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TESTO Commento su Matteo 10,26-33

fr. Massimo Rossi  

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XII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (21/06/2020)

Vangelo: Mt 10,26-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: 26Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. 27Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. 28E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. 29Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. 30Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. 31Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!

32Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli.

Non ci restano che le terrazze e i tetti per gridare la nostra fede... come alternativa al video, ai social, alle piattaforme virtuali che si moltiplicano e che, mai come in questi mesi, tornano preziose anche a noi preti...

La conclusione del Vangelo suscita francamente un po' di apprensione... Se noi rinneghiamo il Signore, anch'egli ci rinnegherà... Lo dichiara pure san Paolo, scrivendo al compagno Timoteo; tuttavia, l'apostolo dei pagani vira improvvisamente in positivo e conclude: “Se noi manchiamo di fede, Egli, però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.” (2Tim 2,13).

Quante volte abbiamo rinnegato Dio, facendo scelte sbagliate!

Il principe degli apostoli, SimonPietro, ce ne ha dato un esempio... tuttavia nel caso di Pietro, Gesù non reagisce in modo uguale contrario... Gesù non lo rinnega, Gesù lo perdona!

Singolare questa discrasia tra l'insegnamento del Signore e il suo comportamento in situazione...
Che, niente, niente, si sia convertito anche Lui?

Del resto, non poteva che essere così: l'Amore infinito di Dio che Gesù ci ha rivelato morendo in croce per noi e risorgendo il terzo giorno, si realizza nel perdono dei peccati.

Provate a riflettere: non esiste peccato che non sia offesa recata a Dio; dunque, ogni peccato, grave o lieve che sia, costituisce sempre un tradimento, un rinnegamento nei confronti di Dio. Se non fosse così, non si potrebbe neanche chiamare peccato. Ogni mancanza che possiamo commettere contro il nostro prossimo, contro il bene comune, o contro noi stessi, è in prima istanza una turbativa della relazione di fede che ci lega a Dio. Quando pecchiamo è come se mettessimo in stand by il rapporto con Dio, facendo valere altri criteri che non sono la fede: l'orgoglio, l'egoismo e il piacere, la durezza di cuore,...
Eppure Gesù perdona: l'Amore è più forte dell'offesa!

Potremmo concludere che, tantovale peccare, assecondando le nostre fragilità, rinunciando a lottare contro le tentazioni. Lo ha dichiarato, pare, anche Giovanni nella sua Prima Lettera, al capitolo 3, laddove scrive: “qualunque cosa il vostro cuore vi rimproveri, Dio è più grande del vostro cuore”.

Io non so dove ci potrebbe condurre questo ragionamento opportunista e decisamente infantile... in Paradiso, nonostante tutto, oppure fatalmente all'inferno.

Sulla base dello stesso principio dell'Amore infinito di Dio che sempre perdona, un cristiano adulto e maturo, ragiona - dovrebbe! - in modo diametralmente opposto: un amore così vale la pena goderselo già in questa vita, operando il bene, senza sprecare neppure un istante!

Se abbiamo capito che il legame con Dio non è una catena alla caviglia, o, peggio, un cappio al collo; ma è la sorgente della vera libertà, con quale coscienza vi rinunceremo, anche solo per un giorno, anche solo per un'ora?

Non significa che il cristiano autentico, il fedele tutto d'un pezzo sia uno che non sbaglia mai! sarebbe la forma peggiore di orgoglio! un perfezionismo che rasenta il delirio di onnipotenza. Gesù non era quel superuomo che credeva Nietzche, men che meno i suoi discepoli; il caso di Pietro è, ancora una volta, paradigmatico. Questo sant'uomo non capì quali fossero le coordinate dell'amore di un discepolo, neppure all'indomani della risurrezione del Signore: andate a rileggere il famoso dialogo tra Gesù e Pietro, che Giovanni pone come epilogo del quarto Vangelo, al capitolo 21.

Anche questa considerazione potrebbe scoraggiarci nel cammino verso la perfezione cristiana. Ricordo che nel vocabolario della fede, l'unità di misura della perfezione cristiana è la volontà di perdonare i nemici.

Il caso di Pietro può, al contrario, rincuorarci quando cadiamo, e darci il coraggio di rialzarci per continuare a camminare dietro il Signore. In fondo, anche Lui, il Signore, cadde più volte, mentre saliva al Calvario, portando la croce...

C'è un ultimo aspetto che, se non limita la portata delle parole del Signore, nel formulare quella che a tutta prima sembra un'intimidazione, addirittura una minaccia, in parte le precisa; Gesù avverte chi lo rinnegherà davanti agli uomini: non si tratta solo del peccato che ciascuno di noi può commettere per un attimo di distrazione - a volte è proprio questione di secondi! -; il peccato in questione è aggravato dallo scandalo altrui. Si può rinnegare la fede di fronte alla gente, quando, chiamati a dare ragione della nostra appartenenza a Cristo, noi neghiamo con parole, o, peggio, nei fatti, questa appartenenza così impegnativa e compromettente. Mi riferisco, in particolare, a quelle persone che esercitano un ufficio pubblico. Se la gente sa che (noi) siamo di Cristo, non possiamo permetterci di ragionare e agire in contraddizione con il nostro credo. Se lo facciamo, significa che il nostro credo è solo apparenza.

Non sono i credenti radicali che allontanano la gente dalla fede. Al contrario, sono quelli che si riempiono la bocca dei Precetti della Chiesa, così preoccupati di convincere il mondo delle loro radici cattoliche, e poi rinnegano tali radici, operando scelte contrarie, a nome del popolo, senza provare alcuna vergogna.
Ipocriti!
Ma non è certo il caso nostro...

 

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