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TESTO Conviene che adempiamo ogni giustizia

diac. Vito Calella

Battesimo del Signore (Anno A) (12/01/2020)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

«Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia» (Mt 3,15).

Gesù, dialogando con Giovanni, prima di immergersi nelle acque del Giordano, dà questa risposta al precursore. Il dialogo tra i due si trova esclusivamente nel Vangelo di Matteo. Risalta la necessità di «compiere ogni giustizia». Si tratta di portare a compimento «la giustizia» sotto tutti i suoi aspetti. Essa c'è già, ma non è ancora pienamente realizzata.
Che cos'è «la giustizia» nel vangelo di Matteo?
La parola «giustizia» può essere sinonimo di «Regno di Dio».

Dire «Regno di Dio» è dire la stessa realtà almeno sotto tre aspetti complementari tra di loro. Per questo Gesù parla di «ogni giustizia».

Il primo aspetto della «giustizia = Regno di Dio» è il compimento delle Sacre Scritture, cioè la Parola di Dio scritta e ascoltata, che diventa vita nella corporeità vivente di ogni persona per mezzo dei suoi gesti concreti coerenti con il suo parlare. Il salmo 28 pregato tra le letture mette in risalto la «voce del Signore sopra le acque» e ci aiuta a custodire nella memoria il contenuto di quella voce udita da tutti nel momento in cui Gesù usciva dalle acque del Giordano.

Quella voce è il riassunto di tre passaggi significativi delle Sacre Scritture dell'Antico Testamento.

Il primo è la presentazione del servo di JHWH e della sua missione di essere e «alleanza del popolo e luce delle nazioni». È il testo di Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura di questa domenica.

Il secondo passaggio è il racconto della grande prova, a cui fu sottoposto Abramo, di obbedire alla volontà di Dio di sacrificare il suo unico figlio Isacco, suo amato (Gn 22, 1-18).

Il terzo passaggio è quello del salmo 2, 7: «Egli mi ha detto: “Tu sei il mio figlio, oggi ti ho generato”».

Il secondo aspetto della «giustizia = Regno di Dio» è dunque Gesù in persona, con la sua corporeità vivente, con tutti i gesti e parole che usciranno, a partire dal suo battesimo fino alle sue ultime parole dette da crocifisso. Se vogliamo conoscere la «giustizia = Regno di Dio» siamo chiamati a seguire passo a passo Gesù nella sua missione pubblica, dopo i trent'anni di silenzio vissuti a Nazaret con Giuseppe e Maria, fino al compimento della sua esistenza sul legno della croce e di fronte al sepolcro vuoto. Con tutta la sua esistenza, attestata nei quattro Vangeli, Gesù è la Parola vivente del Padre portata pienamente a compimento. Gesù è colui che «essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini» (Fil 2,6-7a), portando a compimento la profezia del servo di JHWH di Isaia. Gesù è colui che «dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,7b-8), facendoci comprendere profondamente il senso del racconto del sacrificio di Isacco, preannuncio dell'offerta gratuita, fatta dal Padre, del suo Figlio amato, crocifisso per noi e per la nostra salvezza. Gesù è il risuscitato dalle tenebre della morte, riconosciuto come Signore e re dell'universo, colui che porta a compimento le parole del salmo 2,7, tanto citato dagli autori sacri del Nuovo Testamento. «Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!", a gloria di Dio Padre» (Fil 2,9-11).

Il terzo aspetto della «giustizia = Regno di Dio» è infine la presenza dello Spirito Santo che riempie tutta la corporeità vivente di Gesù e farà della sua umanità fragile e tentata dall'egoismo, come la nostra, uno strumento irradiante di pura gratuità. La caratteristica più bella della «giustizia» del Padre, o della «giustizia = Regno di Dio» è la gratuità trasmessa attraverso la corporeità vivente di Gesù di Nazaret. Tutta la sua esistenza, fino all'atto estremo della croce, sarà manifestazione visibile di pura gratuità, a partire dall'incontro di Gesù con i più poveri e i peccatori più incalliti. La bellezza della gratuità dell'amore del Padre, che lo unisce eternamente al Figlio, ora viene rivelata in pienezza per mezzo di Gesù attraverso la nuova creazione della redenzione. Ricordando l'evento del diluvio universale, immagine simbolica del battesimo di Gesù, l'effusione dello Spirito Santo sulla corporeità vivente di Gesù si rende ora manifesta a tutta l'umanità mediante il segno dei cieli squarciati, visto da tutti, e quello della colomba, visto solo da Gesù. Questa differenza è per dirci che il dono divino dello Spirito Santo lo sarà per tutti noi (i cieli squarciati), ma ciò sarà chiaro solo dopo la morte, sepoltura e risurrezione di Gesù. Per ora, siamo chiamati a guardare a Gesù di Nazaret, uomo-Dio della pace, guidato dallo Spirito Santo, e accompagnarlo come suoi discepoli in tutta la sua vita pubblica, dal giorno del suo battesimo fino alla sua morte di croce. Gesù, che era già stato concepito nel silenzio del grembo di Maria dallo stesso Spirito Santo, ora agisce e parla guidato dallo stesso Spirito Santo disceso su di lui come colomba, per dirgli che la sua missione sarà quella di «benedire il suo popolo con la pace» (Sal 28,11).

Oggi, giorno del battesimo di Gesù, guardiamo a lui per voler diventare come lui!

Identifichiamoci con Giovanni Battista. Gesù non gli dice: «Io soltanto devo compiere ogni giustizia». Gli dice: «Lascia fare, arrenditi, fidati e insieme compiamo ogni giustizia!»

Se Gesù in persona è la «giustizia = Regno di Dio», lo è perché ciascuno di noi, con la propria corporeità vivente, comunicando al suo corpo e al suo sangue e adorandolo nella carne dei più poveri e sofferenti, diventi membro del Corpo di Cristo, e sia testimone della «giustizia del Regno di Dio», cioè testimone di gratuità.

Nelle prossime domeniche sentiremo Gesù a dirci: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 5,20). La nostra giustizia sia lo stile di vita irradiante gratuità, con l'affidamento all'azione dello Spirito Santo presente in noi! La spiritualità degli scribi e dei farisei era esasperatamente volontaristica: era solo iniziativa umana di voler obbedire a tutti i precetti e comandamenti. Pura illusione: non ce la facciamo con la sola nostra buona volontà! Lo stile di vita di colui che «compie ogni giustizia», come Gesù, richiede il riconoscimento della propria povertà e l'affidamento fiducioso alla presenza divina dello Spirito Santo che abita in lui. È uno stile di vita tutto contenuto nel messaggio delle beatitudini, messo duramente alla prova sia dall'esperienza dell'apparente fallimento del farsi dono gratuito per gli altri, sia dalla costante persecuzione, quando ci proponiamo di essere misericordiosi, puri di cuore e artigiani di pace. Lo sentiremo fra qualche domenica, ascoltando l'annuncio delle beatitudini: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati» (Mt 5,6). «Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,6). «Compiere ogni giustizia» è lo stile di vita di chi, come Gesù di Nazareth, si lascia riempire e guidare dall'azione dello Spirito Santo già effuso nel suo cuore.

 

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