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TESTO Quando ci si lascia sedurre

don Mario Simula  

I Domenica di Quaresima (Anno A) (01/03/2020)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Davanti alla nostra vita si staglia, in maniera poderosa e sconcertante, il mistero della libertà dell'uomo. La scelta di Dio, fin dalle origini, ci lascia storditi. Perché il Signore ha creato l'uomo, padrone della propria esistenza, fino al punto da poterla anche sciupare? Dio ci ha pensati come un capolavoro impareggiabile. In quell'uomo di polvere si depone, come in uno scrigno preziosissimo, il suo alito di vita. L'uomo diventa essere vivente. Riceve in dono il giardino di ogni meraviglia; per l'uomo, plasmato dalle sue mani, Dio non può pensare altro che un giardino adorno di alberi graditi alla vista, buoni da mangiare. Di questo paradiso l'uomo è il custode. Al centro è collocato l'albero dell'immortalità, il dono di una vita ricolma di gioia e di promessa. Al centro c'è anche l'albero della conoscenza del bene e del male.
Questo è il dono misterioso della libertà affidato all'uomo. Tutto il giardino è a sua disposizione. Occorre viverlo con docilità al progetto di Dio.
L'uomo libero ha in mano la possibilità di diventare arbitro della sua vita, delle sue scelte, del suo destino. Può rimanere fedele a Dio e può mettersi contro Dio, pretendendo di essere come Lui. E' davanti a questa seduzione che il tentatore si insinua, da prima nel cuore della donna, attraverso un graduale lavoro di sconvolgimento interiore. Non violento. Non arrogante. Ma persuasivo: “E' vero che Dio vi ha detto di non mangiare di alcun albero del giardino?”.
L'esagerazione è evidente. Fa brillare subito, come una magia, la prospettiva di essere come Dio. L'uomo può mangiare di tutti gli alberi del giardino, non può diventare, però, l'arbitro della conoscenza del bene e del male.
Su questo punto si innesta l'attrattiva ingannevole: “Dio è geloso di voi. Se vi accosterete all'albero del bene e del male, e ne mangerete diventerete come Dio”. E' la tentazione di sempre. E' la tentazione dell'uomo autosufficiente. E' la tentazione che ci affascina fino ad apparirci la soluzione buona, gradevole, desiderabile.
Il male entra così nella nostra vita. Ci presenta sempre il suo volto affascinante. Ci fa pregustare, in anteprima, una ebbrezza che alla fine lascia l'amaro in bocca. Ci prende fino a toglierci la chiarezza del cuore.
La donna mangia di quel frutto e convince l'uomo a fare la medesima esperienza. Il male è sempre così. Non rimane chiuso nel suo guscio, contagia. Cerca degli adepti. Ama trovare dei conniventi.
Il maligno riesce a mettere nel cuore dell'uomo il seme della divisione. Mangiano l'albero. In quel momento non appare davanti ai loro occhi la loro grandezza come quella di Dio. Le promesse rimangono deluse. Amaramente deluse. Si accorgono di essere nudi. Non come Dio, ma nudi. La loro illuminazione non è altro che questa nudità umiliante. Si allontanano da Dio, si contrappongono a Dio, e scoprono la nudità, ironicamente coperta da un intreccio di foglie di fico.
L'esperienza di Gesù è una luce abbagliante che si apre davanti all'uomo fragile.
Gesù è portato nel deserto per essere tentato. Mistero inspiegabile per noi. Mentre sente dentro sé la debolezza, la fragilità, la vulnerabilità del lungo digiuno, il maligno si affaccia anche alla sua vita.
Gesù ha fame. Perché non trasforma le pietre in pane? Perché non soddisfa i bisogni primari lasciandosi travolgere dalla passione?
Sembra ovvia la proposta del maligno. Gesù si manifesta subito, in tutta la ricchezza della sua docilità a Dio. Non si vive di solo pane. Il suo cibo è ogni parola che esce dalla bocca del Padre. Il Padre amante, sostiene il Figlio, l'Amato.
Gesù ci ha insegnato che il maligno non si arrende alle prime sconfitte. Ritorna, ritorna più agguerrito. Dal punto più alto del tempio, sfida Gesù a contrapporsi a Dio: “buttati giù. Dio ti prenderà fra le sue mani. Lo dice la scrittura”.
Gesù, affaticato e stanco non ha dubbi, anche se è Figlio, non può mettere alla prova il suo Signore e Dio, il Padre. La docilità all'amore, non significa mai tentare l'amore, sfidare l'amore, forzare l'amore.
C'è in ogni uomo un desiderio occulto, che forse è il peggiore e il più subdolo: dominare il mondo, esercitare il potere per essere padroni di tutti e di tutto.
Gesù dall'alto vede i regni del mondo, la gloria dei potenti, lo strapotere dei tiranni. Tutto potrà ricevere se pagherà il suo prezzo di adorazione a satana, il maligno, il menzogniero, il divisore. La tentazione raggiunge il suo culmine. Gesù dà la risposta definitiva: “Vattene, satana!“. Solo Dio dobbiamo adorare. Solo a Lui offriamo il nostro culto. Io sono nel mondo per adorare, senza soste, il Padre. Lui il mio Amore. Nessun potere, nessuna ricchezza, nessuna vanagloria, possono essere paragonati, anche lontanamente, all'amore di Dio, alla sua adorazione, all'obbedienza a lui.
Gesù mette ciascuno di noi davanti alle grandi e illusorie attrattive che attraversano il nostro cuore, come desiderio che si infiltra tra le pieghe della nostra esistenza. Sperimenta su di sé la tentazione lasciandoci senza parole e senza respiro.
L'amore suo arriva fin qui e va oltre. Mettendosi accanto a noi, costringe il diavolo ad allontanarsi. Gesù ci da questa forza, questo coraggio, questa determinazione, questa fedeltà, questo amore.
Cos'altro vuole dirci Paolo se non questo? E' vero che nel mondo è entrato il peccato. E' ancora più vero che per mezzo del solo Gesù Cristo è entrata nel mondo la giustizia.
Gesù appeso alla croce, si è fatto peccato. Gesù da quella croce si fa ogni giorno amore per sostenere la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità. Nell'incontro con Lui, nostra giustizia, grazia che ci avvolge, troviamo la vittoria. Il nostro padrone non sarà il maligno. Il nostro Signore e Padre sarà Dio, il suo Figlio che ogni giorno ce ne svela il volto.
La mia umanità sperimenta, ad ogni momento, la tentazione.
Avere tutto e averlo subito mi affascina.
Gesù mi orienta verso ciò che conta.
Usare Dio a mio piacimento mi dà la sensazione di essere potente.
Gesù mi riporta lungo il sentiero del mio essere creatura, che ogni giorno da Dio riceve esistenza e vita.
Mi attrae il dominio e il possesso della ricchezza. A volte penso che sarebbero sufficienti a rendermi felice.
Gesù mi ricorda che la vera regalità è il servizio, e la vera ricchezza è l'amore.
La quaresima è la palestra per esercitare il desiderio di Gesù.
Lui vuole che io realizzi pienamente la mia vita.
La strada è quella che la Parola oggi ci indica. Mi fermo ad ascoltarla accogliendola. La faccio entrare nelle profondità del mio essere perché mi nutra. Lascio che scateni in me il desiderio di una vita nuova.
La Parola converte. Essa sarà il mio cibo quotidiano, la mia Luce, l'appagamento dei miei desideri.
(Don Mario Simula
)

 

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