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TESTO Commento su Marco 1,7-11

padre Lino Pedron  

Battesimo del Signore (Anno B) (12/01/2003)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Gesù e Giovanni il Battista non sono semplicemente posti uno accanto all'altro, ma confrontati. Giovanni dichiara che Gesù è più forte di lui e si riconosce indegno di fargli da schiavo. Vengono confrontati anche i rispettivi battesimi: Giovanni immerge gli uomini nell'acqua del Giordano, Gesù li immerge nello Spirito di Dio.

Il Battista anticipa l'annuncio del Cristo e ne prefigura la vita: una vita povera e coerente fino al martirio.

Gli ebrei attendevano un'effusione dello Spirito per gli ultimi tempi (Gl 3,1), collegata con una purificazione mediante l'acqua (Ez 36,25-26). Gesù ci battezza nello Spirito Santo (= Vita di Dio). Il desiderio abissale che Dio ha messo nell'uomo è l'avere desiderio di lui: nel battesimo lo colma con il dono di sé. I Padri della Chiesa insegnavano Deus sitit sitiri: Dio desidera di essere desiderato.

La breve annotazione biografica del v.9 evoca la piena umanità del Messia e le sue umili origini. Nessuno si aspettava un messia proveniente da un oscuro villaggio di Galilea. Ricordiamo l'esclamazione di Natanaele: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?" (Gv 1,46). E nessuno si aspettava un messia che si sottoponesse ad un battesimo di penitenza. Eppure, è in questo figlio di Galilea che si fa presente l'azione salvifica definitiva di Dio per tutti.

I cieli, che sembrano separare ermeticamente l'abitazione di Dio da quella degli uomini, si squarciano e la potenza di Dio invade Gesù di Nazaret; così in lui si riconciliano cielo e terra, Dio e umanità.

Gesù "sale" dall'acqua incontro allo Spirito che "scende" verso di lui. L'avvenimento richiama Is 61,1: "Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà agli schiavi, la scarcerazione ai prigionieri...".

L'immagine dello Spirito che scende in forma di colomba evoca la tenerezza amorosa del Padre che si china sul proprio Figlio diletto come una colomba si avvicina ai suoi piccoli svolazzando. Si può vedervi un episodio ispirato a Genesi 1,2; 8,8-12. Lo Spirito, che intervenne nella prima creazione e nel ristabilimento dell'umanità dopo il diluvio, interviene qui per operare la nuova creazione: nel battesimo di Gesù inizia la storia del mondo nuovo.

Una nuova voce si sovrappone a quella di Giovanni che grida nel deserto. La voce dal cielo riconosce ed attesta che Gesù è l'unico Figlio di Dio (Sal 2,7), il Servo (Is 42,1) e la vittima che sarà immolata a Dio sopra il monte (Gen 22).

I riferimenti al Sal 2,7, a Is 42,1 e a Gen 22 sono particolarmente illuminanti. Gesù e la primitiva comunità cristiana dopo di lui amavano riferirsi a queste grandi profezie per trarne la vera immagine del Messia, servo amato da Dio e perseguitato dagli uomini, fedele al Signore e solidale con il suo popolo al punto di caricarsi sulle spalle i peccati di tutti e di espiarli morendo sulla croce, da dove egli regna. E' in questa ottica che Gesù viene proclamato "Figlio mio prediletto". Il battesimo di Gesù guarda dunque in avanti verso la croce: in Mc 10,38-39 la morte di Gesù in croce è chiamata, appunto, battesimo.

Giovanni dichiara: "Dopo di me verrà uno più forte di me" (v.7). Gesù è il più forte che noi attendiamo. Ma viene con la forza di Dio che è amore e debolezza estrema. L'amore, infatti, si spoglia e dona tutto fino al dono di sé: si fa in tutto solidale con noi, si fa servo degli uomini suoi fratelli. Come un qualunque sconosciuto si mette in fila coi peccatori e si fa battezzare. Questo ultimo della fila è il nostro Signore e Salvatore. Nessuno avrebbe mai pensato un Dio così. Questa sua solidarietà con noi lo porterà molto lontano, fino a patire con noi e per noi la nostra morte.

Il vecchio Adamo si innalzò per rapire l'uguaglianza con Dio e cadde nella morte. Il Figlio di Dio si abbassa fino alla morte e viene innalzato a una vita nuova nella gloria. Gesù, nuovo Adamo, compie la scelta contraria a quella del vecchio.

La contemplazione di Gesù in fila con i peccatori corregge in noi la falsa immagine di un Dio onnipotente, giudice tremendo e ci presenta la potenza di un amore che si spoglia di tutto e si fa servo, portando su di sé il male del mondo. L'incontro con lui avviene dove pensiamo che lui sia massimamente assente: nel nostro peccato, nella nostra debolezza.

Se la sua potenza ci ha creati, la sua impotenza ci ha salvati. Ci ha creati con le sue mani libere e operose, ci ha salvati con le sue mani inchiodate alla croce, nell'atteggiamento della massima impotenza e inoperosità.

Il vero battesimo di Gesù sarà la sua morte in croce (Mc 10,38). Proprio allora, e non prima, il centurione per la prima volta sulla terra proclamerà la stessa parola che il Padre fa risuonare dal cielo: "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!" (Mc 15,39). Qui è già data tutta la struttura del cammino di Gesù e del cristiano, cammino inverso rispetto a quello di Adamo (Fil 2,5-11): il cammino dell'umiliazione che porta all'esaltazione. E' la logica di tutto il vangelo: "Il primo sarà l'ultimo di tutti e il servo di tutti" (Mc 9,35).

Gesù troverà la morte tra due delinquenti, ma già in questo inizio della sua vita pubblica si mette in fila con i peccatori. Questo è il posto di Gesù, e questo deve essere il posto del cristiano.

 

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