in piena pandemia, la 26esima del tempo ordinario, ci vieni in aiuto per ridare senso e speranza alla nostra esistenza di cristiani, contrassegnata, tante volte, dalla falsità, dall'ipocrisia, dalle promesse non mantenute, da una serie di personali e oggettive difficoltà con le quali bisogna confrontarsi sistematicamente e indirizzarsi, poi, verso le scelte più rispondenti e confacenti al proprio stato di vita.

Il testo del Vangelo di Matteo ci presenta la vicenda di questi due figli inviati dal padre al lavorare nella loro stessa vigna. Un figlio dice al padre: "Vado!", ma poi non va. E un altro figlio dice: "Non vado!", ma poi va.
La parabola è un vero esempio preso dalla vita familiare. Inizia infatti con una domanda provocatoria: Che ve ne pare? Gli uditori invitati a dire l'opinione sono i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo. Sono gli stessi che, per paura del popolo, non avevano voluto rispondere alla domanda sull'origine di Giovanni Battista: se veniva dal cielo o dalla terra. Gli stessi poi cercheranno un modo per arrestarlo.
Dopo questa introduzione Gesù racconta il caso di un padre di famiglia che disse al primo figlio: "Figlio, vai oggi a lavorare nella vigna". Il giovane rispose: "Ci vado", ma poi non ci andò. Il padre disse la stessa cosa al secondo figlio. Questi rispose: "Non ci vado!", ma poi ci andò. Gli ascoltatori, anche loro padri di famiglia, dovevano conoscere questo fatto per esperienza propria. La risposta dei sacerdoti e degli anziani viene subito: Il secondo! La risposta diventa un giudizio, una valutazione morale. Rispondendo il secondo, essi davano così un giudizio sopra i loro stessi atteggiamenti. Il tranello della domanda e della parabola sta nel fatto di portare gli ascoltatori a sentirsi coinvolti nella storia, perché, usando come criterio la loro propria esperienza di vita, facciano un giudizio di valore di fronte alla storia raccontata nella parabola. Questo giudizio funzionerà subito come chiave per applicare la parabola alla realtà. A questo punto, Gesù avendo intuito che loro stavano nel giusto nel modo di rispondere, ma non tanto nel modo di agire cosa dice? Sono parole forti e dure: “In verità vi dico che pubblicani e prostitute vi passano avanti nel Regno di Dio!
Il motivo di questo giudizio così severo da parte di Gesù sta nel fatto che le autorità religiose, sacerdoti e anziani, non volevano credere che Giovanni Battista fosse venuto da parte di Dio.
I pubblicani e le prostitute, invece, l'avevano creduto. Questo significa che per Gesù lo sguardo contemplativo - cioè la capacità di riconoscere la presenza attiva di Dio nelle persone e nelle cose della vita - non c'era nei sacerdoti e nemmeno nei capi, ma nelle persone che erano disprezzate come peccatori e impuri. Si può capire perché queste autorità decisero di farlo arrestare e poi farlo condannare a morte.
Tutte le categorie delle persone che sono di solito emarginate: gli ultimi, i semplici, gli esclusi, queste persone, tante volte, hanno uno sguardo più attento per percepire il cammino della giustizia di quanto non lo siano gli intellettuali ed i saggi che si ritengono tali, ma non lo sono fatto. Non significa nulla possedere uno stato sociale elevato, se poi non si ha una mente, un cuore e un animo in grado di avere uno sguardo puro che gli permette di percepire le cose di Dio nella vita, con la semplicità di chi dice no inizialmente, ma poi si dedica totalmente al servizio di Dio e dei fratelli.

Ma la parola di Dio, nella prima lettura è molto più forte ed incisiva per cambiare il nostro stile di vita. Contestiamo a Dio il suo modo di agire, noi umani e interessati alle nostre cose, quando il realtà siamo proprio noi a rovinare e calpestare ogni cosa.
Il profeta Ezechièle riporta, infatti, così dice il Signore. Parole attribuite alla bocca di Dio: «Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d'Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Dove sbaglia il Signore, in che cosa lo si può rimproverare? In nessuna cosa, avendo Egli fatto perfetta ogni cosa. Lo stesso uomo è stato creato per abitare il paradiso della pace e dell'amore. Poi è successo quello che be sappiamo. Nel mondo entra il peccato e l'uomo si corrompe seguendo tutto questo. Perciò il profeta ribatte sulla necessità di convertirsi. E lo fa con parole chiare: “Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso”. La morte spirituale di ogni essere umano è quella dell'allontanarsi dalla giustizia e dalla verità. Ma se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà». Ecco quello che è richiesto a tutti: abbandonare la via del peccato e della malvagità e vivere nella grazia e nella bontà.

Da parte sua San Paolo ci propone un modello di vita etica e cristiana, indicando in Gesù tutto quello che dobbiamo fare per santificarci e salvarci: non fare nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di noi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri”. Ecco il valore della stima, spesso dimenticato e non curato nelle nostre relazioni umane. In conclusione un modo c'è per camminare secondo il volere di Dio: dobbiamo curare in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, il quale si fece servo per amore e donò la vita sulla croce per noi. Lui che era Dio si abbassò alla nostra condizione umana, escluso il peccato. Per questa umiltà Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome. Ecco il Cristo glorificato ed esaltato è quello che sale sulla croce e lo crocifigge per peccato e redime l'umanità.

Sia questa la nostra preghiera nella giornata di festa dedicata al Crocifisso e Salvatore dell'umanità: O Padre, sempre pronto ad accogliere pubblicani e peccatori appena si dispongono a pentirsi di cuore, tu prometti vita e salvezza a ogni uomo che desiste dall'ingiustizia: il tuo Spirito ci renda docili alla tua parola e ci doni gli stessi sentimenti che sono in Cristo Gesù. Amen.

 

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