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TESTO Commento su Matteo 21,28-32

don Roberto Rossi  

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/09/2020)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

Compiere la volontà del Padre

Nel vangelo ancora la parabola della vigna, ma non più operai, ma i figli: due figli, uno che non ascolta, poi si pente a va a lavorare, l'altro che fa delle belle promesse, ma non va nel lavoro. Parabola dei bei discorsi e della vita fedele ai propri doveri. Se ci guardiamo attorno, siamo sono sommersi da tante parole. La televisione, i giornali, Internet, i discorsi delle persone. Tante parole nei discorsi dei politici, anche nei discorsi dei preti o di tante altre persone che si rivolgono gli altri. Non parliamo poi della pubblicità. Untempo c'era anche una canzone che diceva così: “parole, parole, parole, soltanto parole tra noi”. Ma noi sappiamo che non solo le parole che contano, anche se a volte ci vogliono, ma è la vita che conta, è la testimonianza, è il vivere in prima persona ciò che si crede, ciò che si vuole proporre agli altri. Chiede Gesù al termine della parabola: “Chi dei due figli ha compiuto la volontà del padre?” Certamente chi, pur facendo fatica, è andato e si è messo all'opera. Dice Gesù in un altro testo del Vangelo: “non chi dice Signore Signore”, cioè pronuncia belle parole, bei discorsi, “ma chi fa la volontà del padre mio”. Allora non parole, ma vita, non parole ma amore, non amore per sé, ma amore per gli altri...
Mi ha colpito tanto la testimonianza di d. Roberto Malgesini, che abbiamo conosciuto e scoperto nel momento del suo martirio. Questo d. Roberto, non amava le parole, rifuggiva le polemiche, non interveniva. Non interventi in TV, discussioni; era in prima linea nel fare, sacerdote degli ultimi. Il suo amore, il suo andare continuamente a cercare e a servire i più poveri della sua città era la sua fede, la sua coerenza; una volta ha affermato: “E' Gesù che me lo fa fare”. Non ha fatto grossi discorsi sui poveri, non li ha distinti tra buoni e meno buoni, tra i nostri o gli stranieri, tra cristiani o di altre confessioni, ma si è prodigato con l'amore, in totale umiltà, senza clamore, senza riconoscimenti. Amava agire in sordina, quasi di nascosto, in piena discrezione, come quella mattina che dopo avere sostato a lungo in preghiera davanti al Santissimo, andava a portare brioches e thè per la colazione di quanti erano sulla strada. Non parole, ma fatti...
Davanti a Dio, dice Gesù: “Non sprecate parole”. Possiamo continuare affermando:“davanti al prossimo, davanti ai poveri, non sprechiamo parole”. Mi hanno sempre fatto impressione le tante parole, le tante promesse fatte alle famiglie o alle popolazioni colpite a volte dal terremoto o da qualche altra calamità... Parole e promesse non mantenute o rimandate a lungo. Meglio non parlare, meglio non ingannare: non è lecito metterci a posto la coscienza ol'impegno sociale con belle parole; soltanto quando chi è nella sofferenza potrà risollevarsi, allora si è costruito qualcosa di autentico. Gesù afferma questo anche quando dice: “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli? coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica: costoro sono mio fratello, mia sorella, mia madre”. In particolare possiamo guardare all'esempio di Gesù. E' quello che ci invita a fare la lettera di Paolo ai Filippesi, indicando fatti precisi di amore, di testimonianza, di vita. Dice: “rimanete unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ciascuno con tutta umiltà consideri gli altri superiori a se stesso. Non cercare il proprio interesse, ma quello degli altri”.
Paolo apostolo invita a guardare Gesù e a vivere come lui: “abbiate gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”; lui che è Dio, si è abbassato, si è fatto servo, si è annientato fino alla morte e alla morte di croce. Poteva sembrare la fine, invece proprio dal suo amore, dalla sua donazione totale e piena, inizia la sua glorificazione: Gesù è il signore, il salvatore, colui che ha realizzato la sua vita, nell'obbedienza piena al Padre, nell'amore totale a tutti gli uomini, ora vivente nei cieli e sempre accanto a noi.“Abbiate gli stessi sentimenti di Gesù Cristo”. Possiamo applicare l'invito a fare la volontà del Padre, non con le parole ma con la le opere, anche alla vita delle nostre parrocchie, al nostro impegno della società. Cristiani, credenti, discepoli che offrono la propria partecipazione attiva, portando la propria opera e la propria responsabilità, nella costruzione del regno di Dio, per la salvezza dei fratelli, nella vita della Chiesa e della società.

 

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