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TESTO La città della gioia

don Luciano Sanvito

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Tutti i Santi (01/11/2005)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12

In quel tempo, 1vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Esistono ancora i miracoli oggi?
Certo!

C'è infatti una città invisibile ma potente, che sostiene il nostro cammino: una città della gioia, dove il riferimento di ogni realtà ha fondamento nel positivo, nell'essere "beati".

Una città realizzata che fà da riferimento alla nostra città in cammino.

E il miracolo di oggi consiste proprio in questo: mettere al di sopra di tutto la gioia.

E' una comunità di folli per il mondo, di fuori di testa, di pazzi, di irragionevoli; ma se viviamo in questa città, ci sentiamo beneficati e resi beati anche noi da questa realtà: mettere al di sopra di tutto e di tutti la gioia.

Anche se ci sono croci, afflizioni, soprusi e ingiustizie, tutto è rivestito dalla gioia: dalla gioia di sentirsi regalare la superiorità a tutte le limitatezze, alle incongruenze e alle relatività del mondo.

E' la potenza della gioia che anima e rende futuribile al positivo la città dell'uomo, il vivere e il convivere.

I cittadini sono santi, perché rivestiti non per loro merito, ma per accoglienza, di questo dono gioioso, della capacità di superare ogni ostacolo, di vedere sempre al di là della situazione che vivono, non vivendo in se stesse le afflizioni e le gioie, ma sempre riferite alla città del futuro che inonda di luce il presente.

Oggi l'uomo ha bisogno di 'separarsi': negli atteggiamenti, nei propri legami affettivi e effettivi, dalle proprie realtà contingenti che rischiano ogni giorno di renderlo schiavo del qui e ora, succube di quello che è il dato di fatto.

La città della gioia proietta il cuore dell'uomo oltre il semplice fatto e lo rende protagonista di un disegno più grande, che va al di là del momento e lo rende partecipe dell'evento: la festa.

Il santo di oggi, cioè il cittadino della comunità della gioia, non rispecchia affatto i parametri del mondo e del già dato, della struttura: proprio per questo agisce in piena libertà, e rende appetibile questa possibilità di liberazione a chi incontra sul proprio cammino.

Il manifesto evangelico delle beatitudini è altamente e profondamente rivoluzionario, perché sconvolgendo i sistemi e le strutture umane e umanizzate, scardina tutti i limiti e le costrizioni personali (tristezza, afflizione,...) e comunitarie (persecuzioni, difficoltà esterne,...), dona potenza di gioia a chi si affida alla ricerca di questa nuova appartenenza alla città della gioia.

La città della gioia esiste anche nelle visioni e nelle contemplazioni quotidiane di chi è in cammino e incontra attraverso la dimensione spirituale della fantasia e della memoria interna ed esterna coloro che sono già giunti definitivamente in questa città.

Qualcuno li chiama: ispirazioni, pensieri positivi, intuizioni, fantasie, sogni, visioni, intuizioni; altri li sentono vicini come spiriti amici; altri infine, li sentono semplicemente come esigenze del cuore.

Ma in ogni uomo, anche oggi, giace il desiderio di appartenere a questa città della gioia, condividendo nella follia che va oltre ogni schema umano la potenza di gestire in piena libertà e gioia il cammino quotidiano di fatica e di beatitudine nel 'qui' e 'ora'.

 

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