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TESTO Commento su Luca 7,11-17

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (13/09/2005)

Vangelo: Lc 7,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,11-17

11In seguito Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. 12Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. 13Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». 14Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». 15Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. 16Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». 17Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Dalla Parola del giorno

Vedendola, il Signore ebbe compassione e le disse: -Non piangere-

Come vivere questa Parola?

Il quadro presentato dall'evangelista Luca, è di grande essenzialità. Nessun fronzolo narrativo. Solo ciò che conta per lasciarsi afferrare da un evento di morte che si trasforma nel trionfo della vita. Il protagonista è Gesù. Anzi "il Signore". Ed è importante notare che qui, per la prima volta, l'evangelista chiama Gesù "Signore". In questo termine c'è tutto il senso di una messianicità che è il rivelarsi della signoria di Dio-Amore su tutte le cose. Sì, Gesù è il Signore, "per il quale tutto è stato fatto"; è il Signore della vita e della morte perché anche ad essa comanda intimandole di retrocedere di fronte a quella sua energia divina che -unica! – riesce a vincere il potere distruttore.

Ma non è tutto! Anzi, l'elemento più toccante è in quel dire: "Il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere". "E accostatosi toccò la bara". Senza neppure esserne richiesto, il Signore Gesù si lascia muovere da un sentimento umanissimo di compassione. E' il Figlio di Dio l'Altissimo che si fa così vicino al dolore umano da volere restituire il figlio a una madre affranta per aver perduto l'unico suo umano bene. Era infatti vedova e non aveva che quel figlio! L'atmosfera che si crea attorno a questo evento è espressa da quel "glorificavano Dio dicendo: un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". E' la stessa espressione che leggiamo nel libro dei Re, quando Elia risuscita il figlio di una vedova. Sì, Gesù è come Elia, un grande profeta. Ma la sua Persona è anche il Signore. C'inoltra nel Mistero di Dio-Amore, infinita tenerezza per l'uomo.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, visualizzo questa scena evangelica e mi lascio toccare dalla compassione di Gesù: da quella tenerezza per i poveri e gli umili a cui, in qualche modo, io pure appartengo. O, almeno, voglio appartenere.

Due cose, Signore, oggi ti chiedo: di appartenere al mondo degli umili su cui tu ti chini con tenerezza preferenziale, e inoltre di essere anch'io propenso alla compassione per chi soffre: una compassione-tenerezza che mi spinga a consolare e ad aiutare.

La voce del fondatore delle comunità dell'Arca

C'è sempre, certamente, il pericolo di cadere nell'indifferenza, ma bisogna pregare lo Spirito di conservarci ben desti.
Jean Vanier

 

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