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don Angelo Casati  

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VI domenica T. Pasqua (Anno A) (17/05/2020)

Vangelo: Gv 14,25-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Nella grande sala al piano superiore, era ormai notte: ci è facile immaginare che la luce piovesse fioca dalle lampade accese. Fioca, ma quel grumo che bastava a svelare turbamento negli occhi dei discepoli, ora che la cena, l'ultima del loro maestro, era finita e lui aveva preso a parlare. Gesù, leggendo quel lago di smarrimento che prendeva il loro viso, cercò parole per rassicurarli: "Non sia turbato il vostro cuore, non abbiate paura". Le parole, le ultime di chi sta partendo, sono una grazia, una benedizione.

Nel cuore di tutti noi ritornano immagini dei nostri giorni: un andarsene senza la possibilità di confidare parole, le ultime, senza occhi che si immergano negli occhi. A turbare gli apostoli, certo, la separazione: essere lasciati soli. La solitudine è il grande male, il vero male. La Bibbia la registra come male, male agli occhi di Dio fin dalle prime sue pagine. Non è forse vero che Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo"? Peccato dunque è creare solitudini, bene è cancellare solitudini.

Ma Gesù promette: "Non sarà solitudine". Perché il Padre - dice Gesù - "manderà lo Spirito santo". E allo Spirito santo Gesù dà un nome: Paraclito. Viene dal greco significa "chiamato accanto", uno che ti accompagna. Per sostenerti, per difenderti, anche per consolarti. L'ha promesso. Si passa dalla visibilità del Maestro che cammina per le strade della Palestina a una presenza che non cade sotto gli occhi, ma è vera. Invisibile, ma vera. Voi mi capite, è la contestazione radicale di quella logica che ci fa dire che è vero e reale e bello solo ciò che cade sotto i nostri occhi.

Tutti, o quasi, ricordiamo una frase, diventata una delle più citate, de "Il piccolo principe". La volpe, prima di congedarsi - pensate, anche qui prima di un congedo - dice al piccolo principe: "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi". "L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo...". Chiusi gli occhi dunque si può vedere. L'esperienza umana ce lo racconta: non è forse vero che ci si abbraccia e ci si bacia chiudendosi gli occhi? Arrivando con stupore all'invisibile. Che è reale. Sino a respirare una presenza.

Ebbene per vincere la sensazione di essere lasciati orfani, Gesù ci invita ad avere occhi, quelli del cuore, e così sorprendere in noi, e ricordarla, la presenza del suo Spirito che sta accanto, accompagna, sostiene, consola. A quanti di noi - a me per il primo - capita di dimenticare per lungo scorrere di giorni l'ospite interiore. Forse ce ne siamo accorti anche in questi giorni, ascoltando discorsi che sembravano confinare la presenza del divino, del sacro, dell'invisibile quasi esclusivamente nell'eucaristia, quasi non ci abitassero, e abitassero la terra, altre presenze. Luminose. Purtroppo dimenticate.

Voi mi capite: lontano anni luce da noi togliere, sia pur di un grumo, rilevanza all'eucaristia o ai riti. Proprio poche righe prima di quelle che ora abbiamo ricordato, la volpe aveva parlato di riti: "Che cos'è un rito?": disse il piccolo principe. "Una cosa purtroppo dimenticata": rispose la volpe. "È ciò che fa di un giorno un giorno differente dagli altri, una certa ora, un'ora differente dalle altre ore". Ma se i riti rincorrono la teatralità e il fasto, se a connotarli è l'estraneità alla vita diventano cerimonie, conchiglie senza eco del divino e dell'umano, diventano spettacoli cui assistere e non ore in cui celebrare, Dio e la vita. Vivere e non assistere.

Lo sottolineava un'amica in un suo messaggio in questi giorni scrivendo: "Aver confinato la "sacralità" alla Messa, l'ha tolta dai luoghi del vivere quotidiano, dove ci troviamo a vivere, non ad assistere, come fosse una scena. Poi tocca a noi abitare questi luoghi, fermarci a pensare, individuare i personaggi, e trovare lì una nuova sacralità". Come sarà possibile ritrovare questa bellezza? Penso al dono che Gesù ci ha fatto del suo Spirito. Se saremo abitati, non ci basterà riprendere le Messe, rifuggiremo da celebrazioni vuote e tristi, ascolteremo parole abitate che fanno ardere il cuore, spezzeremo il pane, diventeremo pane, perché in quel pane arde lo Spirito. Che chiama a una comunione senza esclusioni. Perdonate se mi sono dilungato.

Dello Spirito che ci abita, ospite a volta dimenticato, a cui ricorrere come a un dono, Gesù nel nostro brano accenna due azioni bellissime, importanti, da non dimenticare. Saremmo stolti se non vi facessimo ricorso. Gesù dice: "lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto". Insegnare, ricordare. Lo Spirito santo ci insegnerà. Verbo al futuro. E' lui che insegna. Le parole del suo insegnamento sono da percepire dentro. Dentro. Mi domando se un'enfasi sulla parole del Magistero non abbia impallidito questa cattedra interiore dove lo Spirito insegna. A ogni donna e a ogni uomo. Comunicando sapienza.

Che non dipende da titoli o studi. Certo non ne hanno bisogno quelli che pensano di non avere nulla da imparare. perché loro posseggono la verità, l'hanno chiusa nei loro dogmi, nei loro pensieri. La verità rifugge da ogni inprigionamento La verità non è immobile. La verità non è immobile. Papa Francesco, in una Messa di queste mattine, la paragonava ad un albero: "La fede non è una cosa statica; la dottrina non è una cosa statica: cresce. Cresce come crescono gli alberi, sempre gli stessi, ma più grandi, con frutto, ma sempre lo stesso, nella stessa direzione". Avremo sempre da imparare da questo maestro interiore, lo Spirito. E questo è bellissimo, potremo, come scriba sapiente, cavare dal tesoro del vangelo e dalla sapienza umana cose antiche e cose nuove. A non finire.

Lo Spirito - dice Gesù - farà dono a noi anche di un'altra possibilità bellissima, il ricordare: "Ricorderà tutto ciò che vi ho detto". "Lo Spirito Santo" dice papa Francesco "è come la memoria, ci sveglia: "Ma ricordati di quello, ricordati dell'altro"; ci mantiene svegli, sempre svegli nelle cose del Signore e ci fa ricordare anche la nostra vita.... E, in questa memoria, lo Spirito Santo ci guida; ci guida per discernere, per discernere cosa devo fare adesso, qual è la strada giusta e qual è la sbagliata, anche nelle piccole decisioni. Se noi chiediamo la luce allo Spirito Santo, Lui ci aiuterà a discernere per prendere le vere decisioni, le piccole di ogni giorno e le più grandi. E' quello che ci accompagna, ci sostiene nel discernimento".

Ora sai che sei abitato. Ascolta la voce.

 

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