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TESTO Una forma di amore difficile

mons. Antonio Riboldi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (04/09/2005)

Vangelo: Mt 18,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

C'è un brano di discorso che Papa Benedetto XVI ha fatto ai sacerdoti della Diocesi di Aosta, nell'incontro con loro al termine del suo soggiorno in quella valle, diventata oramai per tutti "luogo ed esempio di sereno riposo": "Nella storia della Chiesa - disse - ci sono forme diverse, ci sono sempre questioni che realmente ci tormentano; che cosa fare?...Vorrei brevemente rispondere, ma vorrei anche dire che il Papa non è un oracolo; è infallibile in situazioni rarissime, come sappiamo. Condivido con voi. Soffro anch'io. Ma tutti insieme vogliamo da una parte soffrire su questi problemi e anche soffrendo trasformare i problemi, perché proprio la sofferenza è la via della trasformazione e senza sofferenza non si trasforma niente. Questo è anche il senso della parabola del chicco di grano caduto in terra: solo in un processo di sofferta trasformazione si giunge al frutto e si apre la soluzione...Quello occidentale è un mondo stanco della propria cultura, un mondo arrivato al momento nel quale non c'è più evidenza della necessità di Dio, tanto meno di Cristo, e nel quale quindi sembra che l'uomo stesso potrebbe costruirsi da se stesso; in questo clima di razionalismo, che si chiude in sé, che considera il modello della scienza, l'unico modello di conoscenza, tutto il resto è soggettivo. Anche, naturalmente, la vita cristiana diventa una scelta soggettiva, quindi arbitraria, e non più la strada della vita. Perciò diventa difficile credere, tanto più difficile offrire la vita al Signore per essere suo servo. Questa certamente è una sofferenza collocata, direi, nella nostra ora storica, nella quale generalmente si vede che le cosiddette grandi Chiese appaiono morenti. Così in Australia sopratutto, anche in Europa, non tanto negli Stati Uniti. Crescono invece le sette che si presentano con la certezza di un minimo di fede e l'uomo cerca certezze...La Chiesa cattolica non sta così male come le grandi chiese protestanti storiche, ma condivide naturalmente il nostro problema storico. Io penso che non c'è un sistema per un cambiamento rapido. Dobbiamo oltrepassare questo tunnel con pazienza, nella certezza che Cristo è la risposta e che alla fine apparirà con la sua luce...In tutta questa sofferenza, non solo non perdere la certezza che Cristo è realmente il Volto di Dio, ma approfondire questa certezza e la gioia di conoscerla in una relazione personale e profonda col Signore...Lo vediamo nella nuova generazione, dopo la crisi di questa lotta culturale, scatenata nel '68, dove sembrava realmente passata l'era storica del Cristianesimo. Vediamo che le promesse del '68 non tengono e rinasce la consapevolezza che c'è un altro modo, più complesso, perché esige la trasformazione del nostro cuore" (dal discorso ai sacerdoti della Valle d'Aosta, 26.7.05).

E' un campanello di allarme a vasto raggio, che il Santo Padre suona per tutti. Noi, che ora siamo come invasi dalla paura del terrorismo e temiamo che questo invisibile, ma concreto nemico della vita, si annidi ovunque e possa coglierci improvviso, come è successo, senza alcuna pietà, è bene che accogliamo l'allarme che più volte il Santo Padre ci invia, sempre coronandolo però con la certezza della fede, anche se "la barca di Pietro", come sembra, fa acqua da tutte le parti. Così pregava il S .Padre nella famosa Via Crucis dell'ultimo venerdì santo: quel venerdì caro al servo di Dio Giovanni Paolo II, costretto a seguire la via crucis dalla sua cappella. "Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra sia una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nei tuoi campi di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa, anche all'interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta dalla tua Chiesa, rimarrai per terra sconfitto. Tu però ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi. Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi" (nona stazione via crucis).

Sono parole dure: un grande richiamo a tanti di noi che forse abbiamo ceduto al lassismo in ogni campo. Un lassismo che lentamente decreta l'appannamento della fede e quindi della vera vita cristiana fino a spegnerla. Come è in tanti.

A qualcuno forse questa tremenda tirata di orecchi che Benedetto XVI ci sta abituando a darci, non piacerà, come non piace mai sentirci mettere in discussione su ciò che facciamo e su ciò che siamo. Ma è amore quello di un padre che vedendo i figli incamminarsi incoscientemente verso l'errore, fino a diventare la loro vita un tragico errore, non parla, non corregge? Sarebbe come guardare un figlio che sbaglia strada rischiando di perdersi in un precipizio. Questo silenzio sarebbe, davanti a Dio, una vera complicità nella morte del figlio. Chi veramente ama una persona, non deve assistere impassibile, per paura od altro, alla rovina dell'amico...ma deve farsi vicino a dare una mano, con umiltà, perché l'amico si ravveda. E' dovere.

Così dice il profeta Ezechie1e: "Figlio dell'uomo, io ti ho costituito sentinella per gli Israeliti; ascolterai

una parola dalla mia bocca e tu li avvertirai da parte mia. Se io dico all'empio: Empio tu morirai e tu non parli per distogliere l'empio dalla cattiva condotta, egli, l'empio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte chiederò conto a te.

Ma se tu avrai ammonito l'empio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte, egli morirà per la sua condotta, tu invece sarai sa1vo"(Ez. 33,7-9) E' lo stesso dice Gesù: "Se il tuo fratello commette una colpa, và ammoniscilo fra te e lui solo: se ti avrà ascoltato, avrai guadagnato tuo fratello" (Mt 18, 15- 20).

E' necessario che, alla luce della Parola di Dio, che esprime anche nella correzione l'amore che dobbiamo usare verso il fratello, ci interroghiamo sul silenzio di troppi, davanti agli errori che si compiono. Ci sono vere devianze, che sono le guerre, il terrorismo, il profitto non solidale, la criminalità, che chiedono a tutti di alzare la voce. Quante volte nella mia missione di pastore, di fronte ai mali del nostro tempo, a cominciare dalla criminalità fino al becero consumismo che consuma prima che i portafogli il bello dell'anima, ho dovuto alzare la voce obbedendo al profeta Isaia: "Per amore del mio popolo, non tacerò". Non si può stare zitti di fronte al male, sia esso la guerra delle armi, come la guerra alla fede ed alla morale, che è danno pericoloso alla nostra vocazione alla santità: è quel cancellare ciò che deve essere nostro Bene e guida, Dio. "Invece c'è troppo assordante silenzio. Quante volte mi chiedo, davanti ai mali nelle famiglie, nella educazione dei figli, nella società: "perché si permette? perché nessuno parla?"

Ricordo da piccolo avevo mamma che non mancava di sottolineare ogni giorno i nostri sbagli e ci faceva le mille prediche, sperando, diceva lei, che almeno se ne salvasse una. Stava a cuore a mamma e papà - e questo era il chiaro segno che per loro amare era farci crescere secondo Dio - che non prendessimo abitudini sbagliate. Non esisteva per loro il modello "lo fanno tutti"; esisteva il modello: "si fa ciò che piace a Dio". Ringrazio papà e mamma per questo loro atteggiamento pedagogico cristiano, che tante volte si esprimeva con tante forme pratiche: come usare la scopa, perché diceva "la scopa a volte è più forte della parola". Le loro correzioni non erano mai uno sgridare senza la ragione di fondo che era l'educazione cristiana: questa era la ragione della correzione. Non ci fosse stata questa continua educazione, non credo sarei stato quello che sono. Benedetta allora la correzione.

Quando fui ordinato sacerdote, volendo fare dono a mamma di qualcosa, ricordo che le regalai una piccola scopa d'argento con scritto: "grazie mamma e papà".

Se la correzione è un'espressione di amore, deve avere una ragione, ossia partire da una visione evangelica del bene, che deve essere la ragione della vita e delle scelte. Vale anche per chi è giovane o adulto. Sarà poi, come afferma Ezechiele, responsabilità di chi viene corretto, seguire il consiglio o rifiutarlo, con tutte le conseguenze.

Così deve essere anche nella correzione di figli e dei fratelli. Devono sentire che si corregge, con umiltà e dolcezza: è sempre come fare la parte del medico, ossia evitare che si vada incontro ad una pericolosa malattia tacendo. In altre parole il nostro amore verso gli altri deve esprimersi nel continuo desiderio che il figlio, l'amico, chi vogliamo, conosca la gioia del bene e non sia vittima del male. E' squisita carità. Come ha fatto il Santo Padre.

A Maria, mamma premurosa, che aveva dal Padre la missione di educare il Figlio, chiediamo la dolcezza che ha avuto quando ha "rimproverato Gesù" per essersi smarrito nel tempo. E ci doni il coraggio di aiutare chi sbaglia a correggersi.

C'è un bel brano del vescovo Helder Camara, che tutti avete avuto modo, credo, di apprezzare, che mi pare adatto a questa riflessione.

"SPECIALIZZATI, scrive, nell'arte di scoprire in ogni creatura il lato buono: nessuno è solo cattivo. Specialìzzati nello scoprire in ogni ideologia l'anima di verità che contiene: l'intelligenza non è capace di aderire all'errore totale.

NON TEMERE LA VERITA', perché, se anche può apparirti dura e ferirti a morte, essa è autentica. Sei nato per essa. Se cerchi di incontrarla, se dialoghi con essa, se l'ami, non c'è migliore amica né migliore sorella.

FINO IN FONDO, non fermarti! E' una grazia divina ben incominciare. E' una grazia più grande ancora, continuare sulla buona via e tenere il ritmo. Ma la grazia delle grazie è non perdersi, e, resistendo ancora, o non facendocela più, a brandelli, a pezzi magari, andare fino in fondo" (Camara, "Il deserto è fecondo").

 

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