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TESTO Dal “se” al “sì”

don Alberto Brignoli  

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/08/2020)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Proviamo a fare un piccolo esercizio, descrivendo a noi stessi il nostro modo di pregare. Sono convinto che moltissimi di noi descriverebbero la loro preghiera fondamentalmente come una supplica, una richiesta: ci rivolgiamo, infatti, a Dio, alla Madonna, ai Santi per ottenere da loro o attraverso la loro intercessione qualcosa che noi riteniamo utile per la nostra vita, spirituale e materiale. Chiediamo la salute per noi e per i nostri cari, chiediamo una benedizione o una protezione in vista di un appuntamento importante per la nostra vita, chiediamo un aiuto, un'ispirazione che ci illumini nel momento in cui dobbiamo fare scelte di un certo peso, e così via. Certo, esistono anche la preghiera di lode e la preghiera di ringraziamento: ma non hanno, nella nostra vita di credenti, un peso così incisivo quanto la preghiera di supplica e di richiesta. Del resto, lo diciamo noi stessi, di fronte a un esame di coscienza sulla nostra vita di fede: “Mi rivolgo a Dio solo quando ho bisogno di qualcosa, solo quando devo ottenere una grazia o un favore”. E spesso, la nostra preghiera di richiesta è accompagnata da uno stato emotivo forte che ci porta ad essere particolarmente insistenti ed esigenti - per non dire pretenziosi - verso Dio.

La preghiera, allora, non è più una supplica, ma rischia di diventare una pretesa, una rivalsa, una rivendicazione nei confronti di Dio. Quasi a dirgli: “Io ho bisogno di questa cosa, e tu, che sei onnipotente, me la devi dare”. Oppure: “Dimostrami che ci sei, e intervieni in mio favore”. O anche: “Se sei veramente Dio, concedimi questa cosa”. E così, la preghiera da supplica si trasforma in una sorta di ricatto rivolto a Dio: “O mi concedi questa cosa, o tu non sei Dio, per cui io smetto di credere in te”. Dimenticando, in questo modo, che non è Dio a dover essere sottomesso alle nostre volontà: semmai, il contrario. Perché una preghiera rivolta a Dio che inizia con la congiunzione “se”, o continua con la proclamazione della sua grandezza e la accettazione della sua volontà, oppure diventa una sfida: e dallo sfidare Dio a tentarlo, il passo è breve. Basta andare nel deserto, all'inizio del Vangelo; basta passare dal Calvario, sotto la croce, alla fine di tutta la vicenda. Il tentatore, l'avversario di Dio, è lì, sempre in agguato, pronto a mettere alla prova Dio. Ma non c'è solo all'inizio o alla fine della nostra storia con Gesù: c'è anche nel bel mezzo del cammino, in mezzo al mare, sulla barca, apparentemente desideroso di avere il Maestro a bordo, ma in realtà bramoso di possederlo, di tenerlo in pugno. E allora, parte la falsa supplica, che sa di tentazione: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”.

Ma Gesù non si fa intimidire, e accetta la sfida: “Vieni”. Egli non ha certo paura di affrontare neppure la peggiore delle tentazioni, quella di dover dimostrare all'uomo di essere Dio per essere da lui creduto. Semmai, è l'umanità che deve dimostrare di credere veramente in lui. E il primo passo di questo cammino di fede va affrontato con la serena consapevolezza che questi passi stanno nelle sue mani, e non nelle nostre forze. Perché le nostre forze, per quanto spavalde e impavide al punto di permettersi di tentare Dio, di fronte al primo colpo di vento o alle acque agitate della vita iniziano a vacillare, e allora impariamo nostro malgrado cosa significhi pregare. Significa gettarci tra le braccia della sua misericordia consapevoli che l'unica cosa che possiamo chiedere a lui è “Signore, salvami!”.

Dio non si sfida: di Dio, invece, ci si fida. L'unica supplica o richiesta che ci è consentito di iniziare con un “se”, è quella che è disposta a continuare con un “sì”, ossia con la nostra disponibilità a mettere la nostra vita nelle sue mani. Che, in fondo, altro non è se non la preghiera del Getsemani: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà".

Chissà se Pietro sarebbe mai riuscito nel suo intento di camminare sulle acque fino ad arrivare al Maestro che lo chiamava, qualora non avesse dubitato. Di certo, l'esito di questa sua sfida a Gesù sarebbe stato diverso, se avesse pregato come farà il suo Maestro la notte dell'arresto: “Signore, se vuoi, fammi camminare sulle acque. Tuttavia, non fare quello che voglio io, ma quello che vuoi tu”.

Come sarebbe diversa, la nostra vita di fede, se ogni volta che supplichiamo Dio perché ci conceda una grazia, evitassimo di sfidarlo o di metterlo alla prova e ci buttassimo nelle sue mani, chiedendogli innanzitutto che sia fatta la sua volontà. Del resto, quando nel Padre Nostro gli chiediamo di darci il pane quotidiano, non gli chiediamo, prima, proprio questo: “Sia fatta la tua volontà”?

Ma le parole non bastano: occorrono gesti concreti e passi ben decisi che mostrino il nostro desiderio di passare dal dubbio alla fede, dal “se” al “sì”, dalla sfida rivolta a Dio alla fiducia in lui: dalla burrasca delle pretese, al mare calmo della Grazia.

 

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