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TESTO Signore correggici con il tuo amore

padre Antonio Rungi

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/09/2020)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

La parola di Dio di questa XXIII del tempo ordinario, la prima del mese di settembre, nella quale anche viviamo la preoccupazione per lo stato di emergenza mondiale per il covid-19 ci viene in aiuto per incoraggiarci e sostenerci reciprocamente.

Già nella prima lettura, tratta dal profeta Ezechiele, ci viene ricordata la missione che tale profeta ha davanti a se e alla quale l'ha indirizzato il Signore: «O figlio dell'uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d'Israele”. La sentinella da sempre svolge il ruolo di vigilanza e controllo su un territorio. Ecco perché, la sentinella quando sentià dalla bocca di Dio una parola, lui dovrà avvertire il popolo da parte sua. In poche parole deve correggere ed essere voce correttiva in nome di Dio: “Se io dico al malvagio: Malvagio, tu morirai, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te”. Nel caso in cui uno omette il compito di richiamare, egli si rende corresponsabile dei suoi misfatti. “Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato». Invece non si ha responsabilità in merito ad un agire sbagliato, una volta che la persona è stata richiamata ai propri doveri e responsabilità. In poche parole non bisogna essere omertosi, coprire il male quando effettivamente corrisponde alla verità e viene accertato.
Quanti comportamenti sbagliati anche in questo anno di pandemia che hanno caratterizzato il nostro agire. Tutti maestri, tutti saggi, tutti ad emettere sentenze, tutti a giudicare gli altri, tutti ad aver paura degli altri, tutti o quasi anche contestatori per la gestione di questa emergenza sanitaria che viene, tuttora, considerata seria e non risolta affatto.

In questo contesto arriva forte la parola del vangelo che ci rammenta le parole di Gesù dette ai suoi discepoli con una chiarezza espositiva sulla quale nessuno può obiettare o far finta di non capire, come abbiamo appena ascoltato.
In questi pochi versetti si vuole indicare la necessità della riconciliazione sia nel vivere quotidiano sia nella preghiera rivolta al Signore, al quale ci rivolgiamo per chiedere perdono dei nostri peccati. E se Lui ci perdona, noi a nostra volta dobbiamo perdonare e perdonarci.
Seguiamo il brano del Vangelo: “Se tuo fratello pecca (contro di te), va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello”.
C'è un primo livello di possibile offesa, quella interpersonale. Se tu mi offendi, io ti posso richiamare, facendoti notare che stai stagliando. Ma se tu non accetti la correzione e non riconosci l'errore, rimani nella tua convinzione, per cui non c'è riconciliazione. Ma siccome ognuno di noi fa parte di un gruppo, di una società, di una comunità cristiana il problema diventa serio in questo caso, in quanto il conflitto interpersonale incide sulla vita di tutta la comunità .
In questo brano del vangelo, Gesù si richiama al Levitico: “Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un suo peccato” (Lv 19,17; cf. anche Sir 19,13-17).
Ma non dà una nuova legge capace di risolvere i conflitti e di eliminare i peccati, bensì chiede che in mezzo alle tensioni, ai conflitti, alle contese e alle offese che inevitabilmente avvengono in ogni comunità, permanga il desiderio di comunione, la volontà di edificazione comune, la collaborazione di tutti per ritessere rapporti di armonia e pace, tra tutti i membri. Va dunque tentato tutto il possibile affinché chi si è smarrito ritrovi la strada della vita e chi ha offeso il fratello ritrovi la via della riconciliazione. Gesù richiede semplicemente questo.
Eppure constatiamo quanto sia difficile nelle comunità cristiane questo semplice passo verso la comunione.
Che fare allora nel caso in cui non accetta la correzione a tu a tu? In tal caso: “Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ‘ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni' (Dt 19,15)”. Bisogna chiedere l'aiuto di altri fratelli. Ciò significa cercare il terzo che aiuti la riconciliazione quando non c'è possibilità di accordo nel faccia a faccia, significa cercare la parola autorevole di altri, che aiuti a discernere meglio quale sia la strada della conversione.
Se poi anche questa via risulta insufficiente, allora - dice Gesù - si può chiedere all'assemblea, alla chiesa (ekklesía) di intervenire perché il conflitto sia risolto e il richiamo alla conversione sia espresso con la massima autorevolezza.
Ma “se non ascolterà neanche la comunità, la chiesa, sia per te come il pagano e il pubblicano”.
A questo punto il cristiano assume su di sé due responsabilità, quella di perdonare il peccato oppure di non perdonarlo.
Non perdonarlo va contro la missione di Cristo, che è venuto in questo mondo “non per giudicare ma per salvarlo” (cf. Gv 3,17). Perdonare non significa avallare il peccato o l'errore, ma dare la possibilità a tutti, fino all'ultimo istante della propria vita di convertirsi.

Nella sua Regola, san Benedetto raccomanda, di fronte, alla incorreggibilità di un fratello, quello di pregare, rimettendo l'altro alla misericordia del Signore e alla potenza della grazia. Santa Monica, madre di Santa'Agostino, ha pregato e pianto per tutta la vita fino a quando il suo figlio non si convertisse.
Il “salvataggio” di un fratello, di una sorella, è opera delicata, faticosa, che richiede pazienza e deve essere ispirata solo dalla misericordia.
Perché tutti siamo deboli, tutti siamo peccatori e bisognosi di aiuto e perdono. Nella comunità cristiana ed umana, non ci sono puri che aiutano gli impuri, o sani che curano i malati! Da un punto di vista morale e spirituale siamo tutti nella stessa barca e come tali, occorre salvarsi insieme, come scrive ancora Benedetto nella Regola: “Nessuno si salva da solo: che salvezza sarebbe quella che riguarda solo me stesso, senza gli altri? Che regno di Dio sarebbe quello in cui si entra da soli, mentre gli altri restano fuori? Che solitudine, che tristezza...
Proprio per questo Gesù chiede ai i suoi discepoli che, quando pregano, siano in comunione. Non basta pregare gli uni accanto agli altri, non basta pregare con le stesse formule o compiere gli stessi gesti, occorre soprattutto accordarsi nella carità, essere in comunione. Allora la preghiera viene esaudita, perché dove c'è sinfonia dei cuori, là c'è lo Spirito santo, il dono dei doni, sempre concesso a chi lo invoca (cf. Lc 11,13). E bastano pochi, due o tre che pregano nella fede di Cristo Signore, perché Cristo stesso sia presente. Sì, Gesù è presente là dove si vive l'amore, la carità tra i fratelli, tra le sorelle, soprattutto quando dopo la guerra ritorna la vera pace tra i fratelli in Cristo e in umanità.

Ci serva da incoraggiamento nella nostra opera di purificazione personale e comunitaria se è improntata al peccato e alla malizia, quanto scrive l'Apostolo Paolo nel brano della sua lettera ai Romani, che oggi ascoltiamo come seconda lettura della parola di Dio di questa XXIII domenica del tempo ordinario: “Non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. Dobbiamo sentirci in obbligo morale solo se non amiamo abbastanza. Infatti, l'amore verso Dio e verso gli altri passa attraverso l'osservanza integrale e fedele dei comandamenti di Dio, quali «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento. Tutti questi doveri si sintetizzano nel precetto che tutti ben conosciamo e che è opportuno richiamare oggi, di fronte ad un'indifferenza generalizzata, al punto tale che non ci accorgiamo di chi soffre, ha fame, muore, è solo, è abbandonato, concentrati come siamo su noi stessi: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Se siamo attenti a noi stessi, perché non lo siamo nella stessa misura nei confronti del nostro prossimo? La conclusione è quella che l'Apostolo trae in questo brano: “La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità”. Tutto si comprende alla luce dell'amore e solo l'amore può illuminare le coscienze e al storia dell'umanità e renderla davvero comprensibile agli occhi di un mondo senza Dio e senza cuore.

E allora con fede diciamo: Signore correggimi con il tuo amore.
Quante volte ho sbagliato nella mia vita
e penso che siano gli altri a sbagliare via.
Signore, quanta presunzione, ed orgoglio
nel mio pensare ed agire
al punto tale da ritenermi puro e perfetto
come il fariseo al tempio.
quanto in realtà sono pieno di difetti.
Fammi la grazia di scoprire i miei errori
e più che attendere il perdono altrui,
sia io a correggermi da solo
e sia io a chiedere perdono
per il male commesso
a danno di me stesso,
della comunità e dell' umanità.
Donami, o Dio della misericordia e della tenerezza,
la consapevolezza dei miei difetti
per non essere di scandalo ai veri innocenti,
Fa' che impari da Te,
Agnello senza macchia e senza difetto,
a chiedere perdono a chi ho offeso
e ho messo in croce in tanti modi
senza neppure chiedere perdono.
arrogante quale sono.
Signore correggimi Tu con il Tuo Amore
e fammi correggere da chi può e deve,
mediante una parola ed un consiglio
che si traducano in un nuovo stile di vita. Amen.

 

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