TESTO Commento su Matteo 11,25-30
don Giampaolo Centofanti Commento al Vangelo
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S. Chiara (11/08/2020)
Vangelo: Mt 11,25-30

25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
In questo brano si parla di infanti (= non ancora capaci di parlare) perché si comprenda bene che l'argomento non è tanto l'umiltà quanto il semplice riconoscerci creature, infinitamente bisognosi di Dio. L'umiltà dove male intesa può divenire egocentrismo. Penso a come fare l'umile, moralisticamente e attento alle apparenze. Il piccolo desidera essere aiutato dal Papà, punta su di Lui e non su se stesso. Su questa scia il nostro atteggiamento viene orientato da Dio alla sua volontà ed in Lui al bene degli altri. Gesù ha vissuto nascostamente per circa trenta anni e si è manifestato sul Tabor nella sua gloria. Non è stato un attacco di vanitosità ma come sempre un gesto di fede, di amore a misura. Si veda: Il peccato del mondo e nella Chiesa