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TESTO Commento su Luca 2,22-33

don Walter Magni  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (26/01/2020)

Vangelo: Lc 2,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

25Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. 26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

29«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo

vada in pace, secondo la tua parola,

30perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,

31preparata da te davanti a tutti i popoli:

32luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

33Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

L‘episodio evangelico di Gesù dodicenne, ritrovato dai genitori nel tempio di Gerusalemme ci porta a un dato essenziale: nella vita importa riconoscere il primato della volontà di Dio. Risponde, infatti, Gesù ai Suoi che lo stavano cercando, preoccupati: “non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.

Gesù a Nazaret cresce
Cosa sappiamo degli anni che Gesù ha trascorso a Nazaret? Cosa sappiamo della Sua infanzia, se si eccettuano la straordinarietà della Sua nascita, la visita dei pastori a Betlemme, l'adorazione dei Magi? Cosa sappiamo di Lui, se dovessimo mettere in campo i nostri criteri di ricerca storica? Sappiamo che Erode aveva cercato di ucciderLo e per questo i Suoi genitori erano fuggiti con Lui in Egitto. Ma una volta ritornato a Nazaret, non sappiamo nulla della Sua fanciullezza, della giovinezza e degli anni della Sua prima maturità. Il Vangelo di Luca utilizza piuttosto un verbo per caratterizzare gli anni di Gesù a Nazaret, dicendo semplicemente che Gesù cresceva. Dice Luca, dopo che la santa famiglia era tornato dall'Egitto: “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui” (2,39-40). Ripetendo la stessa espressione, al termine dell'episodio odierno: “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”. Di tutti quegli anni null'altro si può dire se non che Gesù cresceva: “La curiosità degli uomini e delle donne ha amato immaginare particolari pittoreschi, eventi clamorosi, parole memorabili: ma è un esercizio inutile. Negli anni trascorsi da Gesù a Nazaret si potrebbe dire che ‘non sia successo niente'; Gesù ‘non ha farro niente' che la testimonianza apostolica abbia ritenuto necessario tramandare nei Vangeli. Ha semplicemente vissuto. Lui che era in principio presso Dio, il Figlio di Dio, ha vissuto la vita dei figli degli uomini” (M. Delpini, Lettera per il tempo di Natale, in La situazione è occasione, 2019-2020, p. 16).

Perdersi a Gerusalemme
Non avendo figli miei, non posso capire fino in fondo l'angoscia che si prova davanti alla perdita di un figlio. Intuisco solo che dev'essere un'esperienza terribile. Per alcuni anni ho avuto l'opportunità di accompagnare in un percorso spirituale alcune coppie di genitori che avevano sperimentato la prova durissima della morte - spesso tragica - di un figlio. Non è possibile cercare di dire parole sensate. Non ci sono facili consolazioni. Se perdi un figlio è come se perdessi un pezzo di te. Restando smarriti e sgomenti, sino a caricarsi di un silenzio angosciante, di un senso di colpa che non dà tregua. Gesù crescendo S'era lasciato condurre da Suoi genitori sino alla maturità di un cammino religioso che, ricalcando i loro passi, L'aveva condotto sin dentro il Tempio di Gerusalemme, al cuore della spiritualità ebraica: “i suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa”. E proprio nel Tempio si consuma un passaggio imprevisto: Gesù non torna a casa con Maria e Giuseppe. Gesù decide di restare nel Tempio come volendo cominciare ad affermare un passaggio, una maturazione, un avanzamento spirituale che neppure i Suoi genitori avrebbero potuto capire in momento. Tanto che Maria, Sua madre, appena Lo ritrova descrive bene il suo stato d'animo: “tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”, mentre lo stesso evangelista Luca, commentando, registra tutta la loro fatica a capire e a giustificare il comportamento di Gesù: “Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro”.

Custodire Gesù
I Vangeli non registrano parole o interventi di rimprovero di Giuseppe nei confronti del bambino Gesù, salvo un atteggiamento, silenzioso e soprattutto obbediente, nei confronti di quanto un angelo in sogno gli indica di fare, di volta in volta. Di fatto, Giuseppe si è sempre sentito rivolgere semplicemente una sola richiesta diretta e chiara: prenditi cura, custodisci “il bambino e sua madre” (Mt 2,13.14.20.21). Perché quel che avverrà di Lui è altra storia. Adesso attieniti a quanto i tuoi padri ti hanno insegnato. Di Maria, invece, che pure è tornata a Nazaret tutta pensosa, si dice che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. Custodire diventa pertanto il verbo che accomuna, pur con reazioni diverse, Giuseppe e Maria. Giuseppe, intendendo la custodia come una cura protettiva e concreta di Gesù, sino a portarseLo a Nazaret, da dove anche lui è venuto e dove è nato. Maria custodendo, invece, nel suo cuore di madre l'insieme di tutti quei segni che suo figlio Gesù continua a dare: come punti che, messi uno dopo l'altro, fossero in grado di intessere nel suo cuore una trama, un disegno in grado di fare da sfondo alla fiducia illimitata che lei ha riposto in Dio sin dal primo momento. Già presagendo cosa il vecchio Simeone le ha preannunciato nel tempio: “anche a te una spada trafiggerà l'anima” (Lc 2,24). Steve Jobs, parlando ai giovani, diceva: “Non è possibile unire i punti guardando avanti; potete unirli solo guardando indietro. Dovete avere fiducia che in qualche modo, nel futuro, i punti si possono unire” (Siate affamati, siate folli, Standford, 2005).

 

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