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TESTO Commento su Giovanni 14,25-29

don Walter Magni  

VI domenica T. Pasqua (Anno A) (17/05/2020)

Vangelo: Gv 14,25-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Credere nella resurrezione di Gesù non è frutto di un ragionamento. Prima sta l'azione dello Spirito santo che ci immette in una intimità profonda col mistero di Gesù, regalandoci una disponibilità del cuore e della mente capace di accogliere ancora oggi il senso delle parole con le quali Si confidava ai Suoi. Come si intuisce dal brano evangelico di questa domenica.

“Lui vi insegnerà ogni cosa”
Le parole di Gesù riportate dal brano evangelico odierno si collocano nel contesto dell'Ultima Cena; in un momento di grande intimità di Gesù con i Suoi. Tanto che ad un certo punto afferma: quando verrà “il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”. Cioè non basta che mi stiate ad ascoltare, quando verrà lo Spirito santo Lui vi darà il senso profondo di ogni cosa che Mi riguarda. Compreso il senso, l'esito di questa morte incombente. Del resto, anche s. Paolo pochi anni dopo, parlando ai Corinti, dirà proprio così: “Nessuno può dire: ‘Gesù è il Signore', se non sotto l'azione dello Spirito” (I Cor 12,3). Nessuno può dire che Gesù è il Signore della vita, è il Risorto se non è lo Spirito santo a suggerglielo. E la stessa cosa dirà a riguardo del rapporto intimo e unico che Gesù intrattiene col Padre Suo: è Dio, infatti, che “ha mandato lo Spirito del suo Figliuolo nei nostri cuori, che grida: Abba, Padre" (Gal 4,6). In questo senso, dunque, sotto l'azione dello Spirito santo, i testi evangelici sono una rilettura spirituale di tutta l'esistenza di Gesù. Un'esistenza tutta condotta dallo Spirito santo. Sin dal Suo inizio, come diciamo nel Credo apostolico: “e fu concepito per opera di Spirito santo”. Così che non si può comprendere il senso delle Beatitudini proclamate da Gesù, come anche tutte le sue parole e il significato dei tanti segni e miracoli da Lui compiuti, se non nella prospettiva della presenza viva e dello Spirito santo. Perché solo “lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto”.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace...”
In questa prospettiva si comprende anche il dono della pace che Gesù evidenzia anche nel passaggio del vangelo odierno: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”. Come una realtà che si intreccia col dono dello Spirito santo, come testimoniano anche le apparizioni del Risorto. La sera del giorno di Pasqua, infatti, comparendo agli Undici dice: “‘Pace a voi!'. Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: ‘Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi'. Detto questo, soffiò e disse loro: ‘Ricevete lo Spirito santo...'” (Gv 20,19-21). Pace ridonata ancora da parte di Gesù otto giorni dopo, quando con gli Undici c'è anche Tommaso. Gesù entra nel cenacolo e dice ancora con insistenza: “Pace a voi!” (Gv 20,26). E di questa Sua pace noi tutti ne abbiamo un bisogno grande, un desiderio grande e urgente. Perché viviamo in un mondo che sembra non conoscere mai la pace. E se mai fossimo anche in pace con noi e tra noi, in qualche parte del mondo ci sarebbe sempre una guerra incombente, qualche tormento che non conosce pace. Al punto che, mentre Gesù ci regala la Sua pace, finiamo per percepire tutta la nostra incapacità di sostenerla e diffonderla come vorremmo. Come fossimo invitati a non distogliere mai lo sguardo da Lui. Per capire come ancora si può far pace tra noi, si può continuare a regalare pace attorno a noi. La Sua, infatti, è una pace speciale, unica, frutto dello Spirito: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi”.

“Non sia turbato il vostro cuore e non abbia paura”
Ci siamo abituati a interpretare la pace in modo troppo acquietante. Come fosse uno stato di rilassamento che si distende nel tempo, permettendoci finalmente di riposare, sedendoci quieti in una sorta di ozio. Una pace che “ci richiama più la vestaglia da camera che lo zaino del viandante. Più il comfort del salotto che i pericoli della strada”, direbbe anche Tonino Bello. Dimenticando che invece la pace, stando anche al vangelo di Gesù, è anzitutto qualcosa di dinamico. Come una situazione frutto di un'azione profonda, continua, tenace. Che scaturisce da un movimento che, pur in mezzo a mille fatiche e contrasti, sa però dove dirigersi, su cosa e su chi puntare. In questo senso Gesù ci ha parlato della pace e della Sua pace. Stando dentro l'esperienza d'essere ricercato, braccato, e persino catturato e ucciso. In questo contesto ci ha parlato di pace. Come frutto dello Spirito quale risulta da una lotta contro il male, l'incomprensione e l'odio. Per questo è urgente rinnovare, in vista dell'acquisizione di una vera pace evangelica, secondo la visione di Gesù, una nostra esplicita familiarità con lo Spirito santo, che ci ricorda come Gesù ci ha parlato di pace e di come l'ha conquistata per amore nostro. “Affidarsi allo Spirito significa riconoscere che in tutti i settori arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi; a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo, ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, seguirlo. Anche nel buio del nostro tempo, lo Spirito c'è e non si è mai perso d'animo: al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva là dove mai avremmo immaginato” (C.M. Martini).

 

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