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TESTO Commento su Giovanni 20,19-23

Missionari della Via  

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (31/05/2020)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

In questa domenica di Pentecoste, meditiamo sul dono della pace e sul celeberrimo invio per il perdono dei peccati. Pace e perdono, pace che nasce da un perdono ricevuto. Diceva don Tonino Bello: «Gesù Cristo è la Fontana della pace [..] La prima parola che pronunzia davanti a una comunità radunata è pace: “Pace a voi! Vi lascio la pace, vi do la mia pace” [...]. La pace, quella che noi inseguiamo, non è soltanto il frutto delle nostre ascetiche e delle nostre elaborazioni pastorali: la pace è sempre un dono [...] un dono di Dio, che quando arriva dobbiamo trasferire ad altri [...] Questo dono bisogna moltiplicarlo. È un dono-per, cioè un per-dono, da moltiplicare. Ecco perché senza perdono non c'è pace!».
È scritto che la sera di quello stesso giorno della Risurrezione di Gesù, i discepoli erano chiusi a chiave per timore dei giudei. È sera, appunto, è sera nel loro cuore perché non è ancora sorta in loro la luce della Risurrezione. Non sono super eroi, stanno chiusi dentro una stanza, presi dalla paura, dal timore di essere perseguitati, dal perdere la propria vita. Prima Gesù era con loro, ma ora? Si sentono soli, indifesi. Quante volte anche noi, a causa di ferite, dolori, tradimenti, ci chiudiamo nei nostri sepolcri, mettiamo una pietra davanti alla porta del nostro cuore, incapaci ad avere relazioni con gli altri. Ma chi li libera da tutto ciò? Chi scardina le nostre paure? Da soli non siamo capaci; abbiamo bisogno di essere visitati, abbiamo bisogno che Gesù entri nella nostra vita. È sua l'iniziativa. Non sono le nostre iniziative per quanto buone a portare in noi la vita nuova.
Pace a voi, è il saluto che Gesù rivolge a uomini impauriti, è il saluto che Egli rivolge anche a noi. Pace, pace, tutti quanti abbiamo bisogno di questa pace che è dono dall'alto, pace che non ci diamo da soli, al limite siamo capaci solo di qualche tregua e nulla più. Abbiamo bisogno di iniziare un rapporto di pace, e pace è il saluto ebraico, è un inizio di relazione, è il cielo che ci saluta. Gesù dicendo ciò mostra le sue ferite che dicono il suo amore per noi. Mostra i segni della Passione, ossia la memoria della croce, è come se ci dicesse “per te ho dato la mia vita, e questo è scritto sulle palme delle mie mani, ti porto tatuato, ti amo a tal punto che sempre darei la mia vita per te”. Un giorno il Signore stesso fece risuonare nel cuore di un credente queste parole: «Io ti sono più amico che il tale e il talaltro; io ho fatto per te più di essi; essi non soffrirebbero per te quello che io ho sofferto e non morirebbero per te, come lo ho fatto e sarei disposto a fare ancora!» (B. Pascal).

Dopo aver annunciato ai suoi discepoli la pace, Gesù va oltre. Infatti, alitando sui suoi discepoli lo Spirito Santo li invia a perdonare, non vuol dire che sono loro i possessori del perdono di Dio, a te perdono a te no; no, non è questo, altrimenti con questo potere dato a noi saremmo proprio messi male. Ben altro intende Gesù, è come se ci dicesse: “Io vi dono lo Spirito Santo che è amore, che tutto perdona”. Il dono del perdono è il dono dello Spirito Santo, il dono vero si ha nel perdono vero. Cosa c'è di più grande di un perdono dato, che ti dona una vita nuova, che ti ricrea? Ci sono cose che non appartengono all'uomo, ci sono ferite profonde che non sono materia umana da poter trattare, vi sono cose che appartengono solo a Dio. Quando ad una persona più che regalargli cose gli si dona la liberazione dalla sua povertà, dal suo peccato, gli hai fatto il dono più grande che si possa fare, e questo solo Dio lo può fare, solo Dio ha questo potere. Ma il Signore non vuol fare tutto da solo, per questo dona il Suo Spirito a semplici uomini per fare ciò! Il perdono di Dio passa attraverso uomini paurosi, uomini deboli, uomini anch'essi peccatori, ma al Signore così è piaciuto fare. Sapendo dunque di questo stretto legame che c'è tra pace e perdono, lasciamoci innanzitutto perdonare dal Signore ricorrendo a Lui attraverso il sacramento della riconciliazione; e una volta ricevuto questo dono, diventiamone portatori, diventiamo per-donatori degli altri, sapendo che solo lì ci può essere vera pace.

 

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