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TESTO Non smettere di desiderare

don Angelo Casati   Sulla soglia

III domenica dopo Pentecoste (Anno A) (21/06/2020)

Vangelo: Gv 3,16-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. 20Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. 21Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Ci sono parole e ci sono racconti che ti tieni nel cuore. Parole su cui di tanto in tanto ritorni, te le ripeti, quasi un desiderio di sentirne ancora il suono. Faccio un esempio, la parola di Gesù che oggi apriva il brano di Giovanni, parola della notte, trascorsa con Nicodemo. Tienila stretta nel cuore, con l'assolutezza con cui suona: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". Non impallidirla. Spesso le parole le impallidiamo defraudandole della loro concretezza.

Per esempio la parola "mondo". Dio ha tanto amato il mondo. Ma il mondo non è un mappamondo, mondo sei tu, è quella casa, o quel tugurio, sono le strade di questa mia città, questo filo d'erba, la donna o l'uomo che ami, o quelli che fatichi ad amare, le donne ignorate, le spiagge che si ripopolano con distanziamento, o quelle che respingono in mare gli avvicinamenti, la pandemia, i nostri ragazzi... e potremmo continuare all'infinto. Evocando ad ogni immagine la parola: "Dio ti ha tanto amato. Tanto ti ama". Poi questa mattina abbiamo ascoltato un racconto, quello della creazione, un racconto che parla di un Do che ama, ama il mondo, racconto affascinante, certo sono immagini, è poesia.

E' affascinante vedere come Dio ama. Come si prende cura. E perché Dio crea? E che bisogno aveva di creare? Se non un incontenibile bisogno di amore? Quasi gli fosse impossibile resistere alla pulsione dell'amore. Certo sono immagini, ma ti sembra di vedere all'opera un architetto innamorato, ama il mondo. Dove non c'è ombra di cespuglio e nemmeno un filo d'erba. Il vuoto? No, ma una polla d'acqua, il gorgogliare dell'acqua. E allora si può impastare la terra, plasmare l'uomo, soffiargli nelle narici un alito di vita. E regalargli, che cosa di più bello di un giardino? Unico divieto è sull'albero della conoscenza del bene e del male, perché quando ti prende l'impazzimento di disporre tu di tutto, del tutto, diventi totalitario e nel giardino, nel giardino della vita, porti la morte: "Dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire".

Ma poi a Dio - pensate - non gli regge il cuore, si rimangia la parola: non moriranno. Ha tanto amato, tanto ama. E per amore - lo sapete - si rimangiano le parole, le parole di morte. Tanto ama il mondo! Che bello - lasciatemi dire - quando sento i giovani, o quando sento te dire: "Io amo il mondo, io guardo fuori dal mio io, io spazio". E non è dire una vaghezza: è avere un cuore grande. E' vero che non potrai arrivare a tutto, la tua stessa misura conosce un limite e poi, a volte, è la vita stessa a creare distanziamenti, non riesci a toccare tutto. Ma con il pensiero sì. Tu con il tuo pensiero, con il tuo cuore hai l'anima di chi abbraccia il mondo. E l'amore di Dio per il mondo, il tanto amore, non si è trattenuto nella sola creazione. E' andato oltre.

C'è uno "straordinario", "inimmaginabile": "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio". Era il di più, di più non poteva. E l'ha dato, notate, non per espiare. Ma, sentite: "perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna". L'ha dato perché gli sta a cuore la vita, la nostra vita. Venuto per la vita. Non per mortificarci, ma perché allargassimo i polmoni e respirassimo la vita. Voi mi capite, perché superassimo il sospetto di un suo distanziamento, Dio ha voluto che il suo amore per la nostra vita potessimo leggerlo, vederlo a millimetri di occhi nel suo Figlio, nella sua vita e nella sua morte: l'indicibile-diventava corporeo, aveva mani per toccare la vita.

In quel Figlio Dio toccava e si prendeva cura della vita. E' scritto: "perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Permettetemi due veloci precisazioni il termine "vita eterna" non allude alla vita nell'aldilà. Gesù ha cominciato a dare vita su questa terra, vita che un giorno fiorirà nell'aldilà. E altra precisazione, dire che la vita Gesù la dà "a coloro che credono in lui", non significa certo dire: a coloro che fanno una professione formale di fede, bensì a coloro che, sapendolo o no, credono nelle cose in cui lui credeva, le cose per cui ha dato la vita. Si può credere nelle cose in cui lui credeva, e tuttora crede, credenti o non credenti o diversamente credenti. Ed è questo che fa la differenza: impegnarci per la vita.

Ma, vedete, anche la parola "vita" puù diventare un concetto astratto. In questi giorno mi ha molto colpito leggere l'omelia che tenne lo scorsa domenica il vescovo di Pinerolo Olivero Derio, prima messa dopo che era uscito dal covid 19. Introduzione alla messa volle la canzone "La cura" di Battiato. Era già un segnale. Parlò del male, il problema del male su cui hanno discusso a non finire teologi e intellettuali. E diceva che su una cosa tutti possiamo convenire: tutti siamo arrivati a convenire che il male, in qualunque forma si manifesti, non sia proprio mai un cosa bella, sia vita. Parlava di vita in modo molto concreto.

Parlava del male davanti al quale tu dici: "Ma questa non è vita o di cose belle e buone davanti alle quali tu dici: "questa sì è vita. Quando succede qualcosa di bello e di buono istintivamente diciamo: "Oh! Questa è vita!". E concludeva dicendo: "Portiamoci a casa questo pensiero: siamo creature, creature vuol dire fragili, piccole creature, ma vuol dire soprattutto che dentro di noi ci stanno le mani del Creatore, Dio che ci impasta per cose belle e buone e continua a lavorare perché questo avvenga e perché noi continuiamo a non smettere mai di desiderare cose belle e buone". Da dove il male? Concludeva: "Nessuno ha mai risposto.

Portiamoci a casa questo pensiero: noi veniamo dal bene e dal bello, noi siamo impastati di bene e di bello e siamo fatti per fare cose buone e belle. Non smettere mai di desiderarle, anche quando la vita picchia duro, duro, duro. E allora quella è vita".

Dio ha tanto amato il mondo.

 

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