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TESTO Corpo e sangue per la nostra identità

don Luciano Sanvito

Sacratissimo Cuore di Gesù (Anno B) (18/06/2006)

Vangelo: Gv 19,31-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 19,31-37

31Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. 32Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. 33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

NOI SIAMO CORPO E SANGUE,

e tutte le esperienze che possiamo fare nella nostra vita devono passare per questi due filtri: il corpo e il sangue.

§ Se viviamo esperienze solo con il corpo: con i sensi, con le azioni, con le emozioni, ma non le leghiamo anche al sangue, succede che sperimentiamo qualcosa di morto: un corpo senza sangue saranno tutte le esperienze che viviamo.

Tante volte succede che viviamo anche bene in queste realtà, ma non ci accorgiamo che esse sono non vivificate, morte dentro, perché sono mancanti della circolazione vitale: il sangue.

Anche la fede più bella, anche il misticismo più alto è soggetto a questa grande tentazione, e in essa spesso si cade da illusi.

§ Ogni esperienza della nostra vita deve dunque essere filtrata anche dall'aspetto sanguigno, vitale, sacrificale che connota quell'azione, quell'emozione, quella considerazione che passa in quel momento nel nostro corpo.

Già il fatto che passi sottolinea la sua sacrificalità, la sua immolazione, la relatività di quella realtà, e dunque il soffrire e il versare sangue moralmente per quella occasione, per la tale emozione, per quel progetto che, appunto, definiamo sofferto perché non definitivo.

La sofferenza fà circolare il sangue della vita;altrimenti ci troveremmo di fronte a tante realtà che non si muovono, che si bloccano, che stagnano, che non si sgrumano e ci portano all'embolia nell'anima.

Il vangelo ci sottolinea come noi ci cibiamo dell'aspetto corporeo di noi stessi e degli altri, ma fatichiamo a nutrirci di quello sanguigno, che ci fà essere vivi non solo fisicamente, ma sopratutto moralmente.

La nostra vera identità richiede di camminare ogni giorno con la coscienza che ogni pensiero, parola, azione nostra e degli altri va rivisitata sempre, per essere vera, da queste due realtà che abbiamo in dono in noi stessi.

 

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