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TESTO Un amore irriducibile

don Mario Simula   ufficio catechistico diocesi di Sassari

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XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/09/2020)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

E' difficile costruire l'umanità, ma anche ogni comunità grande o piccola che sia, se non la si fonda sulla solidarietà. La Parola di Dio è chiara: noi siamo responsabili degli altri. Non possiamo mai dire: “Affari loro!”, quando vediamo i loro comportamenti. Non possiamo dire: “Cosa c'entro io in questa faccenda?”. Io e gli altri apparteniamo ad un solo corpo, siamo dentro una corrente di influssi reciproci. Il mio bene diventa bene di tutti. Le mie scelte stolte danneggiano tutti.
Questo avviene nelle relazioni umane. Questo avviene nell'incontro inscindibile ed essenziale tra l'uomo e la natura che lo circonda. I furbi non hanno sensatezza quando pensano esclusivamente a se stessi e si ritengono al riparo da ogni pericolo soltanto perché sono furbi.
Ogni scelta di civiltà e di amore eleva la persona e tutte le persone che stanno attorno. Ogni scelta di egoismo incide negativamente sulla vita del mondo e delle cose, sulle relazioni interpersonali, sull'amore familiare, sui rapporti genitori e figli, sul benessere globale del mondo. Dio non ci dice e non ci dirà mai: “Pensa ai fatti tuoi. Degli altri non interessarti”. Dio ci dice che abbiamo il dovere di parlare a chi sbaglia perché desista dalla sua condotta. La sua morte grida davanti a Dio il quale ne chiederà conto a noi, se siamo stati indifferenti e chiusi.
Dio ci chiama a comprometterci in ogni genere di aiuto verso gli altri. Se poi, liberamente, una persona vuole camminare per la sua strada, ostinatamente, sarà essa stessa a risponderne davanti alla storia e a Dio. Dio registra il nostro impegno profuso nel correggere, nel richiamare, nell'amare.
Non a caso Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, sottolinea che ognuno di noi è, verso gli altri, debitore dell'amore vicendevole. Chi ama ha adempito la legge di Dio nella sua pienezza. Il comandamento unico che ci salva e che salva il mondo è: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”.
L'amore non fa alcun male al prossimo. L'amore è la pienezza della legge che offre all'uomo la possibilità di vivere nell'armonia.
Ogni volta che le nostre relazioni, la nostra comunicazione, i nostri rapporti di lavoro o in famiglia, prescindono dall'amore, si fa strada la morte. E' inevitabile. Il contrario dell'amore è la sopraffazione, è la distruzione degli altri, compiuta senza scrupoli attraverso piccoli e grandi gesti, con azioni violente o mediante uno stillicidio demolitore.
Gesù ci indica il galateo delle relazioni sull'amore. Ci dice: “Se il tuo fratello commette una colpa contro di te. Se è lui la causa del conflitto, tu va, cercalo e ammoniscilo fra te e lui solo”. C'è in questo avverbio “solo” un garbo e una delicatezza incredibili. Chi ci ha fatto del male non va messo in piazza. E' il più bisognoso di tutti. Deve incontrare i nostri gesti di correzione fraterna, i gesti che compongano il conflitto. Se l'altro ti ascolta avrai guadagnato un fratello davanti a Dio. L'opinione corrente ci considererà rinunciatari, deboli, assoggettatati alla violenza altrui. In realtà stiamo guadagnando un fratello, lo conquistiamo alla pace.
Potrebbe anche non ascoltarci. In questo caso non possiamo gettare la spugna. Chiamiamo, invece, una o due persone che diventino testimoni dell'offerta di dialogo e di pace.
Anche questo potrebbe non bastare. Rimane sempre il confronto con la comunità.
Quale comunità, però, è necessaria? Quanto deve essere matura questa comunità? Se viviamo in comunità frammentate che invece di comporre l'unità si schierano creando correnti e partiti tutto diventa inutile. La comunità deve essere terapeutica, a partire dall'esempio di chi è chiamato a tenerla unita nella concordia.
Se poi nemmeno una comunità matura è in grado di far rientrare nei pensieri della mitezza quel fratello, ritienilo come una persona che liberamente ha scelto la divisione e la distanza.
Soltanto una comunità che, giorno dopo giorno, accoglie questo stile di vita proposto da Gesù, può diventare una comunità che fa discernimento, che lega e che scioglie.
Riflettendo a questi testi della Parola di Dio ci viene da dire: “Questo cammino non è alla nostra portata. Noi siamo più propensi a creare separazione che unione”.
Gesù ci indica la strada per superare l'ostacolo. Ci ricorda che dove non arriviamo noi con le nostre forze umane, arriva Dio. Dobbiamo riunirci con umiltà e con confusione per il nostro peccato e pregarlo. Per primo il presbitero, mai immune dal rischio di atteggiamenti divisori.
Dio è amore, comunione, fraternità, solidarietà, compassione. Ci ascolta e ci assicura che sarà sempre presente in mezzo a noi.

Gesù, dobbiamo riconoscere che è tanto la tua Parola ad essere dura. La tua Parola ci dà il dono dell'amore. Ci propone l'esperienza dell'accoglienza.
Gesù, è il nostro cuore incorreggibile.
Sarebbe utile vedere il tuo volto, le tue reazioni, la tua incredulità davanti alle nostre chiusure, davanti a una indifferenza generalizzata che condanna.
Gesù, nel momento stesso nel quale ti preghiamo, probabilmente ci dispiace dover abbandonare le nostre fortezze di difesa. Ci spaventa un campo senza confini. Ci imbarazza dover guardare negli occhi questa o quella persona.
Gesù, sono pochi quelli che non incutono paura, sospetto, diffidenza.
Gesù, hai un bel da fare con noi. Ti devi rimboccare le maniche, sudare, insistere per cambiare i nostri cuori ostinati. Tu, Gesù, ci ami a tal punto e ami così teneramente le nostre comunità, che non ti stanchi mai di stare con noi. Ogni tua giornata inizia e termina con la tua preghiera al Padre.
La Preghiera che ha preceduto la tua agonia e la tua morte: “Padre che siano una cosa sola. Custodiscili nell'amore”.

Don Mario Simula

 

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