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TESTO Da un estratto di un dialogo sulla religione

don Luciano Sanvito

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (15/01/2006)

Vangelo: Gv 1,35-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,35-42

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

- C'è un futuro per la religione?
- No, per la religione non c'è futuro.
- In che senso, perché affermi questo?

- La religione c'è e resta così com'è, e gira e rigira, resta tale e quale.

- Intendi dire che i dati e le notizie sono sempre quelle di un tempo?

- Sì, per ogni religione, ateismo compreso: le loro idee sono statiche.
- Quindi non si può cambiare niente nella religione?

- Niente: tutta teologia assodata e dogmatica, idee ben fissate.
- Lo dici riferendoti ad oggi o a sempre?

- Ad oggi: non è stato sempre così; ma oggi siamo a un punto fermo.
- Non vale più la pena di credere in niente, quindi?

- La parola "credere" riapre il tuo discorso in un altro modo.
- Quale?

- E' la stasi della religione, ma è l'inizio di un nuovo "credere".
- Che condanna la religione?
- No: che la porta a compimento.
- E come?

- Con l'esperienza: ecco il nostro futuro, ciò che occorre "credere" oggi.

- Il futuro del credere in ogni uomo sarebbe la sua esperienza?
- Non la sua: il fare esperienza: che non chiuda, ma apra.
- Aprendo a che?
- All'altro, al mondo, al tempo: il futuro.
- Come fare questa esperienza oggi?

- Usando ogni struttura religiosa o di pensiero come un trampolino.
- Un trampolino?...E per lanciarsi dove?
- Nel buio.
- Ehh?...

- Sì, proprio quello che ci indicano le nostre generazioni giovani: il buio.

-...Il voler osare, il andare al di là, il voler trasgredire?

- Sì: loro lo vivono confusamente e in negativo: dev'essere in positivo.
- Ad esempio?

- Mi chiedi un esempio in teoria: non esiste! Prova, osa, salta!
- Un salto nel buio?
- Sì: oggi occorre proprio questo: un bel salto nel buio.
- Ma io ho paura: chi me lo garantisce?

- Proprio la tua religione o il tuo credo, che adesso stai dimenticando.
-...Una base di lancio?

- Un trampolino, appunto: non sei ancora cosciente di questo!
- Non è un po' un rischio?

- E' un rischio, è la scommessa di oggi, è il modo per viverti il futuro.
- Mah...ma questa esperienza è proprio così lontana da noi?

- In teoria, no, è vicina: solo come idea e possibilità, non in atto.

- Come inizieresti tu in questo momento a metterla in pratica?

- Lo stiamo già facendo rivedendo ogni credo in funzione di essa.
- Mah...

- E tu lo stai continuando a fare guardandomi e chiedendoti il perché.
- E giungeremo a una fine, a un traguardo?

- No: sempre in atto è questa potenza dell'esperienza: ha un futuro!

 

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