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TESTO Ho negli occhi i quattro del vangelo

don Angelo Casati   Sulla soglia

IX domenica dopo Pentecoste (Anno A) (02/08/2020)

Vangelo: Mc 2,1-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

L'inimmaginabile. Io oggi con voi vorrei inseguire questa suggestione dell'"inimmaginabile". L'inimmaginabile, davanti a gente seduta. Inimmaginabile, cioè un accadimento che ti lascia a bocca aperta, ad occhi sgranati. Mai ti avrebbe sfiorato l'idea. E sullo sfondo mi rimane l'impresa di quei quattro innominati, portatori di una barella. E' gente che ha la fantasia in movimento, non è seduta. Seduti - e lo dice il testo - sono nella casa quel gruppo di scribi. Seduti anche nei loro pensieri, immobili.

Sentite: "Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?"". Seduti. Questo è il rischio. Anche nella religione. Nelle religioni. L'inimmaginabile è all'inizio lo scoperchiamento della casa. Ma ve lo immaginate? Vi immaginate quella gente che gremiva la casa e faceva alla fin fine una barriera. Erano come una porta che chiude. Essere nella vita - che fallimento! - una porta che chiude. Ma ve li immaginate i loro occhi? Sentono un rumore venire dall'alto, vedono tavole alzarsi, un pezzo inatteso di cielo, ed ecco apparire una barella con un uomo - chi sarà mai? - poi quattro visi di sognatori. Io me lo immagino il loro viso: ce l'avevano fatta! E con quale precisione! Proprio nel punto giusto. E il nostro testo sembra sottolinearlo: "scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava".

E anche qui, a questo proposito, la suggestione, l'affacciarsi di una domanda, come comunità e come singoli: "Chissà se chi ha bisogno di Gesù, lo facciamo scendere nel posto giusto, dove lui si trova, lui, il rabbi che cammina. O portiamo gente in luoghi, in pensieri, in norme di immobilità. Pontificano seduti. Quei quattro - perdonate - non mi vanno fuori dagli occhi. Io non lo sono, ma vorrei essere come uno di loro, uno che scoperchia i tetti e porta barelle nel punto giusto. Immagino che ci abbiate pensato: non fu per loro impresa di un momento. Chissà da quanto tempo avevano ospitata nei loro occhi, quasi vi si fosse impigliata, la figura di quel paralitico!

Poi per loro era diventata come un'urgenza del cuore. Poi a uno dei quattro era balenata quell'idea pazzesca, che sul momento faceva a pugni con ogni plausibile ragionevolezza. Poi ci avevano messo il loro ingegno, tutto, perché accadesse. Tutto l'ingegno per l'inimmaginabile. Furono passi a catena, ma il primo fu la tenerezza. Proprio facevano fatica a pensare che quel paralitico per tutta la vita dovesse vivere coricato, immobile, nessuna autonomia, come fosse dipendente da altri. Quella cosa proprio non gli andava giù. E quali sono le cose che a me non vanno giù? Prima - e ve lo ripeto - la tenerezza. I gesti inimmaginabili hanno come prima sorgente la tenerezza. Ma mi nasce poi una domanda in cuore: che cosa fa sì che noi non ci apriamo all'inimmaginabile?

Una spia - mi sono detto - è in una espressione, piccolissima, ma significativa, destabilizzante, che trova purtroppo spazio, e spesso, sulle nostre labbra. Accade quando diciamo: "E' così... Così è...". Quasi dicessimo: "Che ci vuoi fare? Non c'è niente da fare, è sempre così. Che ci vuoi fare la politica è così, l'economia è così, la società è così, l'umanità è fatta così, la chiesa è così. Quello è così. Quella è così. E io? Io sono fatto così. Impossibile cambiare, aprire una fessura, scoperchiare un tetto. Come fossimo seduti, seduti come gli scribi in quella casa. E invece dovremmo avere lo spirito dei quattro portatori del vangelo: partire da situazioni al limite e inventare, immaginare qualcosa. Questa è fede.

Non so se l'avete notato - ma penso di sì - e un po' fa meraviglia. Gesù vede con stupore scendere una barella dall'alto. Ebbene è scritto: "Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: "Figlio, ti sono perdonati i peccati". A stupirlo, pensate, per prima cosa, è la fede di quei quattro. Qualcuno potrebbe osservare: "Ma dove vede la fede? Quelli nemmeno aprono bocca". Dove vede Gesù la fede? Nel fatto che hanno osato e hanno osato per un altro. La fede infatti è non arrendersi, fede è aver fiducia. Anche quando non ci fossero le premesse. Anche se un coro di gente ti dice: "Ma è così, sarà sempre così". La fede-fiducia ti fa inventare. Mi chiedo: "Gesù vede la mia fede? Mi vede tra quelli che osano? O seduto, arreso?".

E Gesù - lasciatemi dire - anche lui scoperchia un tetto. Al paralitico dice: "Figlio, ti sono perdonati i peccati". Sì, tu, a causa dei tuoi peccati, ti porti addosso la sensazione che il cielo sia chiuso, che incomba minaccioso su di te. Ebbene io scoperchio il cielo, perché tu veda il volto di un Dio che perdona. In faccia agli uomini della religione seduti, a loro che mi criticano come un sovversivo, io non temo di dire: "Figlio, ti sono perdonati i peccati". Io ti chiamo "figlio". Ora non hai nulla che ti trattenga, sei restituito a te stesso, nel corpo e nello spirito. Puoi rientrare nella vita e ti canta dentro la libertà".

Accade l'inimmaginabile: si scoperchiano i cieli. Con il perdono. Sono certo che avrà stupito anche voi oggi il racconto della prima lettura che mette a nudo il peccato di Davide: il potere che ti dà alla testa e ti fa convinto che tutto è a tua disposizione, anche la moglie dell'altro. E il profeta che smaschera il potere e a Davide mostra a quale grado di abiezione sia mai giunto. Cielo chiuso, diremmo, per sempre. Ed ecco che accade anche qui l'inimmaginabile, ultimo versetto: Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!". Natan rispose a Davide: "Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai".

Se io riconosco il mio peccato, e cambio direzione, Dio apre il cielo, mi apre il futuro: "Tu non morirai". Troppe le mie parole. Forse basta un'immagine. Tenetela negli occhi, quella dei quattro del vangelo, i quattro portatori di barella.

 

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