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TESTO Commento su Matteo 10,16-20

don Walter Magni  

XI domenica dopo Pentecoste (Anno A) (16/08/2020)

Vangelo: Mt 10,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Gesù, parlando dei rapporti aggressivi e violenti che spesso si registrano tra gli uomini, si rifà all'esemplarità di alcuni animali. Così inizia il brano evangelico di questa domenica: “ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. Cosa possiamo imparare da alcune pecore impaurite circondate da un branco di lupi? Cosa ci dice la prudenza dei serpenti o la semplicità di una colomba?

“Io vi mando”
Intanto, che Gesù è consapevole di questa situazione di conflittualità e di martirio cui potrebbero essere sottoposti i Suoi discepoli. “Io vi mando”, sapendo che non avrete vita facile. Così come non è stato facile per me. Tante volte, infatti, i Vangeli registrano discussioni tra Gesù, gli scribi e i farisei. Contese continue le quali diventano spesso contrapposizioni nette che arrivano poi a decretare la morte violenta di Gesù. In questo senso Gesù, dicendo “Io vi mando”, pensa a quelle Sue fatiche evangeliche che Lo porteranno alla morte in croce, ma anche a quel dinamismo aggressivo e violento che spesso attraversa profondamente il cuore dell'uomo: “ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi...”. Sintetizzando, ma anche semplificando, il poeta latino Plauto scriveva: “homo homini lupus”, l'uomo è lupo per l'uomo (Asinaria, II, 4, 88). E questa constatazione che l'uomo è lupo nei confronti degli altri uomini in generale ci aiuta a evitare l'equivoco di ritenere che di principio noi siamo gli agnellini buoni mentre gli altri sono i lupi cattivi. E gli altri sono quelli che non c'entrano con le nostre appartenenze etniche, culturali e religiose. Troppo spesso, a causa dell'individualismo esasperato che tanto ci caratterizza, il vero nemico, il lupo cattivo sono io nei confronti di me stesso. Quando, ad esempio, non mi voglio bene o quando assolutizzo i miei pensieri e le mie attese, dimenticando e prevaricando gli altri e le loro speranze. Cadendo così facilmente nel vortice inestricabile di un male oscuro e accidioso che coltiva nel cuore odio e cattiveria senza fine.

“Come agnelli in mezzo ai lupi”
Per quanto, dunque, non ci siano nemici esterni e basta e spesso capiti di avere tanti nemici dentro di noi, Gesù è ben consapevole dei disagi nei quali si troveranno comunque i Suoi discepoli, che si imbatteranno ben presto in tutta una serie di questioni e di pericoli proprio a causa del Vangelo. Nelle sue lettere, s. Paolo, ma anche il libro degli Atti, ci testimoniano delle fatiche apostoliche e delle persecuzioni subite dai primi discepoli del Signore nell'annuncio del Vangelo. E al tema della persecuzione a causa del Vangelo Matteo dedica l'ultima beatitudine, descrivendola in modo più disteso delle altre: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli. Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia...” (5,10-11). E ancora oggi i cristiani subiscono persecuzione a causa della loro fede e sono tra i credenti maggiormente perseguitati nel mondo. Ogni anno sono migliaia i cristiani che subiscono minacce e violenze, anche fisiche. Mentre in Occidente, per un verso, imperversa il fenomeno del laicismo, che taccia di chiusura e di tradizionalismo le chiese che annunciano una visione non conforme alle sue convinzioni e ai suoi principi, per un altro, di tanto in tanto riemerge all'improvviso qualche drammatico episodio di fondamentalismo religioso che fa strage delle persone più ignare e innocenti nell'intento di far parlare di sé, comunque. Nella speranza di riuscire a imporsi nell'opinione pubblica seminando terrore e morte.

“Prudenti come serpenti e semplici come le colombe”
Per questo non basta essere consapevoli della mitezza delle pecore e dell'aggressività dei lupi. Gesù desidera che i Suoi sappiano reagire con stile, abbandonando comunque la logica della pura contrapposizione che si riveste da lupo per vincere i lupi. Importa, invece, essere “prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”. La semplicità delle colombe, anzitutto. Senza confonderla con l'ingenuità: i semplici, secondo il Vangelo, sono coloro che, senza complicare le cose, sanno andare all'essenziale, cogliendo al volo il cuore profondo degli eventi, anche i più dolorosi. Il semplice non contorce ulteriormente col pensiero una realtà già aggrovigliata di suo. Chiama, piuttosto, le cose per nome. Senza scomporsi davanti alle prime avvisaglie del male e senza salire in cattedra, s'accorge di ciò che conta e prende una decisione. E qui allora entra gioco anche la prudenza del serpente. Percorrendo qualche viottolo di montagna mi è capitato talvolta di imbattermi in qualche vipera che non attacca mai di principio se nessuno l'attacca, ma piuttosto si dilegua velocemente, rifugiandosi nella sua tana. Chi è prudente, infatti, non si butta mai nella mischia. Sapendo che il male è in agguato, si muove sempre in modo circospetto. Chi non è prudente reagisce d'impeto; chi è prudente sa soprattutto aspettare. Chi non è prudente reagisce di pancia; chi è prudente diffida della prima cosa che gli passa per la testa, confondendo ciò che sente con ciò che è giusto fare. Che il Signore ci dia la grazia d'essere sempre agnelli tra i lupi, armati sempre di semplicità e prudenza.

 

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