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TESTO Tra il Natale e la Pasqua

mons. Roberto Brunelli

Presentazione del Signore (02/02/2020)

Vangelo: Lc 2,22-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,22-40

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 34Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 35– e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. 40Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

Forma breve (Lc 2,22-32):

22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Questa domenica è caratterizzata da una ricorrenza, che per un verso richiama il Natale da poco celebrato e per un altro verso già preannuncia la Pasqua: è la festa della Presentazione del Signore, popolarmente detta “la candelora”, a motivo della processione con le candele accese che volendo si può premettere alla Messa.

La festa celebra il fatto narrato nel vangelo odierno (Luca 2,22-40). Obbedienti alle prescrizioni religiose ebraiche, quaranta giorni dopo la nascita Giuseppe e Maria portano al tempio il bambino Gesù, che essendo primogenito maschio era considerato di proprietà di Dio e andava riscattato (cioè come “ricomperato”) con un dono da offrire in sacrificio. Il dono era adeguato alle possibilità economiche degli offerenti: un grosso animale, o se poveri (come era appunto il caso di Giuseppe: eloquente informazione sulla santa famiglia) poteva bastare una coppia di tortore o di colombi, allora facilmente reperibili in natura, senza neppure doverli acquistare.

Al rito sono presenti, all'apparenza per caso, due frequentatori del tempio: un uomo pio di nome Simeone, e un'anziana vedova di nome Anna. Entrambi riconoscono in quel bambino il Messia annunciato dai profeti, e lodano Dio per averlo finalmente inviato. Simeone prende il bambino tra le braccia, e benedice Dio con un bellissimo cantico che chi prega con la liturgia delle ore (i sacerdoti, le suore ma da qualche tempo anche numerosi laici) ripete alla conclusione di ogni giornata:
Ora lascia, Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola,
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele.

In altre parole: “Ora, Signore, posso anche morire, perché ho visto la salvezza che tu hai preparato per tutto il mondo”. Quel pio ebreo che conosceva le profezie dimostra così di averle comprese meglio di tanti suoi compatrioti, tenacemente convinti che il Messia sarebbe venuto solo per il popolo d'Israele, e non per “tutti i popoli”.

Ma noi sappiamo che la salvezza si è compiuta con il sacrificio della croce: di qui l'implicito preannuncio della Pasqua, ribadito poco dopo quando lo stesso Simeone, parlando a Maria, le dice: “Anche a te una spada trafiggerà l'anima”. E' facile vedere in queste parole l'intima partecipazione della Madre alla passione del suo Figlio: una delle motivazioni dell'intensa venerazione che da sempre i seguaci di Gesù prestano a Colei che l'ha generato e ne ha seguito i passi sino al calvario.

Segue, nel brano evangelico di oggi, una sintetica informazione sui successivi circa trent'anni della vita di Gesù nel villaggio di Nazaret, dove Giuseppe e Maria sono tornati dopo la nascita del bambino a Betlemme, la sua presentazione al tempio e (riferita dal vangelo secondo Matteo) la fuga in Egitto per sottrarsi dalla persecuzione di Erode. Su quei circa trent'anni tutti i lettori dei vangeli vorrebbero sapere di più; ma Luca (a parte l'episodio di Gesù dodicenne pellegrino a Gerusalemme, che i genitori temono perduto e invece ritrovano a discutere con i sapienti) si limita a dire che “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui”.

“Cresceva e si fortificava”: il Figlio di Dio si è fatto uomo in pienezza, anche assoggettandosi alle leggi naturali della crescita, anche condividendo i limiti e la fragilità della condizione umana. E' un altro implicito preannuncio della Pasqua, quando si vedrà quel bambino cresciuto sino all'età adulta, ma sempre tanto umanamente fragile da poter essere barbaramente torturato e inchiodato alla croce. Viene spontaneo chiedersi perché non l'abbia evitato, lui che poteva. Conosciamo la risposta: ed è di quelle che lasciano senza respiro.

 

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