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TESTO Il valore dell'intimità

padre Gian Franco Scarpitta  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/08/2020)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Agosto è sempre stato il tempo emblematico delle partenze per le ferie e per concedersi un periodo di rilassamento dopo un intero anno di lavoro e di apprensioni, ma insisto nel dire che questo è anche il tempo propizio per riflettere e interiorizzare, dove possibile facendo tesoro anche della solitudine. Credenti o non credenti, abbiamo sempre bisogno di diversivi edificanti nella nostra vita, siamo in cerca di occasioni propizie per accrescere la qualità di quello che facciamo e per trovare sprone al miglioramento e al progresso di noi stessi e delle opere che portiamo a compimento. Le vacanze, meglio ancora se corredate da appropriate esperienze di isolamento spirituale, hanno sempre questo obiettivo: il riposo, la distrazione per riqualificare noi stessi nell'abbandono delle nostre attività professionali e per ciò stesso servono a dare valore e qualità allo stesso lavoro che solitamente facciamo e per questo sono occasione per riflettere e per interiorizzare. Se poi le vacanze hanno una parentesi di approfondimento spirituale per accrescere l'intimità con Dio in vista della ripresa, diventano ancora più edificanti. Del resto, nessuno che ometta di soffermarsi almeno un po' di tempo in preghiera e di raccoglimento può sperare in un apostolato qualitativo e difficilmente apporterà benefici per se stesso e per gli altri.

Nelle mie esperienza di Esercizi Spirituali o di raccoglimento estivo ho sempre avuto occasione di prendere coscienza del fatto che, in ogni situazione pastorale che ordinariamente si esercita, si è sempre accompagnati da Dio e che questo sostegno è in effetti indispensabile. Nella preghiera, nel silenzio e nel raccoglimento prolungato si ha occasione non soltanto di entrare in intimità con il Signore, ma di rendersi conto che la missione che dopo riprenderemo è sostenuta da Dio e che Questi, anche se nel mistero e nella nostra inconsapevolezza, ci dirige e ci accompagna su tutto e che della sua guida noi non possiamo fare a meno. Sempre nella mia personale esperienza ho rilevato che questo ha come conseguenza che si superi la paura di rimettersi all'opera perché subentra la fiducia che eventuali difficoltà possono essere superate con successo.

Gandhi da qualche parte diceva che “la preghiera è la chiave del mattino e il catenaccio della sera”, noi aggiungiamo che essa è davvero tale quando non sia subdola o superficiale, ma quando favorisca l'incontro costante con Dio.

Non mi meraviglia quindi se il profeta Elia, che già era stato risollevato dal Signore mentre, fuggito dalla persecuzione della regina Gezabele, riposava sfiduciato sotto un ginepro, aveva trovato in Dio la forza per proseguire il suo itinerario profetico (1Re 19, 4 - 5). Solo il pane (materiale ma anche spirituale) del Signore poteva fargli vincere le insicurezze della sua missione. E neppure mi meraviglia adesso che, soffermatosi sul monte, il nostro profeta faccia esperienza del Signore in un comunissimo elemento atmosferico che ne contrassegna la presenza molto più che in fenomeni dirompenti. E' vero che fuoco, vento e terremoto sovente vengono descritti nella Bibbia come luoghi della presenza dirompete del divino (vedi Pentecoste e altro), ma nel caso di Elia la consolazione e soprattutto il messaggio di Dio proviene dal “mormorio di un vento leggero” che contrassegna la familiarità con il Signore nell'esperienza della solitudine. Anche questo sarà occasione per il nostro profeta di recuperare il coraggio e la forza di procedere verso avanti senza ritrosia, appunto perché è consapevole che a guidarlo è ancora una volta il Signore.

E a proposito di Gesù, che è Dio fatto uomo, che valore dare all'esperienza della solitudine, della preghiera e del silenzio per riappropriarci del coraggio e della perseveranza nella missione?

Osserviamo attentamente la pagina evangelica che oggi ci viene proposta: innanzitutto Gesù congeda la folla non già per programmare immediatamente altri progetti o per promuovere immediatamente iniziative con i suoi, ma per cercare la solitudine e il raccoglimento sul monte, luogo caratteristico della presenza del divino in tutta la Bibbia. Non si tratta di un atto di misantropia o di snobismo né di fuga dalla consuetudinarietà, ma della necessità di un rapporto intimo con il Padre che lo ha mandato nel mondo e che ora, appunto, nel raccoglimento e nella solitudine, trova suo alleato nella missione. La preghiera solitaria e la premura di isolarsi dalla massa sono occasione per Gesù di trovare nel Padre la forza, il sostegno, il criterio di efficacia di tutte le iniziative missionarie. Lo Spirito Santo subentrerà poi perché questa intimità con il Padre abbia efficacia nella ripresa della sua vita pubblica, facendo in modo che ogni sua parola e ogni suo atto sia davvero esperibile come elemento della divinità. Gesù non può omettere di fare egli stesso l'esperienza del Padre che poi consiglierà ai suoi discepoli.

Diverso è invece l'atteggiamento dei discepoli, che vengono colti impreparati dalla presenza di Gesù che in fin dei conti è del tutto ordinaria, nonostante le apparenze.

Certamente, come avverrà anche al momento della Resurrezione (Lc 24, 39 - 42), essi credono di avere davanti a sé un fantasma ma in realtà Gesù intende favorire la loro navigazione ordinaria non senza tuttavia ragguagliarli che ordinaria è anche la sua presenza in mezzo a loro.

L'ineguagliabile (sotto questi aspetti) Pietro gli chiede un segno della sua identità: “Se sei tu, comanda che io venga a te camminando sulle acque.” Gesù vuole assecondarlo, ma a causa del vento contrario Pietro barcolla, si confonde, si perde e rischia di annegare. Quando Gesù lo aiuta, non gli rimprovera tanto la sua incapacità di camminare sulle onde, quanto piuttosto la sua incredulità: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” C'è in Pietro ancora il solo elemento materiale inerente la sua affabilità con Gesù e anche negli altri discepoli manca la profondità dell'esperienza del divino di cui Gesù vuole essere apportatore e questo nonostante abbiano assistito poco prima al prodigio emblematico della moltiplicazione dei pani. Forse non c'è sufficiente immedesimazione nel mistero di Gesù Verbo incarnato che associa l'amore all'onnipotenza, per il quale non ci si deve stupire che Gesù possa camminare sulle acque così come moltiplicare i pani e altro ancora. Non c'è profondità spirituale e manca una fede forte in modo da far vedere Gesù presente in mezzo a loro nonostante la sua assenza fisica.

L'intimità con Dio è necessaria perché tutti possiamo “arrenderci a Gesù”, considerando che a lui appartiene la nostra vita, perché possiamo evitare di rivolgerci a lui con una preghiera agitata optando invece per una preghiera confidenziale.

 

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