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TESTO Sinfonia

don Alberto Brignoli  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/09/2020)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Quando ero più giovane e mi dilettavo nello studio della musica classica, una delle forme musicali che più mi piacevano - e il cui ascolto ancora oggi mi solleva l'animo - era la sinfonia. L'insieme di più strumenti, divisi in quattro grandi sezioni (legni, metalli, percussioni e archi), con numeri variabili che possono anche raggiungere e superare il centinaio di unità, che si ritrovano ad eseguire spartiti tra di loro diversi (spesso anche profondamente diversi), su tonalità diverse e suonati in momenti diversi per raggiungere un effetto che si rivela profondamente armonico e, agli orecchi di un profano, anche con un'unica melodia, è qualcosa di incredibile. Così come incredibile è la capacità dei grandi compositori di fare di questo genere musicale una vera e propria galleria di opere d'arte, per contemplare le quali nella loro totalità, diventa difficile fare un catalogo. E non ci sono solo i meriti artistici del grande compositore a rendere grande una sinfonia: ci vuole l'estro dei singoli strumentisti, solisti o collettivi che essi siano, e le doti innate di un grande direttore d'orchestra, capace di rendere una cosa sola ciò che appare diversificato.

La storia della musica ci parla di numerosissime pagine di musica sinfonica, più o meno famose: ma quello che mi colpisce del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, è che pure esso ci parla di “sinfonia”. E lo fa nel senso strettamente letterale del termine! In uno degli ultimi versetti del brano, infatti, si dice: “In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà”. Il verbo greco usato da Matteo per esprimere il concetto “si metteranno d'accordo”, è proprio un verbo sonoro, musicale, traducibile in tempi moderni con “sinfoneggiare”, “suonare una sinfonia”. “Se due di voi sinfoneggeranno per chiedere qualcosa a Dio, egli ve la concederà”, sembra dirci Gesù.

Che cosa ci sta, dietro a questa “sinfonia”, che - continua più avanti il Maestro - non riguarda solo due persone (un duetto non è poi così difficile da eseguire), ma “due o tre”, inteso come un gruppo di persone? Usciamo per un istante dalla metafora musicale, e prendiamo in considerazione il testo di Matteo, che è parte del capitolo 18, quello che gli studiosi definiscono il “discorso ecclesiologico”, perché - forse per la prima volta - l'evangelista usa il termine “ecclesia”, “chiesa”, per definire la comunità, e per farci capire cosa significhi vivere in comunità.

Il capitolo inizia con Gesù che prende un bambino e, di fronte alla domanda su chi fosse il più grande nella comunità dei suoi discepoli (dal momento che Pietro era stato da poco investito di un certa autorità), mostra loro qual è il concetto di grandezza che sta alla base del Vangelo: la grandezza del Vangelo si manifesta nella debolezza di un bambino, nella semplicità di un fanciullo, nell'umiltà di un indifeso. Solo chi si fa bambino può entrare nel Regno dei cieli, dice Gesù: e continua ammonendo tutti coloro che, con i loro comportamenti superbi e arroganti, sono motivo di scandalo per i più piccoli e i più indifesi. E tra i piccoli non ci sono solo i bambini: ci sono anche tutti coloro che nella comunità faticano a camminare sulla via del Signore, ci sono tutti coloro che si perdono e che devono essere oggetto delle cure della comunità, così come un pastore va in cerca e si cura di una pecorella smarrita più che delle altre novantanove del gregge che non hanno smarrito il sentiero di casa e stanno sicure nell'ovile.

Certo, il Maestro non è un ingenuo né uno sprovveduto: sa bene che in una comunità, in un gruppo di credenti, nella Chiesa, non è facile andare d'accordo e volersi bene, perché non siamo tutti uguali e non tutti la pensiamo nello stesso modo. Nonostante questo, occorre fare tutto il possibile per riuscire a camminare insieme, a suonare la stessa musica: anche se si è diversi, anche se la si pensa in maniera diversa, anche se a ognuno di noi - per riprendere la metafora musicale - è affidato uno strumento differente, abbinato a uno spartito tutto suo.

I primi versetti del brano di Vangelo di oggi ci descrivono in modo efficace questa realtà dell'incomprensione, del disaccordo, del bisticcio, dell'incomunicabilità dovuta alla differenza di carattere, di peculiarità e di vedute; e ci chiedono anche di fare tutto lo sforzo possibile perché le incomprensioni possano essere sanate, perché un affronto o un'offesa ricevuta possa essere cicatrizzata, coinvolgendo la comunità, non perché tutti debbano farsi gli affari di tutti, ma perché una comunità può essere il luogo dove la diversità di vedute e di opinioni può diventare una ricchezza, un'opportunità per appianare le incomprensioni. Anche nel caso più estremo, quello in cui le asperità tra le persone non dovessero riuscire ad appianarsi, il Vangelo di oggi ci invita a non considerare mai gli altri come estranei, a non buttare mai fuori nessuno dalla comunità, perché se c'è qualcuno che “non ascolta neanche la comunità”, il Maestro ci chiede che “sia per te come il pagano o il pubblicano”: e sappiamo bene che cosa chiede Gesù ai suoi discepoli, nel Discorso della Montagna, riguardo all'amore per i nemici. Loro non ti ameranno? Tu continua ad amarli. Loro faranno come i pubblicani e pagani, che si vogliono bene solo tra di loro? Tu ama anche i nemici.

Certo, ci vuole una bella dose di coraggio a vivere in questo modo all'interno di una comunità, senza escludere mai nessuno e cercando di andare d'accordo anche con le persone con cui ci sono contrasti e modi diversi di pensare. La soluzione esiste: è la sinfonia. È la consapevolezza che nessuno di noi è uguale agli altri, che nessuno di noi suona nella stessa sezione in cui suona un altro, che nessuno di noi ha tra le mano lo stesso identico strumento che hanno gli altri, che a nessuno di noi è dato di eseguire lo stesso spartito, che nessuno di noi è necessariamente intonato sulla stessa tonalità dell'altro; ma se la musica è una “sinfonia”, se ognuno suona il proprio spartito consapevole che è solo la parte di un tutto, e non “il tutto da una parte”, se ognuno di noi mentre suona ascolta l'altro e - anche se non lo comprende - sa che la sua musica è necessaria all'opera tanto come lo è la nostra, se ognuno per la propria parte esegue ciò che il compositore gli ha chiesto, e lo fa nel migliore dei modi, convinto che dietro a tutto questo c'è un disegno, allora anche la musica più diversa, gli strumenti più disparati, le assonanze più contrastanti diventeranno un'opera d'arte.

E perché questo? Il segreto sta nella genialità del Compositore, ma anche e soprattutto nell'estro del Direttore d'orchestra, quello che ci raduna davanti a sé, che vuole che teniamo un occhio allo spartito e uno al podio dove Egli si trova, che ci fidiamo di Lui e continuiamo a suonare anche se non capiamo tutto.

Siamo radunati nel suo nome, e Lui è in mezzo a noi: impossibile steccare!

 

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