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TESTO Al rumore di foglie accartocciate...

don Angelo Casati  

VIII domenica dopo Pentecoste (Anno A) (26/07/2020)

Vangelo: Mt 4,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

In ascolto della voce, Samuele e i quattro pescatori. E chiunque non abbia ancora fatto l'abitudine. Chiunque ancora provi un brivido per come è chiamato. Come accadde a Samuele nella notte, nella penombra di un tempio, e a quei pescatori nella luce accesa di una spiaggia di lago. E se il nome fosse il tuo? La voce per te? E potrebbe essere la voce di Dio. O anche quella di altri. Tu sai che, se sei sordo, sei sordo per Dio e sei sordo per gli altri. Anche perché la voce di Dio spesso - e tu lo sai - si annida nella voce degli altri. E dunque avere finezza di udito. E cogliere - come fosse un'arte, e come vorrei averla! - cogliere le sfumature di una voce.

Quando poi c'è di mezzo il tuo nome, è un po' da brivido. Perché, quando lo senti pronunciare inatteso - perdonate - è come sentirti pescato in un mare infinito, il mare dell'umanità, dove tu non hai uno uguale a te. E ci vorrebbe un nome per ciascuno. Io non so dare un numero agli infiniti nomi. Ed ad ogni nome, legata una storia. Che non ha eguali. E ognuno chiamato ad essere se stesso, secondo il suo nome e non secondo un altro nome. Legata al tuo nome una storia, la tua. Che è unica. Come legata al nome "Samuele" era una storia unica, irripetibile. Forse ha colpito anche voi l'insistenza del nome che risuonò, per ben tre volte, nella notte: "Samuele". Qualcuno vi legge un'urgenza: per questo compito è urgente che risponda tu. E ognuno dal suo posto.

Vorrei aggiungere: non conta l'età. Samuele - pensate - è un giovane, un ragazzo e dovrà portare messaggi pesanti al vecchio sacerdote, per tentare di aprirgli gli occhi, che si erano impalliditi per l'età, aprirli su quei suoi figli depravati. Ed avesse il coraggio di smascherarli! Troppo il malcostume, la corruzione, la volgarità con cui agivano indisturbati nel tempio. E' scritto: "I figli di Eli erano disonesti e non si curavano del Signore. Nei rapporti con la gente non rispettavano le norme stabilite per i sacerdoti". Si impossessavano delle vittime dei sacrifici, delle offerte del popolo, tradivano la fiducia della povera gente. Storie di corruzione che sono continuate e continuano nella società, e purtroppo anche nella chiesa. E' cronaca ed è ferita al cuore. Vorrei dire ferita al cuore dei più poveri, dei più semplici, di quelli che ancora osano affidarsi.

La voce che, tra mille e poi mille, sceglie Samuele, un ragazzo, sta a dire una cosa importante: la chiamata è senza riguardi per l'età. Per inciso, direi, senza riguardi anche per il genere e penso alle donne chiamate nella Bibbia. Ebbene uno, stando ai nostri criteri, sarebbe portato a pensare e a dire che per certi compiti occorre gente matura, che non è cosa da ragazzi smascherare storture e soprusi. Non così per Dio. Sceglie un ragazzo. Se fossimo fedeli al principio di Dio dovremmo avere passione di ascoltarli. E guardarci dal dire - che so io - sono "ragazzate". Se siamo sordi nei loro confronti - che lo sappiamo o no - siamo sordi nei confronti di Dio. La voce - vorrei dirvi - non è legata a luoghi o a tempi. Può essere anche in un luogo consacrato, come per Samuele. Ma non so se avete notato: la chiamata non fu durante una celebrazione liturgica o una preghiera, ma nel sonno. Non c'è esclusiva di luogo.

Ecco il vangelo: la voce arriva lungo un litorale. Ci sembra di vedere quel lago, così caro a Gesù, e barche, e pescatori. Gesù sente che è l'ora che gli si affianchi qualcuno, prime chiamate. Quello che va dicendo, quello che va raccontando con i suoi gesti, è il regno di Dio, che ha inizio sulla terra. A chi affidare il tesoro nascosto nel campo, la perla preziosa che può ingentilire l'umanità, la terra? Guardate, è strabiliante. Noi saremmo andati a cercare altrove, lui no: il litorale di un lago, barche, pescatori. "Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini". Perdonate se tento di interpretare. Come dicesse: "Vi conosco e vi ammiro, voi avete una familiarità con il lago, con i pesci, con le reti, sì, voi le riparate. E' quello che cerco, è la cosa preziosa: la vostra passione, la vostra cura, la vostra familiarità. Ebbene, l'avrete per donne e uomini.

E non la rete che ti soffoca, ma quella buona e promettente, la rete che salva". Pensate, noi in questi anni abbiamo visto donne e uomini che hanno pescato, dai gorghi di un mare a minaccia di morte, altri uomini e altre donne, e bambini. Era come se Gesù volesse allargare in quei discepoli il senso della cura. Lui che era venuto per la cura, per la familiarità, per il regno d Dio. Regno è dove ci si fa familiari, dove si accendono relazioni. Possiamo sfornare mille documenti sulle parrocchie e non cogliere il cuore. Io il cuore l'ho intravvisto, perdonate la confidenza.

Ero parroco a Lecco, il cardinal Martini mi chiamò per propormi una parrocchia di Milano. Intravvedendo le mie perplessità, mi disse: "Se posso aiutarti in questa scelta, ti dirò che là, nella parrocchia dove andresti, non avresti mura da costruire, non c'è un nemmeno un metro quadro a disposizione, ma tu sai che la cosa importante è un'altra: è costruire relazioni". Insegnamento folgorante, per una parrocchia, ma non solo: costruire relazioni, reti di familiarità, con tutti, senza esclusioni. Ritorno con il pensiero all'inizio. E' bello stare in ascolto di voci. E dove parla Dio? Magari nel rumore delle foglie secche.

Leggevo del cardinal Martini: era già sofferente, camminava quel giorno nell'ombra di un bosco pianeggiante, sentiva il crepitare delle foglie sotto le scarpe. A Don Damiano, che l'accompagnava, confidò: "Ero un giovane gesuita in formazione. Mi sentivo solo, depresso, un po' in crisi. Mi domandavo che senso avesse la vita, per che cosa valesse la pena vivere. Restai in ascolto e mi resi conto che l'unica compagnia era il rumore delle foglie sotto le scarpe. La compagnia di quel rumore mi diede la forza per non scoraggiarmi, valeva la pena vivere".

Dove parla Dio? Forse, per chi sa ascoltare, anche in un rumore di foglie secche, accartocciate, sotto le scarpe.

 

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