PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Luca 15,11-32

don Walter Magni  

Ultima domenica dopo Epifania (anno A) (23/02/2020)

Vangelo: Lc 15,11-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,11-32

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Domenica scorsa era denominata, stando alla liturgia ambrosiana, della divina clemenza, oggi domenica del perdono. Mentre la clemenza è propriamente la misericordia che caratterizza il cuore di Dio nei confronti delle sue creature, il perdono è l'azione che consegue e che tutti possono sperimentare dopo che deliberatamente ci si è sottratti al suo amore infinito.

Gesù, volto del Padre
Il riferimento evangelico odierno è alla parabola del Padre misericordioso, che la predicazione più tradizionale ha sempre definito del Figliol prodigo. Si tratta di capire cosa si vuole evidenziare, da dove si vuole partire: da un adolescente complicato e gaudente o da un padre sin troppo buono e accondiscendente? In ogni caso cogliere la verità profonda e abissale dell'amore di questo padre non è scontato. S'impone un percorso che passa solo attraverso quell'unico suo Figlio che, avendolo conosciuto bene, solo Lui ce lo può rivelare: “Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1,18). Che immagine abbiamo di Dio? Spesso molta gente ha in testa una immagine sbagliata di Dio, che assume o i tratti di un padre padrone o quelli di un padre al quale va bene tutto, che permette tutto. Ma se la cifra definitiva della paternità di Dio ce l'ha rivelata in pienezza solo Gesù, allora non ci resta che guardare dritto a Lui per capire qualcosa di Dio e della Sua stessa paternità. Perché, come ci ha detto: “chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14,9). Quindi per capire la qualità della paternità del padre della parabola ci dobbiamo riferire anzitutto a Gesù. In questo senso una domanda potrebbe essere questa: quali sono i tratti, i gesti, le parole di Gesù che più di altre ci rivelano che è il Padre Suo? Il dramma lacerante dei dottori della legge, infatti, che vedevano Gesù cercare i peccatori, parlare con loro, entrare nelle loro case mettendoSi a tavola con loro, stava proprio in questo Suo comportamento, col quale finiva per annunciare una immagine di Dio che confondeva e distruggeva tutte le loro teologie.

Guardare a Gesù
Guardando alla parabola ci si accorge subito che ci viene descritta una vicenda famigliare come tante, che ancora oggi potremmo ritrovare nelle cronache dei nostri giorni. Un figlio minore che vuole in anticipo la sua parte di eredità e se ne va, sperperando tutto, finendo in miseria, e un fratello maggiore, che umanamente ha le sue ragioni per protestare nei confronti di un padre remissivo, forse ingenuo. Non impensabile immaginare che Gesù forse S'era ispirato nel Suo racconto a qualche fatto di sua conoscenza. Ciò che però importa è lasciarsi condurre in profondità da Gesù mentre racconta, imparando ad accendere i riflettori su alcuni passaggi del racconto che solo gli occhi delle fede ci permettono di approfondire. Senza perdere i tratti realistici e discutibili del racconto, importa cogliere quegli aspetti, quelle sfumature forse del volto di Dio, che solo Gesù però ci ha rivelato. Ne evidenzio alcuni. Che dire, infatti, di un Padre che non dice una parola per trattenere suo figlio dalla sua testardaggine? Anzi, lo lascia andare come fosse certo di poterlo ancora rivedere, riabbracciare. Solo certi tratti dell'amore materno ce lo potrebbero far intuire. Poi, quando ancora quel figlio ritorna, allora finisce per esagerare, avviando una serie di gesti così affettuosi ed esuberanti, che persino il buon senso ci farebbe abbassare lo sguardo. Come volesse evitare che suo figlio fosse preso da qualche penoso senso di colpa. Perché un amore così lo si ritrova solo nel Vangelo. Ben descritto dal passo di Giovanni quando afferma che “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (3,16).

Ridire il vangelo
Questo dunque è il per-dono stando al Vangelo di Gesù. Un dono che non si può calcolare, contenere, semplicemente smisurato. E solo il dono di sé, sino alla consegna della propria vita lo può dimostrare, senza neppure spiegarcelo. Gesù non ci ha spiegato l'amore, ha anzitutto amato. Martin Luther King si rivolgeva con queste parole a coloro che l'avrebbero ucciso: “Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi (...). Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora. Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora. Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell'ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora” (La forza di amare, 1968). E la sorpresa per noi sta proprio nel fatto che neppure ci è chiesto di capire. Proprio come anche la parabola dice dei due figli. Del fratello minore racconta che ritorna a casa non perché avesse compreso la misura dell'amore di suo padre, ma in quanto la fame l'aveva riportato là dove era certo che qualcosa avrebbe trovato. Come pure il figlio maggiore. Di lui la parabola non segnala una risposta che testimoni una sua reazione a quanto il padre gli andava dicendo per giustificare il senso di quella accoglienza così sproporzionata. Anzi, neppure sappiamo se sia mai entrato nella sala della festa, messa in piedi in fretta stando al padre perché “questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. Potremmo così almeno guardare ai servi che con semplicità si attengono ai fatti rispondendo al maggiore descrivendo i fatti: “tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Più che spiegare il Vangelo basterebbe anche solo ripeterlo.

 

Ricerca avanzata  (54006 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: