TESTO Commento su Matteo 16,21-27
don Roberto Rossi Parrocchia Regina Pacis
XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/08/2005)
Vangelo: Mt 16,21-27

In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
"Rinnovaci con il tuo Spirito o Padre, perché non ci lasciamo deviare
dalle seduzioni del mondo, ma come veri discepoli, sappiamo discernere
ciò che è buono e a te gradito..."
Il vangelo ci riporta un incontro e un insegnamento molto
significativo. Abbiamo Gesù e Pietro. Pietro, pur con tutta la sua
buona volontà, il suo impegno, il suo ruolo, non riesce a comprendere
le scelte profonde di Gesù. Tutto quello che andiamo meditando oggi,
dobbiamo vederlo in continuo e quasi letterale riferimento alla vita
concreta nostra e della società del nostro tempo.
Gesù parla apertamente della sua prossima sofferenza, del fatto che a
Gerusalemme dovrà soffrire molto, sarà condannato e ucciso e poi
risusciterà. I discepoli non riuscivano forse a capire che cosa fosse
questa risurrezione, ma comprendevano molto bene che cosa
significasse: sofferenza, condanna, morte, soprattutto in riferimento
a Gesù, il Maestro e, con timore, anche per loro forse. C'è il
piano di Dio che ha dato il suo Figlio "Dio ha tanto amato il
mondo da dare il suo Figlio", che nell'offerta e nel
sacrificio totale di Cristo esprime il suo amore infinito per
l'umanità: "non c'è amore più grande di chi dà la
vita". Ma gli apostoli non riescono a comprendere, hanno ancora
la concezione di un messia che si impone, che vince, che manifesta la
sua grandezza nella potenza.
Pietro prende da parte Gesù e gli dice che non deve accadergli di
soffrire, di essere condannato, di morire.
Gesù è talmente deciso da rivolgere a Pietro un rimprovero estremamente
chiaro e duro: "Vai via da me, perché tu sei in questo momento un
satana, un tentatore. Tu non mi sei di aiuto, ma di rovina, perché non
pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini".
Come riflette con chiarezza la situazione di ciascuno di noi e della
mentalità comune, questo rimprovero di Gesù!
Ciascuno di noi deve chiedersi: Io penso secondo Dio? Oppure vado
dietro a tutti i discorsi della gente, alla mentalità comune, a tutte
le suggestioni del mondo, che tende a rifiutare le cose importanti e
costruisce – con saccenteria e facile sicurezza – superficialità,
consumismo, piacere, interessi, egoismo, sfruttamento?
E' importante mettersi sulla strada del Signore, imparare a fare
nostri i suoi pensieri, i suoi sentimenti, il suo stile, le sue
scelte. Tutto questo può sembrare inizialmente perdente, ma è la
verità della vita e la vita si riesce a costruirla bene solo nella
verità: il resto è illusione, miraggio, tentazione, e alla fine
fallimento e rovina.
Dio ha i suoi pensieri e i suoi progetti per il nostro bene vero e
duraturo.
"Non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini". Credo sia il
peccato che tutti noi continuamente abbiamo. Anche noi cristiani,
praticanti, desiderosi di vivere bene dobbiamo continuamente
esaminarci: questo che penso, che dico, che compio è secondo il
pensiero di Gesù, del suo vangelo, oppure prima di arrivare a
confrontarmi con l'amore di Gesù e il suo vangelo coltivo dentro
di me tutti i sentimenti umani, le impostazioni materialistiche e
borghesi, fino a voler costruire la mia vita come se Dio non esistesse
o non avesse detto niente? Oggi poi su questo non siamo per nulla
aiutati, anzi finiamo per lasciarci influenzare, condizionare e
cambiare dalle varie opinioni espresse nella televisione o nei
giornali, senza accorgerci che si finisce per ritenere buono ciò che è
male. Il nostro confronto con la parola di Dio, ad es.,
sull'amore, sul dono di sé, sul perdono, sull'amore ai nemici,
sull'accoglienza del prossimo bisognoso... ci trasforma oppure ci
lascia come tutti gli altri?
E' molto bello quanto l'apostolo Paolo proprio oggi nel testo
della lettera ai Romani ci dice: "Vi esorto per la misericordia
di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e
gradito a Dio. Non conformatevi (cioè non diventate uguali) alla
mentalità di questo mondo, ma trasformatevi rinnovando la vostra
mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui
gradito e perfetto". Non conformatevi, ma rinnovatevi: è
un'indicazione molto chiara e un impegno molto concreto.
Dopo il rimprovero a Pietro Gesù allarga il discorso a tutti i
discepoli. Un discorso conseguente e talmente chiaro, che si tratta di
meditarlo e viverlo, con gesti, azioni, scelte concrete nella vita di
ogni giorno. Ci sono tre atteggiamenti profondi: "rinnegare se
stesso", che significa trovare il centro della propria vita in
Dio e nel suo amore e non in noi stessi; "prendere la propria
croce": cioè prontezza nell'affrontare le prove, nel
sopportare le difficoltà e i sacrifici che si incontrano;
"seguire Gesù": camminare dietro a Lui, seguendo il suo
esempio e il suo insegnamento. Lui non deluderà mai: ogni sacrificio,
ogni croce, ogni morte – per la sua grazia – diventerà vita e
resurrezione.
Infine c'è il richiamo alla responsabilità che abbiamo nel
costruire la nostra salvezza eterna. "Che cosa serve all'uomo
guadagnare il mondo intero, se poi perde la sua anima?"
Chi vuol tenere la propria vita per sé, nel suo egoismo, la perderà;
chi impiega e offre la propria vita, il proprio amore, le proprie
possibilità e capacità per il Signore e per l'amore del prossimo,
la realizza veramente, la salva su questa terra e per l'eternità.
Abbiamo bisogno anche noi della luce dello Spirito Santo perché ci
ricordi queste cose, ci aiuti a capirle e soprattutto a viverle, con
serenità ma con decisione.