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TESTO Commento su Luca 4,14-22

don Walter Magni  

Domenica dopo Ottava del Natale del Signore (05/01/2020)

Vangelo: Lc 4,14-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 4,14-22

14Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. 15Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.

16Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. 17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi,

19a proclamare l’anno di grazia del Signore.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».

La liturgia del Natale è tutto un inizio. Dio che inizia nella storia come un bambino che nasce da una donna. Un inizio - quello di Gesù - che subito viene proiettato nel Suo principio: “In principio era il Verbo; e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1). Quale sapienza che era “prima dei secoli, fin dal principio” (Sir 24,9). Con la liturgia della domenica dopo l'Ottava del Natale del Signore assistiamo agli inizi della predicazione di Gesù di Nazareth in Galilea.

La buona notizia è Gesù!
Come inizia propriamente Gesù, che “torna in Galilea” e insegna “nelle loro sinagoghe”? Anzitutto per la forza, la potenza, il dinamismo divino dello Spirito Santo, che Lo abita e Lo conduce, dopo che Lo aveva raggiunto e abitato in occasione del Battesimo presso il Giordano. Gesù, tornando in Galilea, comincia a predicare anzitutto là dove la Sua Parola comincia ad avere buona risonanza, ascolto attento e disposto. Tanto che - dice sempre Luca - tutti “gli rendevano lode”. Gesù inizia la Sua predicazione alla grande, in modo decisamente promettente. Così decide di andare anche “a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere”. E cosa dice in sintesi prendendo spunto da Isaia? Sono Io la buona notizia, io sono il Vangelo per te che mi ascolti: “oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Anche tu stamane ti sei alzato, sei uscito per andare al lavoro, per incontrare gente. Forse sei anche entrato in chiesa e di botto, senza neppure il tempo di organizzare troppo i tuoi pensieri, ti senti dire: fermati un attimo, ascolta: Io sono la più bella notizia per te, oggi. Su di me puoi ancora contare. Non ti sto imbrogliando, non ti sto ammaliando. Fidati di me. Semplicemente: seguimi! Ci portiamo dentro un tale bisogno di notizie sincere, di uno sguardo che non ci imbrogli più, di una stretta di mano che sia davvero sincera che al momento fatichiamo a credere che tutto questo sia vero. Ma proprio questo è Gesù a Nazaret per te oggi: una buona notizia, il Vangelo.

“Gli occhi di tutti erano fissi su di lui”
Se mai ci dovessimo sentire irrigiditi dentro orizzonti chiusi e senza sbocchi; se avessimo l'impressione di non avere speranza, come stessimo morendo poco a poco, lasciamo che Gesù, buona notizia, Vangelo, ci stringa a Sé, ci riprenda. Lasciamo che Gesù ricominci in noi. Quando leggiamo i Vangeli, troviamo spesso il racconto delle vite di uomini e di donne come noi, che avendoLo incontrato ritrovano nuove vie, nuove direzioni di vita, sbocchi di speranza. Per questo forse Luca nota che, mentre Gesù parlava, gli occhi di tutti “erano fissi su di lui”. Uno sguardo che va capito. Per un verso, va intravista una sorta di stupore misto a sospetto, come attraversato dalla paura dell'ennesimo imbroglio: come può Gesù ad essere buona notizia, se è semplicemente cresciuto in mezzo a noi, e già tante volte L'abbiamo ascoltato? E, tuttavia, nello sguardo di quella gente forse è pure presente il desiderio di ricominciare ancora una volta, di poter tornare a sperare, rischiando di credere, abbandonandosi, alla bellezza di quelle parole: che sia Lui, proprio Lui il Salvatore che stavamo aspettando? In questi giorni mi è tornato tra le mani un passo della Regola dei Piccoli fratelli di Gesù, che dice: “È sempre a Gesù che bisogna tornare: Egli è tutto per noi: vita, risurrezione, via verso il Padre, porta verso i pascoli, Buon Pastore, medico delle anime e dei corpi. Egli è Colui che ci rivela Dio sotto sembianze umane: chi ha visto Lui ha visto Dio. Nella Sua anima dobbiamo imparare a leggere ciò che dobbiamo fare per andare a Dio”.

Gesù, misericordia di Dio
Guardare a Gesù, fidandosi ancora di Lui! Non ti sarà difficile accorgerti che Lui ad un tempo ti è amico, fratello, ma anche Signore, il tuo Dio. Non lasciarti distrarre da altre considerazioni. GuardandoLo così, diventerai più semplice, come un bambino. Non smettere di guardarLo, di ascoltarLo. VaGli incontro e cercaLo ancora, se ti sembra che talvolta scompaia. Non è così: Lui già ti stava aspettando. Scrive a Suo riguardo un autore spirituale dei nostri giorni, Matta el Meskin: “Caro amico, se credi di aver perso le migliori qualità umane - purezza, santità, sincerità, qualsiasi cosa - per debolezza, ignoranza, incredulità, pigrizia, sentimento di impotenza, di inferiorità - questo senso di impotenza e inferiorità che domina su tutta la generazione attuale nel mondo tanto che ormai gli uomini, schiacciati da questo sentimento, si trascinano dietro i loro peccati e se li portano a casa, al lavoro, sull'autobus e forse anche in chiesa -, ti prego, amico, dimentica il passato, anche se fa male fino a questo momento. Abbandonalo tutto quest'oggi e in questo preciso istante. Per amore di colui che è nato a Betlemme, vieni insieme a me a scrollarci di dosso il passato e il peso del tempo e andiamo a incontrare Cristo, che ci aspetta a braccia aperte. Cristo non è nato a Betlemme per rendere una breve visita alla terra e andarsene. Non è stato un viandante di passaggio. È il Figlio di Dio, che ha preso carne, della quale non si spoglierà mai più. Ha preso noi, amatissimi. Ha preso l'umanità su di sé e si è unita a essa in un'unione completa e perfetta”.

 

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