PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Lasciagli prendere i tuoi peccati

don Giacomo Falco Brini  

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/01/2020)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,29-34

In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Giovanni compare sulla scena pubblica di Israele nel deserto della Giudea. Deve compiere la sua missione: preparare interiormente il popolo alla imminente venuta del Messia amministrando un battesimo di conversione (Mt 3,1). Per questo ministero sceglie le acque del Giordano. Presso quelle stesse acque, Gesù fa la sua prima apparizione pubblica andando incontro a Giovanni. Abbiamo già contemplato questa scena domenica scorsa, celebrando la festa del suo Battesimo. Di quell'incontro, l'evangelista Matteo evidenzia l'imbarazzo che colpì il Battista al veder Gesù presentarsi per farsi battezzare da lui come fosse peccatore qualunque (Mt 3,14); Giovanni evangelista invece, fa risaltare la testimonianza di fede del profeta che accoglie l'assoluta novità della rivelazione di Cristo. Per 2 volte in 6 versetti, dentro il breve vangelo di oggi, troviamo sulla bocca di Giovanni Battista l'affermazione: io non lo conoscevo (Gv 1,31 e 33).

Impossibile però che Giovanni non sapesse nulla della sua parentela con Gesù, vista la relazione tra le loro madri iconizzata in un altro vangelo (Lc 1,39-45). Resta per noi la domanda: ci si può sentire inviati per conto di qualcuno che non si conosce? C'è una incongruenza significativa tra quanto Giovanni afferma qui e quanto abbiamo udito della sua predicazione alle folle. Qual è allora il senso dell'espressione ripetuta per due volte? Ricordo che anni fa, in missione presso una poverissima periferia di Lima (Perù), stavo ultimando la messa vespertina in una piccola cappella. Come si sa, al momento dell'elevazione del corpo eucaristico prima della comunione, il sacerdote pronuncia le stesse parole di Giovanni precedute dall'espressione “beati gli invitati alla cena del Signore”. Giunto a quel momento, ebbi una breve distrazione perché avevo davanti a me un bambino che mi fissava continuamente con gli occhi spalancati e poi sembrava con lo sguardo cercare qualcosa sull'altare. Al termine di quella celebrazione la mamma di quel bimbo mi chiese di andare a benedire la sua povera casa. Mentre eravamo incamminati insieme, il suo bambino mi disse: padre, posso farle una domanda? - “Ma certo” - gli risposi. E lui replicò: verso la fine della messa dice sempre “ecco l'agnello di Dio!”, e anche stasera lo ha detto. Ma dov'è questo agnello di Dio? Dove lo mette? Io non lo vedo mai...

A parte la immediata ilarità suscitata, le parole di quel bimbo mi fecero pensare a quanto sia inafferrabile, anche per un sacerdote, il mistero di Dio. Noi, come Giovanni, annunciamo qualcuno di cui abbiamo fatto esperienza, ma guai a “brevettarla” come fosse qualcosa che ci garantisce la conoscenza di Dio. La “non conoscenza” è indispensabile alla fede autentica. Quest'ultima infatti si radica su pochissime certezze e si nutre di molte domande. Per questo Giovanni è un autentico testimone di fede. Fedele alla sua vocazione/missione, lo vediamo lasciarsi cambiare nella realtà più difficile da convertire nella nostra vita: l'immagine che abbiamo di Dio. Sulle rive del Giordano il suo sguardo viene a penetrare in profondità la persona di Gesù appunto perché gli lascia fare quello che non gli avrebbe mai permesso di fare (cfr. Mt 3,15). Ora Giovanni vede meglio chi è quell'uomo annunciato come veniente avanti a me perché era prima di me (Gv 1,30). Così anche noi. Se vogliamo veramente conoscere il Signore e non rimanere con la testa e il cuore fermi al catechismo ricevuto da bambini, se non vogliamo vivere di attese sbagliate, dobbiamo lasciargli fare qualcosa che non vorremmo mai lasciargli fare: prendere su di sé i nostri peccati.

La traduzione più adeguata del verbo αἴρω nel v. 29 è infatti: ecco l'Agnello di Dio che porta su se stesso il peccato del mondo. Giovanni evangelista vede nell'indicazione del Battista il compimento della sua fede/missione nella imprevista scoperta della vera identità del Messia. Questi viene dentro la storia umana per farsi carico del suo peccato e di ogni fallimento, non per eliminare il male spazzando via una parte dell'umanità, ma salvandola nell'assorbirlo in sé. Un po' più avanti nel vangelo di Giovanni leggiamo Gesù annunciare a Nicodemo Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito...Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannarlo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui (Gv 3,16-17). Non c'è dunque una via più sicura, per conoscere il Signore, che quella di smetterla di continuare a tentare di rimuovere da soli il male della propria vita o di nascondere a sé stessi le proprie miserie. Non esiste psicologo, counselor, sociologo o altro guru di turno che possa risolvere il problema. Solo Dio può liberarci dal peccato. Come al solito, le parole tenerissime di Papa Francesco sono il miglior invito a fidarci del Signore mentre si immagina la renitenza di un fedele che non si fida di Dio perché non crede possa perdonare tutti i suoi peccati: “Sei un grande peccatore? Meglio! Perché Lui è venuto proprio per noi peccatori, e quanto più gran peccatore tu sei, più il Signore è vicino a te, perché è venuto per te, il più grande peccatore, per me, il più grande peccatore, per tutti noi...Prendiamo l'abitudine di ripetere questa preghiera, sempre: “Signore, se Tu vuoi, puoi. Se vuoi, puoi”, con la fiducia che il Signore è vicino a noi e la sua compassione prenderà su di sé i nostri problemi, i nostri peccati, le nostre malattie interiori, tutto!

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: