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TESTO Meravigliose donne di fede!

mons. Antonio Riboldi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (14/08/2005)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

In un tempo in cui sembra che la stupenda bellezza della fede in Dio abbia perso la sua immensa gioia, oggi, domenica 14 agosto, e domani 15 agosto, solennità dell'Assunta, la Chiesa ci offre due esempi di donne, diverse se vogliamo nella santità e nella realtà: la donna Cananea, di cui il Vangelo non dà nome, e Maria SS.ma che, compiuta la sua missione qui sulla terra tra di noi, viene assunta in cielo.

E piace confrontarsi, anche se brevemente, con queste due meravigliose donne...e per fortuna come loro ce ne sono ancora tante oggi.

Ma rincresce davvero, e tanto, che troppe volte la donna creda di essere moderna, e quindi affascinante, solo se sa stare alle regole del mondo, che ignora ogni bellezza dell'anima e cura solo l'apparenza fisica, troppe volte svendendo la propria dignità e divenendo merce di piacere.

Il Vangelo di oggi è una di quelle pagine stupende che vorremmo fossero il nostro comportamento con Dio nelle difficoltà e sempre. Un comportamento che non ha paura di mettere tutta la fiducia nel Padre, che ha tanta cura di noi: al punto "da sfidarLo" nella preghiera che è meravigliosa espressione di fede. Leggiamolo insieme perché davvero è un brano da contemplare più che spiegare e, se possibile, imitare.

"In quel tempo Gesù, partito di là, si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananéa, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: Pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata dal demonio. Ma Gesù non le rivolse neppure una parola".

Conoscendo la compassione di Gesù verso quanti soffrono, a Lui non sfuggiva mai, e non sfugge mai neppure oggi, il grido di chi si rivolge chiedendo che si prenda cura, ossia abbia compassione, con quella stupenda frase: "pietà di me, Signore". Certamente Gesù sapeva quello che faceva.

"Allora i discepoli gli si accostarono implorando: Esaudiscila, vedi come ci grida dietro".

Non era tanto la compassione quella che muoveva i discepoli a invitare Gesù ad ascoltare la donna Cananéa, ma forse la brutta figura o il fastidio che dava alla "carovana" che camminava per la sua strada.

Alla preghiera dei discepoli Gesù ha una risposta che lascia anche noi sorpresi: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele", ossia: non appartiene alla categoria cui mi interesso. Un Dio che sembra "parziale", ossia si interessi, "ha pietà", di alcuni e di altri no. Ma ciò è assurdo, perché tutti noi, ma proprio tutti, a cominciare da quelli che sono provati dalla sofferenza o da altro, siamo a Lui cari, come figli.

Infatti quella donna non si scoraggia, non si impressiona dalle parole apparentemente dure di Gesù ai suoi discepoli, si avvicina e fa qualcosa che ha dell'incredibile, che è sempre frutto di fede e fiducia. Lo ferma e prostrandosi davanti dice: "Signore, aiutami". Due semplici parole, in cui c'è davvero tutta la povertà e fiducia: due parole che commuovono e che tante volte, senza quella fede, forse, spuntano anche sulle nostre labbra. Meravigliose parole!

Gesù mette alla prova la fede di quella donna, quasi volesse darci una direttiva nel nostro modo di accostarsi a Lui: "Signore, aiutami".

Gesù rispose alla donna: "Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini". Non si offende affatto la donna, anzi risponde alla sfida con la saggezza di chi crede in Dio e nel suo amore: "E' vero, Signore, risponde, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni".

La risposta di Gesù non solo premia la Cananéa, ma si trasforma in lode per una fede capace di aprire tutte le porte del cuore: "Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri!" E da quell'istante sua figlia fu guarita" (Mt. 15,21-28).

Nella vita, tutti, per un verso o per un altro, ci troviamo a volte a lottare contro il dolore o la prova, a volte durissime, che solo Dio può aiutarci a sopportare.

In quelle circostanze, c'è chi si abbandona alla disperazione e non sa o non è educato alla fede della Cananéa. Ci si limita a imprecare, ma non ci si rivolge alla preghiera. Non conosciamo quel "Signore, aiutami", che è la manifestazione della totale fiducia in Dio, dell'umiltà della domanda, del mettersi nelle sue mani pietose.

Altre volte forse il nostro gridare a Dio, come la Cananéa, non è un appellarsi alla sua misericordia: "Pietà di me, Signore" o manca del coraggio della insistenza fino ad avvicinarsi e "costringere" Dio alla attenzione: un Dio che vuole mettere alla prova se abbiamo fiducia o no.

Difficile, ma stupenda, la fede della Cananéa che insiste e si merita quella meraviglia di Gesù: "Donna, davvero grande è la tua fede!" Ed è proprio quella che tante volte manca a noi. Impariamola dalla stupenda Cananéa.

 

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