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TESTO Non conformatevi alla mentalita' di questo secolo

padre Antonio Rungi

XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/08/2005)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

La Parola di Dio della XXII Domenica del tempo ordinario che mediteremo oggi ci riporta a quella scelta radicale che ogni cristiano è chiamato a fare se vuole vivere profondamente e sinceramente la sua fede in Cristo. Non si tratta di essere integralisti e porsi in contrapposizione con gli altri, ma di vivere in fedeltà le scelte battesimali fatte e tutte le altre scelte conseguenti al nostro personale stato di vita. Gesù è molto esplicito nel Vangelo di oggi parlando apertamente ai suoi discepoli. "Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?". Rinnegare se stessi e prendere la croce per seguire solo Lui. Sono queste le scelte o opzioni fondamentali alle quali siamo chiamati in ragione della nostra fede. Chi è pieno di se stesso ed è mosso da una visione egocentrica ed egoistica della vita, non può fare spazio a Dio nella sua esistenza. Tutto ripiegato su se stesso non può aprirsi al dialogo con Dio ed ai fratelli. Con l'essere autoreferenziale l'uomo rischia di non ammettere l'esistenza di Dio, ma solo l'esistenza dell'Io. Diventa quindi umanamente impossibile prendere la Croce e seguire il vero Crocifisso, il Figlio di Dio che per amore ha donato la vita per noi sul Calvario. La salvezza dell'anima in una visione eterna dell'esistenza deve essere la prima preoccupazione di ogni credente e di ogni uomo mosso dalla buona volontà. Frequentemente dimentichiamo quella che dovrebbe essere la nostra preoccupazione maggiore. E la strada per salvarci l'anima Gesù l'ha indicata chiaramente e ce la presenta oggi nel discorso che fa agli apostoli senza mezzi termini, contestando allo stesso San Pietro una visione troppo "materialistica" del vivere umano e storico. Egli conosce esattamente la sua missione. Una missione che passa attraverso l'assunzione della Croce e del dolore. Ha paura umanamente della prova, ma è l'uomo del coraggio che va avanti per la sua strada, che è la strada della salvezza del genere umano.

D'altra parte per questo egli è stato inviato dal Padre nel mondo, perché il mondo si salvi per mezzo di Lui. Discorsi difficili da capirsi e da accettarsi. Un Redentore che deve passare attraverso la Passione e la Morte in Croce. Pietro si ribella a questa idea e lo dice chiaramente a Gesù. Ma Gesù replica con durezza all'apostolo scelto quale guida del gruppo. Il testo del Vangelo è molto chiaro al riguardo: "In quel tempo, Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai". Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: "Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".

E' proprio vero che i progetti degli uomini sono profondamente diversi dai progetti di Dio. Se il dolore, la sofferenza e la morte possono apparire per noi uomini una sconfitta, nel disegno di Dio questi sono strumenti di perfezione e di salvezza. Ogni giorno stiamo a contatto con tante sofferenze personali, dei nostri familiari, dei nostri amici e conoscenti, di persone lontane da noi ed ogni giorno ci interroghiamo sul senso del soffrire e del morire. Cristo con la sua sofferenza, con la sua morte in croce e con la sua risurrezione dà ragione e significato al soffrire e morire umano. E' il mistero della Passione, Morte e Risurrezione del Signore che ci deve aiutare nella comprensione del patire e soffrire umani.

Per noi deve risultare chiaro il monito del testo del Vangelo di oggi, rivolto da Gesù ai suoi discepoli, ancora molti labili ed incerti nella fede: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l'uomo potrà dare in cambio della propria anima?". In una visione materialistica dell'esistenza umana ciò che ci preoccupa è avere tutto ed essere al sicuro di tutto. Non vorremo avere problemi di salute, di soldi, di preoccupazioni umane, vorremo vivere una vita sicura e rasserenante. Invece non è così. Ogni giorno ha la sua pena e su ogni altare c'è, in vista, una croce che ci indica il vero cammino. In ogni famiglia ci sono sofferenze di vario genere. In ogni nazione ci sono problemi di varia natura. Nel mondo globalizzato dalla tecnica e dall'economia i problemi sono più gravi delle cose positive. Non per essere pessimisti, ma semplicemente per guardare in faccia la realtà, con responsabilità e coscienza critica, penso che sia arrivato il tempo che ognuno faccia davvero la sua parte per ridare dignità alla propria ed altrui esistenza su questa terra. A che serve lottare per conquistare spazi di potere, a tutti i livelli, sempre più ampi se poi perdiamo la pace, la serenità, i veri rapporti umani. La logica del potere, del successo, del denaro, del sesso, della soddisfazione di tutti i piaceri nel mondo del benessere ha preso il sopravvento. La concupiscienza della carne e degli occhi, congiunta alla superbia della vita, fanno dell'uomo di oggi e di sempre l'essere immerso nel materialismo più sfrenato, senza alcuna prospettiva spirituale ed eterna. Il Vangelo ci richiama invece alla dura realtà della vita nel tempo. Siamo di passaggio in questo mondo e a che serve guadagnare tutto e tutti se poi perdiamo la nostra anima, ovvero ci danniamo qui e per l'eternità? E' bene fare tesoro della parola di Dio di questa domenica per rettificare cammini e percorsi personali che esulano dalla strada evangelica dell'assunzione della croce quotidiana e della responsabilità verso la salvezza dell'anima propria ed altrui.

In questo contesto diventa di grande stimolo all'impegno personale serio e costante quello che scrive San Paolo apostolo nel breve brano che ascoltiamo oggi nella seconda lettura della parola di Dio: "Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto". Non bisogna conformarsi alla mentalità del secolo che distrugge la spinta interiore verso il soprannaturale e l'eterno. Al contrario, guidati dallo Spirito del Signore, è obbligo morale per tutti discernere la volontà di Dio in ogni situazione della nostra vita e in quella altrui, sapendo individuare ciò che è veramente buono, perfetto e gradito al Signore e non alla nostra persona. Spesso possono conciliarsi le due cose, ma più frequentemente ciò che è gradito all'egoismo dell'uomo contrasta con l'aperta a Dio e agli altri.

Come ci ricorda il profeta Geremia nel brano della prima lettura odierna, ci dobbiamo lasciare sedurre dal Signore e non lasciarci sedurre da altre cose. Solo così possederemo dentro di noi la vera gioia e saremo testimoni credibili davanti al mondo, capaci di grandi gesti ed azioni missionarie, profetiche, concrete per l'avvento del Vangelo nel Mondo e per la promozione umana.

"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto forza e hai prevalso.

Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me. Quando parlo, devo gridare, devo proclamare: "Violenza! Oppressione!". Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno. Mi dicevo: "Non penserò più a lui, non parlerò più in suo nome!". Ma nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo".

E' il coraggio dell'annuncio e dell'impegno che forse manca in tanti cristiani e pastori del mondo di oggi. Ci siamo troppo accomodati su posizioni che non devono toccare gli equilibri a tutti i livelli, perché temiamo perdite, reazioni, contrapposizioni, lotte, contestazioni. Allora la via più comoda è quella di non denunciare, ma di adeguarsi alla mentalità del secolo. Via comoda per tutti, compresa per i cristiani tiepidi ed indifferenti. Da qui quella radicalità del Vangelo, che impegna in prima persona a rinnovarci nella mente e nel cuore e a vivere secondo l'insegnamento che ci viene dall'unico vero Maestro, che è Gesù.

Deve scattare dentro di noi quella preghiera che oggi rivolgiamo al Signore nel Salmo responsoriale e che ci apre il cuore alla gioia e alla speranza cristiana: "Ha sete di te, Signore, l'anima mia", sulla quale Sant'Agostino ha scritto pagine stupende di meditazione e di riflessione. "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua. Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria. Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani. Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. Quando penso a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali. A te si stringe l'anima mia e la forza della tua destra mi sostiene".

Con questi sentimenti di gratitudine, di riconoscenza al Signore di profonda gioia che ci viene dalla Parola di Dio, continuiamo il nostro impegno personale nell'essere fedeli alla vocazione ricevuta, che deve aiutarci nel cammino della santificazione personale e nel raggiungere il vero grande obiettivo della nostra vita, quello della salvezza eterna.

 

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