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TESTO Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa...

mons. Vincenzo Paglia  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (04/09/2005)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

"Pieno compimento della legge è l'amore", scrive Paolo. È un'affermazione che va ben al di là della logica legalista che i farisei avevano imposto alla gente. L'apostolo, raccogliendo in sintesi l'insegnamento evangelico, invita ad allontanarsi da un atteggiamento moralistico rigido e angusto per assumere prospettive più larghe e più gioiose. E aggiunge: "Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole". C'è pertanto un debito che i cristiani hanno; ed è l'unico: l'amore vicendevole. A noi, liberati da ogni altro legame, resta quest'obbligo vincolante. Si potrebbe dire, in altre parole, che c'è un diritto del prossimo verso ognuno di noi, quello appunto all'amore, il diritto ad essere voluti bene. Questa decisa affermazione di Paolo si scontra con la nostra pervicace mentalità egoistica e ci richiama il debito dell'amore che è molto di più del semplice rispetto, che pure è già una conquista. Il Vangelo ricorda anche la correzione e il perdono fraterno che richiedono però grande attenzione e sensibilità. C'è, infatti, un modo di non dire le cose che non è rispetto, è anzi indifferenza. Ogni credente ha il dovere di aiutare il proprio fratello quando sbaglia, come anche ognuno ha il diritto ad essere perdonato. Purtroppo viviamo in una società che sempre più ignora il perdono, appunto perché non conosce il debito dell'amore. La Parola di Dio ci interroga profondamente. In un mondo sempre più interdipendente ma insieme concorrenziale occorre imparare che per essere veramente liberi e per costruire una società davvero umana, dobbiamo farci schiavi dell'amore l'uno per l'altro. L'utopia del rispetto integrale dei diritti di ciascun uomo e di ciascuna donna passa per l'assunzione da parte di tutti di un unico imprescindibile dovere: rispettare il diritto dell'altro ad essere amato. Questo diritto si intreccia con la fondazione di una convivenza umana pienamente liberata da tante minacce esterne e interne.

L'immagine perfetta di questa convivenza è data dall'unità dei discepoli che pregano insieme. "In verità vi dico: se due di voi si accorderanno per domandare qualcosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà". Anche queste sono parole molto impegnative. La concordia dei discepoli nel chiedere la stessa cosa, qualunque essa sia, vincola Dio stesso nel concederla. Dio dà agli uomini uniti in un'unica volontà un potere immenso. E se questo non accade dobbiamo interrogare il nostro modo di pregare, forse viziato in radice da individualismi e indifferenze. Se la nostra preghiera non sembra ottenere risposta è anche perché non ci siamo interrogati abbastanza sul nostro prossimo, su chi ha bisogno, su chi aspetta che qualcuno si ricordi di lui.

 

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