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TESTO Una buona tessitura

don Luciano Sanvito

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2005)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

( Schema B ) Mt 25,31-46

"Quando mai...?"
Ovvero: l'incoscienza dell'uomo.

Infatti, la prima situazione che balza all'occhio è anzitutto la non-coscienza, l'in-coscienza dell'uomo nel fare e nel non fare il bene.

E' dunque, implicitamente, un forte e urgente richiamo al "RENDERMI CONTO", accorgendomi di poter vivere nella coscienza del fare il bene, evitando di morire nella coscienza di non farlo.

Due sono le colonne del brano evangelico:

- I "PICCOLI"

...I più bisognosi, i poveri e i mancanti?

Non in se stessi, perché altrimenti il vangelo lo ridurremmo a messaggio di solidarietà umana, che, pur valevole, non è il centro di questo messaggio.

I "piccoli" della vita, invece, come segni della presenza di una verità giudicante per me, come segni di fronte ai quali e attraverso i quali io sono posto per essere giudicato per la vita o per la morte.

Dalla solidarietà verso essi da parte mia, si passa dunque alla rivelazione da parte loro della mia identità, al giudizio che attraverso di essi si avvera oggi su di me.

Il piccolo del vangelo è il virus letale o il germe vitale per me, a seconda del mio atteggiamento nei suoi confronti.

Ma ricaviamo dal messaggio evangelico, in sottinteso, anche un altro obiettivo da centrare, per avere in noi la coscienza della vita e l'attuazione su di noi del giudizio a favore: come questi piccoli, anche noi dobbiamo farci piccoli.

Potremmo dire che essi sono l'esempio da seguire: anche noi dobbiamo fare i piccoli, dobbiamo "piccolare": lavorare su noi stessi per farci piccoli come loro, perché in essi è il segno del potere della verità e della vita.

I piccoli sono importanti perché, ci dice il messaggio del vangelo, attraverso di essi si giocano le sorti del mondo.

- "FARE O NON FARE"

Solo a questo punto possiamo innalzare la seconda colonna, che è similare alla prima, e interdipendente: fare o non fare verso i piccoli, cioè verso la situazione di croce, è la regola che qualifica l'opera umana.

Tutto il resto, tutto l'altro fare o non fare che si svolge nei pensieri, nelle parole e nelle azioni umane, è destinato al nulla; è, per richiamare la situazione di partenza, destinato a svanire nell'inconscio, nello zero assoluto, nell'eterno dimenticatoio.

Se applichiamo questa intuizione all'oggi, essa illumina ogni valore umano indirizzandolo al suo centro, cioè nella potenza di giudizio e di valutazione che sgorga dai piccoli, cioè dalle croci morali e materiali del mondo e dell'umanità.

Ogni programma umano sbussolato da questo punto cardinale, senza questo orientamento concreto, è appunto sempre più scom-bussolato, nel caos, fà acqua, non vale nulla, perché, come ci illustra la parabola, resta nel mondo dell'incoscienza, ed è destinato a rimanere per sempre tale.

I piccoli sono come le crune dell'ago: se, mirando a loro con pazienza, infiliamo attraverso di essi le nostre opere, risulterà una buona tessitura; altrimenti saremo 'recisi dall'ordito'.

 

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