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don Mario Simula  

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (14/06/2020)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Abbiamo bisogno di mangiare il Corpo e di bere il Sangue del Signore.
La Famiglia di Dio si incontra a quella mensa per appagare la sua fame di amore.
Se, lungo la strada, dovesse mancarci, il Cibo Santo che ci dona Gesù, si sfalderebbe ogni Comunità, verrebbe meno ogni speranza, resteremmo senza vita, smarriremmo la strada dell'Amore.
Gesù per raccontarci che era venuto a condividere la nostra esistenza debole poteva scegliere tanti percorsi.
Ha scelto quello più inaspettato per noi.
Nella notte in cui fu tradito prese il pane, prese il calice: “Mangiate è il mio Corpo. Bevete il mio Sangue”.
Gesù ci sta dicendo quanto sia intimo il suo rapporto con noi.
Sta inondando le nostre esistenze con la sua Presenza reale. Sta facendo di noi una cosa sola con Lui e tra di noi. Un solo respiro, un solo battito, un solo pensiero, un solo desiderio, una sola prospettiva, una sola Comunità nell'Amore.
Gesù dice questi “segreti” alla gente. Racconta l'amore nella sommità più vertiginosa. La folla lo ascolta. E' il Dono della vita del Signore che viene annunciato. Eppure serpeggia incredulità.
Noi, al contrario, crediamo.
Eppure dobbiamo interrogarci se le parole del Maestro fanno breccia nel nostro cuore.
Sono risuonate da sempre nelle nostre assemblee, da sempre con la stessa insistenza, con le stesse parole usate sempre da Gesù: “Io sono il pane vivo. Se mangiate questo Pane sperimenterete la vita che non conosce la morte. Questo Pane è per la vita del mondo affamato. E' per la Comunità che si raduna”.
Come è possibile? Noi non stiamo mettendo in dubbio quello che Gesù ci dice. E' la nostra esperienza di credenti che sembra smentire le sue Parole.
Eppure Gesù insiste. Se non mangiamo e non beviamo di Lui non sperimenteremo la vita in noi.
Noi ci raduniamo nella Santa Assemblea per sperimentare una famiglia che, nutrendosi del Signore, rimane in Lui mentre Lui rimane in noi.
Gesù ripete a ciascuno di noi: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.
Vediamo Comunità che si sbriciolano o che, giorno dopo giorno, si assottigliano.
Non è lo stesso Gesù di ieri e di sempre a nutrirci?
Cosa manca se non l'amore, l'unità, la condivisione, la gioia di stare insieme, l'esperienza di un medesimo pellegrinaggio?
Chi mangia Gesù vivrà per Gesù. La Comunità che ha la consapevolezza di nutrirsi del Corpo e del Sangue del Signore vivrà per il Signore.
Non ci riuniscono in un solo corpo le molte scelte della nostra intraprendenza.
L'unica fonte della comunione è quel Pane e quel Sangue che scorrono nelle fibre di ciascuno, facendo di noi una cosa sola.
L'eucaristia è il sacramento della nostra rivoluzione spirituale e comunitaria.
Ogni altra strada ci porta lontano dal Signore, ci allontana gli uni dagli altri.
Paolo ne ha fatto l'esperienza nella comunità di Corinto che amava con tutto se stesso e che lo ha fatto soffrire come nessun'altra. La Chiesa di Corinto credeva ma non curava la comunione. Credeva, ma non si accorgeva di chi veniva emarginato.
All'apostolo rimaneva l'estremo e accorato richiamo capace di rivoluzionare la vita di quella Chiesa: “Ricordate che noi viviamo la comunione all'unico pane e al medesimo sangue del Signore. Perché è così difficile la comunione tra di voi?”.
Un lamento e un grido. Attualissimi.
Tanti disagi interiori, tanto disamore alla Comunità, tanta voglia di scappare o di restare ai margini dicono una crisi di Eucaristia, mangiata ma non vissuta, annunciata ma non testimoniata.
Eppure il Corpo e il Sangue del Signore fanno di noi l'unione di tante membra diverse e armoniose, un amore solo, un sogno comune, un desiderio totalmente condiviso.
L'abitudine ci fa sentire queste parole del Signore come estranee alla nostra vita.
Ci vuole la rivoluzione dell'Eucaristia che solo lo Spirito scatena. Una rivoluzione che ci fa sentire il peso che carica il nostro cuore, le sue chiusure, gli egoismi, i particolarismi.
Gesù vuole incontrare sempre la sua famiglia che si distingue per l'amore e che sa diffondere questo amore.
Vuole incontrare la sua famiglia che non vede con gli occhi la sua Persona, ma crede nella sua Presenza.
Che non tocca con le mani il Corpo del Signore, ma lo possiede come un dono eterno.
Che non sente il gusto del sangue, ma si lascia inebriare da quel Sangue versato.
Che sente parole, ma sa che sono le Parole di Gesù.
Chi sei tu, fratello mio, appartenente alla medesima Assemblea, alla medesima fede?
Sei Gesù che va “oltre”. Gesù che non ha paura di ripeterci: “Fate questo in memoria di Me. Insieme. Imparando dal mio Amore l'amore”.
Gesù, tu ci fai condividere la tua mensa. Ci fai sperimentare la tua donazione sulla croce.
Noi siamo disattenti e abituati. Come se l'offerta di te stesso fosse un diritto e non un segno della tua sublime gratuità.
Siamo poveri, Gesù. Siamo lontani gli uni dagli altri. Siamo malati di solitudine, mentre tu ci offri una Famiglia.
Gesù, hai scelto proprio noi per far correre il racconto del tuo Amore lungo le strade del mondo. Hai affidato alle nostre Comunità la gioia e il peso della testimonianza.
Troppi ostacoli, tuttavia, ci impediscono di essere tuo corpo e tuo sangue sparsi lungo le strade.
Non creiamo stupore, Gesù, non contagiamo fraternità, non cantiamo le bellezza di appartenerti, come dici Tu: Tu in noi e noi in Te. Rimanendo uniti nell'amore.
Tu, Gesù, vedi come siamo poveri. Eppure ci hai scelti nella nostra povertà.
Tu, Gesù conosci le nostre labbra impure. Eppure ci mandi a parlare di Te.
Tu, Gesù, scruti i nostri cuori inquieti e chiusi. Eppure continui a fidarti di noi.
Gesù, tu sai che i primi ad aver bisogno della tua guarigione siamo noi. Noi siamo gli affamati. Noi siamo i mendicanti di Pane. Gesù, non abbiamo nulla da darti. Eppure ci ami come se noi fossimo tutta la tua famiglia.
Gesù, noi, autosufficienti, aspettiamo la tua tenerezza. Aspettiamo il tuo perdono.
Attrai le nostre esistenze a Te. Legale a Te in un vincolo indistruttibile. E' la strada per diventare noi, tanto diversi, una cosa sola.
Gesù, insegnaci a riconoscerci nel tuo amore e non a scartarci nella divisione. Metti in noi un cuore che rassomigli al Tuo: Pane spezzato, Vino versato per la gioia di tutti. Sfama il nostro cuore Gesù. Inebria il nostro cuore. Gesù, non attendere di doverci raccogliere moribondi dal ciglio della strada. Lo sappiamo: la tua Vita ci riempie.

Don Mario Simula

 

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