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TESTO Conformarci alla mentalità di Dio

don Alberto Brignoli  

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (30/08/2020)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Non vi è mai capitato di chiedervi come mai Dio cambi i suoi modi di fare nei nostri confronti? Non avete mai pensato che Dio non ci tratta sempre allo stesso modo? A me capita spesso di sentire che Dio un giorno ci porta in palmo di mano - e nel rapporto con lui ci va tutto bene - e il giorno dopo ci “rimprovera”, o comunque non ci appoggia, e allora si allontana da noi. Un po' come ha fatto con Pietro, prima proclamato “capo” degli apostoli e amico prediletto del Maestro, e poco dopo da lui stesso definito “satana” e nemico, avversario del piano di Dio...

Che poi, in fondo, non è molto diverso da ciò che noi facciamo con lui: un giorno viviamo entusiasti di essere cristiani e di credere in lui, lo proclamiamo Figlio di Dio e Signore della nostra vita, e il giorno dopo lo rimproveriamo e pretendiamo da lui che faccia secondo la nostra volontà... l'esatto contrario di quello che diciamo nel Padre Nostro. Proprio come ha fatto Pietro, che riconosce in maniera entusiastica Gesù come il Messia, e poco dopo lo prende in disparte e, rimproverandolo, si dice in disaccordo con il suo modo di essere Messia. Prendendolo in disparte, ovviamente, senza farsi sentire dagli altri, forse per paura di esprimere di fronte a tutti ciò che veramente pensa, e quindi agendo di nascosto, in maniera subdola... proprio come fa il demonio... e infatti Gesù capisce e lo smaschera immediatamente. Non che questo atteggiamento di Pietro getti discredito sulla grandezza della figura di questo discepolo, tutt'altro: e non credo nemmeno fosse questo l'intento dell'evangelista Matteo, il quale forse voleva solo farci capire una cosa, ovvero che spesso noi e Dio siamo su due lunghezze d'onda differenti, andiamo avanti per vie parallele, percorriamo lo stesso tratto di strada senza mai incontrarci. Forse perché abbiamo modi diversi di vedere le cose; forse perché - come dice Gesù a Pietro - noi non pensiamo secondo il pensiero di Dio ma secondo il pensiero degli uomini. Beh, è ovvio: siamo uomini! Non possiamo pretendere di non avere il pensiero degli uomini, rinnegheremmo la nostra essenza, la nostra natura!

Ma Dio ha altri modi di pensare, rispetto ai nostri: e oggi ci vuol far capire che fa parte del suo sogno sull'umanità che anche gli uomini, ogni tanto, la pensino come lui.

Eppure, a Dio non mancano gli strumenti per fare in modo che noi possiamo entrare nei suoi pensieri e farli nostri: e la Liturgia della Parola di oggi ce ne presenta tre, uno per ogni lettura.

Geremia parla della propria esperienza di Dio come di un'esperienza sofferta, pesante, dalla quale più volte era stato tentato di fuggire perché stanco di dover annunciare una parola fastidiosa e indigesta agli uomini, una parola - quella di Dio - che gli procurava solo fastidi. Eppure, di fronte al suo desiderio di abbandonare Dio, sente di non riuscire a farne a meno, sente dentro di sé come un fuoco ardente, trattenuto nelle sue ossa, impossibile da contenere. Sente, per usare la sua stessa forte espressione, di essere stato “sedotto” da Dio.

A volte, invece, Dio usa un altro metodo, quello dell'esortazione, come ci dice Paolo nella lettera ai Romani: la misericordia di Dio, che egli ha conosciuto nella sua vita in maniera diretta, ci esorta a trasformare la nostra vita, a renderla un sacrificio gradito a Dio. Ci esorta, soprattutto, a trasformare il nostro modo di pensare “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”.

E non mancano, come abbiamo visto, i momenti in cui Dio ci rimprovera di non avere i suoi stessi pensieri, e ci dice, come a Pietro, di tornare al nostro posto, di metterci dietro a lui, di seguirlo - da buoni discepoli - non con la nostra mentalità, ma con la mentalità di Dio. La nostra mentalità è quella di volere al nostro fianco un Messia, un Cristo “Figlio del Dio vivente” immortale e trionfante sui propri nemici, al quale nulla di male potrà mai accadere; la mentalità di Dio è quella di un Messia Figlio del Dio vivente ma anche Figlio dell'Uomo, dell'umanità sofferente, con la quale ha scelto di condividere tutto, anche la croce, la sofferenza e la morte, unica strada per giungere alla gloria della Risurrezione.

Dio ci seduce, ci esorta e ci rimprovera; ma dobbiamo stare molto attenti a conformare la nostra mentalità alla sua, e non a quella di questo mondo. Perché anche il signore di questo mondo, satana, ci seduce, ci esorta e ci rimprovera, se non facciamo quello che lui ci chiede: lo ha fatto anche con Gesù, quando in tutti i modi ha provato, lungo la sua vita, a distogliere i suoi pensieri e la sua vita dai pensieri e dalla vita di Dio.

Ci manca, allora, di comprendere quale sia la mentalità di Dio, perché possiamo conformarci a lui. La risposta del vangelo di oggi è chiara: dura, secca, ma molto chiara. Vuoi venire con me, anzi “dietro” a me? - ci dice Gesù. Rinnega il tuo modo di vedere le cose, abbraccia il mio, che ha la forma e le sembianze della croce, e seguimi. E non pensare che il modo migliore di avere vita e di conservare vita sia quello di custodirla come tesoro prezioso in una teca dorata e infrangibile, perché potresti essere anche padrone del mondo intero, ma alla tua vita non saresti capace di aggiungere nemmeno un briciolo di valore, un grammo di senso, un secondo di speranza.

La vita, la vera vita, la vita secondo Dio, è come l'amore: la si acquista donandola, consegnandola, sprecandola per qualcosa per cui ne valga davvero la pena.
E c'è forse qualcosa al mondo che vale più di Dio?

 

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