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TESTO Commento su At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10

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IV Domenica di Pasqua (Anno A) (03/05/2020)

Vangelo: At 2,14.36-41; Sal 22; 1Pt 2,20-25; Gv 10,1-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,1-10

1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.

L'ufficio delle letture odierno è imperniato sulla figura affascinante del “ Buon Pastore”. Si deve a una felice intuizione di san Paolo VI se questa domenica è conosciuta come la Domenica del “ Buon Pastore”, durante la quale si celebra la giornata per le vocazioni sacerdotali, religiose e si invita i fedeli a pregare per loro. Oggi è la giornata in cui Gesù chiama ciascuno di noi. A quanti lo accolgono e lo seguono nella fede, egli fa dono dello Spirito Santo e concede loro il perdono dei peccati.
Gesù afferma di essere il solo vero pastore, in quanto determinato a difendere il gregge affidatogli dal Padre e difenderlo anche a costo di perdere la propria vita.
Benché a noi poco piace essere paragonati alle pecore, l'immagine però è pertinente, in quanti siamo privi di difesa contro le insidie del maligno. Se veramente vogliamo che i lupi rapaci non ci sbranino dobbiamo confidare nel pronto intervento del “ Buon Pastore”, il solo pronto a difenderci quando lo invochiamo e a cercarci quando ci allontaniamo dall'ovile o ci smarriamo durante il pascolo perché non seguiamo il resto del gregge. Dalla bontà del Signore è piena la terra, attraverso la quale Dio onnipotente ci guida con sicurezza alla gioia della vita eterna.
Il Vangelo odierno ci chiede di rinunciare al nostro individualismo e orgoglio a vantaggio di guadagnare Cristo, nostro Salvatore e Signore.

La prima lettura, dell'ufficio delle letture, è il seguito della “ prima omelia” proclamata dal principe degli apostoli nel giorno di Pentecoste: testimonianza della loro fede ad opera dello Spirito Santo. In essa si comunica, a quanti presenti, che è necessario riconoscere “ Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”. Non solo allora, ma anche oggi non facciamo altro che crocifiggerlo, e troppo spesso non chiediamo, per indifferenza, “ cosa dobbiamo fare?”. Ci potremmo sentire rispondere: rinuncia alla tua tranquillità e, anche tu sarai strappato dalla morte ad opera di Dio Padre; convertiti e lasciati investire dall'irruzione dello Spirito, che ti porta fuori dal dominio del peccato e ti costituisce nuova creatura. Creatura nuova perché finalmente non avverti di essere religioso ma bisognoso dell'aiuto di Dio per non soggiacere alle tue debolezze.

Il Salmista ci fa sapere due cose, per noi, molto importanti: Dio è il buon Pastore ma anche l'ospite più generoso che possiamo incontrare durante la nostra vita. Buon Pastore in quanto ci conduce a verdi pascoli, a fonti di acqua viva ed è una sicurezza nei luoghi pieni di pericoli. Ospite generoso in quanto prepari una mensa sicura e abbondante, a cui partecipiamo dopo aver cosparse di olio profumato il capo ci offre il calice traboccante.

La seconda lettura, tratta da 1Pt 2,20b-25, è una catechesi sul battesimo in cui si dice che, la vita nuova del cristiano non è per tutti una realtà evidente e palpabile con mano. In questo brano è contenuto anche un inno della Chiesa delle origini cui si dice che per essere buoni cristiani c'è la necessità di essere sottomessi, come lo fu Cristo, con umiltà.
Egli è il modello per quanti credono in Lui, ma è anche “ l'agnello di Dio” che si è fatto carico del peccato del mondo per redimerci. Infatti si è offeso come ostia immacolata al Padre per radunarci come “pastore e custode” nostro.

L'Evangelo, che la liturgia odierna ci fa meditare, è tratto dal capitolo 10,1-10 del vangelo di Giovanni. Il brano è imperniato sulla figura di Gesù “ Buon Pastore” il quale è anche “ porta delle pecore”, per la quale si entra e si esce dall'ovile.

L'evangelista, dopo aver evidenziato il contrasto che esiste tra il vero pastore, che ama il gregge, e l'estraneo, di cui le pecore non riconoscono la voce, definisce l'azione del “ buon pastore”: egli ha un rapporto di vera conoscenza col gregge; conosce ciascuna pecora per nome, ed esse sanno che quello è il nome dato loro dal pastore; lo seguono sia che vengano portate al pascolo, sia che siano ricondotte all'ovile; gli si interessa “ perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza”.
Al profondo rapporto di legame tra pecore e pastore, viene contrapposto la figura del ladro, il quale entra nell'ovile non dalla porta e semina il panico nel gregge.

Revisione di vita

- Sentiamo la responsabilità di far ritornare alla fede nella Chiesa quanti da essa si sono allontanati?
- Testimoniamo con la nostra vita l'amore che abbiamo per Gesù che adatto la sua vita per noi?
- Siamo convinti che Gesù è veramente l'Emanuele che condivide il cammino della nostra vita?

Marinella ed Efisio Murgia di Cagliari

 

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