TESTO Il ristorante in clausura
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Sacratissimo Cuore di Gesù (Anno A) (05/06/2005)
Vangelo: Mt 11,25-30
25In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
C'è una "clausura" del cuore che ognuno di noi si porta dentro ogni giorno, nella vita: ognuno ha in sè un mistero profondo che non può essere facilmente violato, neppure dalla violentazione fisica e esteriore.
Come dice la stessa parola, questa clausura è una chiusura al mondo e alle persone, ma non per escluderci da essi: ci serve di garanzia per essere rispettati e non invasi nel nostro intimo sentire e nel nostro "centro di elaborazione dei dati della coscienza".
Questa intima "centrale" nascosta e impossibile ad essere violata che è la nostra coscienza esige da noi un faticoso lavorìo di revisione e di manutenzione, di aggiornamento e di confronto.
E il vangelo ci dice che è il nostro cuore a regolare tutta questa forza immane e profonda di fatica quotidiana, a tal punto che possiamo parlare proprio di un "giogo" pesante e opprimente.
Non è forse quello che sperimentiamo ogni giorno, quando dobbiamo programmare i nostri atteggiamenti e regolare i nostri equilibri di fronte alla tempestante provocazione della vita?
Ma c'è oggi un messaggio di concreta speranza: c'è in dono per noi una sapienza del cuore, una mappa da seguire, un suggerimento di fronte alle scelte, e questo dono ci permette di alleggerire il cuore.
Proprio nella nostra 'centrale di clausurà del cuore, proprio nello scombussolamento e nella fatica quotidiana, proprio lì, nell'oppressione, c'è anche la chiave di una rivelazione che ci è data.
Non troviamo questa"chiave" che apre alla speranza perché non riusciamo più a vederla: davanti a noi abbiamo dei veli, delle cataratte degli occhi morali, che sono "la sapienza e l'intelligenza del mondo", cioè quello che il mondo ci ha rifilato come sapienza e intelligenza, che di fatto però ci acceca e ci impedisce di aprire...
...di aprire la porta del cuore a chi ci invita, oppressi, stanchi e affaticati, ad andare al 'ristorante' della verità, a nutrirci di ciò che ci permetterà di gestire, dopo aver 'trovato ristoro per le nostre anime',il giogo della vita.
Qualcuno, in nome della verità, anche oggi mi invita a questo ristorante: come distinguerlo?
Non guardiamo con gli occhi, ma con il cuore: sentiremo in noi che è giunto il momento di aprire, per trasformare il nostro "giogo" opprimente e pesante in un "gioco"leggiadro e soave del cuore.