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TESTO Commento su Luca 7,31-35

don Giampaolo Centofanti  

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Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (16/09/2020)

Vangelo: Lc 7,31-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,31-35

31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Il segreto di Gesù e in Lui di ogni cristiano è la docilità e la piccolezza di cuore. Talora presunzione, chiusura nei propri schemi, sono dovuti ad una grazia che ancora non è stata donata. Quando poi il Signore chiama ad un più profondo abbandono nella sua sequela si può faticare all'inizio per una umana difficoltà nel passo nuovo, prima sconosciuto, del lasciarsi portare con fiducia oltre sé stessi. Si può insomma involontariamente ritardare il trovare sempre più un nuovo assestamento interiore. Ciò talora anche per la scarsa abitudine ad un sincero interrogarsi sulla validità delle proprie scelte. Una distrazione quasi. Il cammino verso l'oltre il nostro io è dunque graduale. I casi che possono più profondamente causare danno alla persona stessa sono quelli di una determinazione alla superbia, alla chiusura nei propri male intesi interessi, nel puntare su apparenze convenienti a scapito di una ricerca del vero. Talora qualcuno che sta provando a seguire Gesù sinceramente può lamentare di non aver visto tanti benefici in ciò. Ma se potesse comprendere quanto il vivere aperto alla Luce ha fatto bene a tutta la sua umanità, alle sue relazioni, alla sua vita tutta intera e quanto invece confonde, stressa, infragilisce, il ripiegare su sé stessi riconoscerebbe tanti doni ricevuti e sarebbe incoraggiato sulla via del venire sempre più profondo di Dio con ogni bene.

 

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