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TESTO Dio, dove sei, come ti comporti? O meglio... chi sei?

don Alberto Brignoli  

IV Domenica di Quaresima - Laetare (Anno A) (22/03/2020)

Vangelo: Gv 9,1-41 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Forma breve (Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38):

In quel tempo, Gesù 1passando, vide un uomo cieco dalla nascita; 6sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Permettetemi di iniziare la riflessione di questa domenica con uno sfogo. E se molti di voi lo interpreteranno come un segno di debolezza o di mancanza di fede, poco importa: lascio che sia Dio a giudicare la mia fede. Ma di fronte a ciò che stiamo vivendo in questi giorni, ormai da un mese, e in prospettiva di ciò che ci attende, ovvero l'attraversamento di un tunnel del quale non solo non riusciamo a intravedere la fine, ma anche non riusciamo a camminarvi con un minimo punto di riferimento, un appiglio, un po' di suolo solido sotto i piedi... ebbene, di fronte a tutto ciò credo che molti - pensando al vangelo di oggi, quello della guarigione del cieco nato - potrebbero dire, come me: “Beato lui, il cieco nato. Nella sua disgrazia si è quantomeno risparmiato la visione di questa tragedia”.

Preferiremmo tutti avere gli occhi spenti e le orecchie chiuse, di fronte a tutto ciò che vediamo e che sentiamo in questi giorni, anche e soprattutto sulla nostra pelle. Penso a chi ha avuto uno o più lutti in famiglia; penso a chi lotta in un letto, o forse anche solo su una barella, tra le corsie di un ospedale, di una tenda di guerra, e vuole farcela non tanto per sé, quanto per qualcuno che a casa lo aspetta; penso a chi in questi giorni non ha nemmeno il tempo né il diritto di dire “sono stanco”, perché chiamato a turni massacranti di lavoro per far fronte a un'emergenza che sa bene che da un momento all'altro potrebbe vivere nella propria carne. Penso anche a chi non vorrei vedere, ma per altri motivi, ovvero a tutti coloro che - incuranti di quello che ormai anche i muri sanno e ripetono - hanno comunque bisogno di “mantenere la linea”, per cui non rinunciano a fare un giretto di corsa, con le loro tutine aderenti e attillate, perché, sai, se la morte ti coglie devi essere attraente... avrei da proporre loro tanti bei itinerari dove poterli mandare a fare...movimento.

Dai, basta: veniamo al sodo della questione. Oggi, io faccio risuonare nel mio cuore quella domanda che (permettetemi la presunzione) sono certo è risuonata nel cuore di ognuno di voi, almeno di quelli che ritengono di appartenere ancora a quel brandello di razza umana che ci è rimasto addosso: “Dov'è Dio?”. Dove sei, Dio? Ce lo puoi dire, una buona volta, o è ancora lunga? Volevi farci capire qualcosa? Personalmente, credo che tu ci sia riuscito. Dovevamo cambiare stile di vita o imparare qualcosa da questa vicenda? Se potessimo tornare a una vita degna di essere chiamata tale, lo potremmo verificare. Ora, però, ti chiediamo di fare quello che hai fatto con il cieco nato (che tra l'altro non ti ha chiesto nulla): facci tornare a vedere la luce. Lui non te l'ha chiesto, noi invece te lo chiediamo, perché così è troppo. D'accordo, accompagnaci in questo cammino: ma poi mostraci la tua luce. So che stiamo sbagliando, perché al posto di fare come quel cieco stiamo facendo come i Giudei, e continuiamo a chiederci “dove sei”. A loro, infatti, non importava sapere chi fosse Gesù, ma dove si era cacciato, perché avrebbero potuto scovarlo, arrestarlo, giudicarlo, e poi ci avrebbero pensato loro a dire a tutti, in tribunale, chi era lui: un peccatore, un ingannatore, un trasgressore della Legge di Mosè.

“Dove” e “come”: le uniche cose che i Giudei vogliono sapere di Gesù. “Dove” è finito dopo l'orribile trasgressione del sabato, e “di dove” sia, costui che pretende di essere più grande di Mosè e della sua Legge. E poi “come”: “come” ha aperto gli occhi al cieco, una domanda chiesta per ben sette volte nell'arco della vicenda (va bene essere ignoranti, però a un certo punto...si può anche arrivare a capire, no?). “Dove” e “come”: una volta che essi hanno ottenuto queste due risposte, sono a posto, perché l'hanno in pugno. Possono sapere che origine hanno le sue opere e come le mette in pratica: e se non vengono dalla Legge di Mosè, e se non sono compiute secondo la Legge di Mosè, costui è un impostore. Anche se fa miracoli. Anche se tutti si meravigliano di quello che ha potuto fare. Anche se il cieco dice di lui che è un profeta.

E manco a dirlo, l'unica domanda che devono fare, non la rivolgono a se stessi, ma all'uomo che, senza vederlo, lo ha riconosciuto: “Che cosa dici di lui?”. Ovvero, “chi è per te Gesù”. E di fronte alla risposta più semplice e più genuina che quest'uomo potesse dare (“È un profeta”), la reazione è quella tipica di chi sa di avere torto, ovvero insultare e offendere l'avversario. Perché, invece di chiedere “dove” è Gesù e “come” si comporta Gesù, non si sono chiesti, come prima cosa, “chi è Gesù”? Forse si sarebbero risparmiati una disputa infinita, nella quale si sono impegolati contraddicendosi, convinti di salvarsi nascondendosi dietro i precetti della Legge di Mosè. Forse avrebbero capito qualcosa di Gesù senza la voglia di portarlo in tribunale (cosa che faranno presto, peraltro). Forse non avrebbero minacciato un povero e la sua famiglia di espellerli dalla sinagoga e dalla società civile solo perché erano stati oggetto della misericordia e della compassione di Dio. Forse si sarebbero risparmiati il rimprovero di Gesù, che li definisce “ciechi convinti di vedere”. E quando un cieco è convinto di vedere e cammina da solo, prima o poi sbatte contro il muro, o addirittura cade in un burrone.

Signore, quegli ignoranti di Giudei volevano a tutti i costi sapere “dove sei” e “come ti comporti”, e si sono dimenticati di chiederti “chi sei”. Noi ti facciamo le stesse domande: “Dove sei?”, e “Come ti stai comportando con noi?”. Ma cerca di capirci, non lo facciamo per giudicarti o per condannarti: lo facciamo perché siamo disperati e non riusciamo a vedere la luce. Perché siamo ciechi, in questo periodo, e lo sappiamo bene. Allora, fai come hai fatto con il cieco nato: aprici gli occhi, perché possiamo tornare a vederti, perché possiamo capire non “dove sei” ma “chi sei”, perché possiamo, terminato il tunnel e lavato via il fango che abbiamo sugli occhi, dire anche noi, con il cieco guarito: “Credo, Signore!”.

 

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