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TESTO Sì, sono sempre io, una donna samaritana...

don Alberto Brignoli  

III Domenica di Quaresima (Anno A) (15/03/2020)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Sono ancora io, sempre io: ogni tre anni torno a raccontavi la mia storia di donna fragile di Sichem, città della Samaria, oggi Cisgiordania, soggetta all'autorità palestinese ma sempre reclamata e invasa dai nostri “fratelli” israeliani (“fratelli” per modo di dire...). I miei discendenti, oggi, sono fortunati, qui a Nablus (così si chiama ora la mia città): è un bel centro commerciale, sede della borsa palestinese, ci hanno costruito dei begli edifici. Ai miei tempi, quattro capre e un pozzo, unico luogo di incontro tra gli abitanti, dove noi donne potevamo vederci per scambiare due parole, per criticare i nostri mariti, per “scomarare” sulle altre... A parte il fatto che proprio per questo motivo, ultimamente io non ci andavo quando c'erano le altre donne, al mattino presto: andavo in pieno giorno, quando non trovavo nessuno. Ero stanca di essere l'oggetto dei discorsi di tutte... ero diventata un argomento di conversazione, al punto che facevo davvero fatica a farmi vedere tranquillamente in giro. Come mai? Solite chiacchere di donne: dicevano che ero.... va beh, usavano varie espressioni. Potrei usare la terminologia “donna facile”: ci siamo capiti, vero?

Vi chiedete se fosse veramente così? Guardate: io non dico più niente. Giudicate voi. Cinque matrimoni falliti e ora un compagno di quelli che servono solo per alcune cose essenziali. È molto più giovane di me, sì: e allora? Solo perché una donna va su di età non sente più certi desideri? Dai, piantatela di fare le puritane: siete peggio delle mie compaesane di allora! Più morbose e più immorali loro di me e dei miei amori passati messi insieme! Irreprensibili solo di fronte agli occhi dei loro mariti, poi sono perfide e taglienti come le peggiori vipere di questo mondo! Come se non sapessi cosa combinano in casa loro con altri uomini! Qualcuno dei miei ex è stato anche il loro ex, quindi zitte! Guardino in casa propria, invece di gettare fango sugli altri! Guardino alle loro figlie, come vengono su! Sono perfide! Ci manca anche che siano amiche degli israeliti, dei Giudei di Gerusalemme: lo so bene che i loro mariti vanno al culto al Tempio, appena possono! Venduti, invischiati con i farisei! Nostro padre Giacobbe - benedetto sia per il pozzo che ci ha lasciato - ci ha costruito un santuario qui sul nostro monte Garizim! E i loro mariti cosa fanno? “No, noi andiamo a Gerusalemme ad adorare il Dio vero!”. Sì, andate, andate! E già che siete là, approfittate delle prostitute, che abbondano a Gerusalemme! Divertitevi, e poi tornate a casa dalle vostre “irreprensibili mogliettine”!

Che rabbia, che ho addosso... io so che poi mi lascio prendere e dico spropositi, ma come si fa, con certe bestie? Ecco, allora per calmarmi vengo al pozzo a mezzogiorno: io non devo cucinare, mangio quello che trovo. Il mio “toy-boy” (ho scoperto che si dice così, oggi) si arrangia anche lui come può. Quando penso a tutti questi discorsi, mi viene tanta rabbia addosso, e allora me la faccio passare venendo a fare un giro al pozzo a quell'ora; l'ora in cui un giorno mi è successa una cosa strana, che a me ha cambiato la vita, e credo a molte altre persone. Sì, lo so che la conoscete già, la storia: ma è bello che ogni tre anni io ve la torni a raccontare.... mi aiuta, mi fa andare avanti, mi incoraggia, in questo deserto quotidiano che è la vita di noi donne di Samaria (e non solo di Samaria).

Che tipo era? Era come diciamo noi: un “figo pazzesco”! Non parlo di bellezza fisica: quella va e viene. Parlo della bellezza che non passa mai, ma che, anzi, aumenta col passare degli anni: la bellezza della testa, quella che prende, affascina, incanta, attira, cattura, entra dentro, ti prende... e ti sconvolge l'esistenza. Che tra l'altro, di primo acchito, non è che mi fosse piaciuto più di tanto: “Dammi da bere!”. Che finezza... E io non gliel'ho mandata a dire: già il fatto di essere Giudeo mi urtava non poco (poi ho scoperto che era Giudeo di nascita, ma lui era Galileo, rivoluzionario, barbuto, selvaggio, bello, come gli eroi romantici...): ci mancavano questi modi diretti... sono una signora, io! Ma poi ti salta fuori con quella frase che sapete tutti: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Mi ha mandato in tilt... non sapevo cosa rispondergli. Siamo andati avanti un po' su due piani diversi: io gli parlavo dell'acqua di questo nostro pozzo aperto da nostro padre Giacobbe, lui parlava di un'altra acqua, particolarmente dissetante, io non capivo, e lui continuava a non spiegarsi bene. Alla fine, gli ho dato il secchio e gli ho detto di tirar fuori ‘sta acqua miracolosa... e lui? “Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui”. Cosa c'entrava il mio tipo? Infatti, in modo molto soft, gli ho detto di non tirarlo in ballo: “Io non ho marito”. È stata la goccia d'acqua che ha fatto traboccare l'anfora (che nel frattempo avevo comunque riempito, perché avevamo tutti e due sete): “Hai detto bene: «Io non ho marito». Infatti, hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”.

Mi ha sconvolto non solo perché sapeva già tutto (ho pensato alle comari di paese, in un primo momento), ma perché mi ha detto che sono stata sincera: qualcuno che mi ha guardato dentro! Qualcuno che non si è fermato all'apparenza! Qualcuno che non ha avuto pregiudizi su di me! Qualcuno che ha guardato alle cose più vere di me, e non alle menzogne che avevano attanagliato la mia vita fino ad allora: chiacchere, critiche, invidie, amori occasionali, voglie e passioni giocate senza amore, violenze (ne ho prese anche tante...), rapporti burrascosi con gli altri, soprattutto con gli uomini e le donne di fede, quelli del Tempio di Gerusalemme, quelli che mi criticavano perché andavo sul Garizim... che casino avevo in testa! Senza neppure conoscerlo, l'ho chiamato “profeta” e gli ho detto di chiarirmi una volta per tutte: “Dov'è il vero Dio? Ho sete di lui! È qui o è a Gerusalemme?”. “Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre... viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. Basta... da lì alla sua rivelazione il passo è stato brevissimo: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. “Sono io, che parlo con te”.

Ho piantato lì tutto, anche perché stava arrivando gente sconosciuta (poi seppi che erano i suoi seguaci) e sono andata in paese a portare lo scoop alle comari: le avrei fatte schiattare tutte! Ma in realtà, non ero rancorosa né invidiosa, né vendicativa, né volevo farla pagare a nessuno: ero in pace! Ero felice! Volevo solo gridare a tutti che avevo trovato Dio! E non mi importa che abbiano creduto alle mie parole: l'importante è che abbiano creduto alle sue! A me, che i miei paesani mi vedano di buon occhio o come una donnaccia, non importa più nulla: mi importa che abbiano scoperto che lui “è veramente il Salvatore del mondo”.
Io l'ho scoperto, e non lo lascio andare. E tu?

 

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