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TESTO Commento su Matteo 11,25-30

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XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (05/07/2020)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Con queste parole la liturgia di oggi ci introduce nel tema della piccolezza, condizione fondamentale per poter accogliere e comprendere la rivelazione. Nel linguaggio comune è facile confondere la piccolezza con la pochezza, con l'insufficienza, con l'incapacità di comprendere. Il Vangelo invece indica la piccolezza come una condizione positiva, assolutamente necessaria per comprendere il linguaggio di Dio. Gesù stesso, sapienza incarnata, sceglie di farsi piccolo e povero, così facendo si rende accessibile a tutti. Il filosofo francese Jean Guitton affermava che il tratto distintivo della piccolezza è l'affidamento. I piccoli si affidano, si consegnano. Questa realtà è facilmente comprensibile attraverso tre imperativi che Gesù pone nel Vangelo; “Venite a me, prendete il mio giogo, imparate da me”. Tre imperativi fondamentali per la comprensione dell'odierna liturgia. “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi”. Le fatiche della vita, le opprimenti situazioni legate alla condizione umana, trovano soluzione nella consegna di sé stessi a Gesù, nell'andare verso di lui. Una vita consegnata è una vita che riconosce la propria insufficienza e il bisogno di aiuto. Il Signore aggiunge a questo invito un altro importante monito; “prendete il mio giogo sopra di voi”. Il giogo di Cristo è la croce e con queste parole Gesù ci invita a considerare che la croce non va “subita” ma va “presa”. Il cristiano non subisce passivamente la croce ma la prende da Gesù stesso, sapendo che il Signore la porta con lui. Per ultimo il Signore ci chiede di imparare da lui; “imparate da me che sono mite e umile di cuore”. Nel Vangelo imparare significa imitare. Queste tre realtà che Gesù ci chiede di vivere rappresentano una via unica. Il cristiano consapevole della propria piccolezza si abbandona fiducioso al Signore consegnandosi totalmente a lui, riceve da lui la sua croce e la sua missione, come segno di partecipazione alla redenzione. Si impegna a vivere costantemente alla scuola di Gesù Cristo, cercando imitarne i gesti, i sentimenti e le azioni. Solo così potremo trovare il ristoro tanto desiderato per la nostra vita e ricevere da Gesù la corona di gloria che non conosce corruzione.

Commento a cura di Paolo Morocutti

 

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