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TESTO Un nucleo familiare speciale, unico e irripetibile nella storia dell'umanità

padre Antonio Rungi

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2019)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

Questa domenica dopo la solennità del Santo Natale è dedicata interamente alla santa famiglia di Nazareth e quindi a tutte le famiglie del mondo, specialmente quelle consacrata dal vincolo matrimoniale con il sacramento specifico che lega la coppia in un vincolo d'amore unico ed indissolubile.

Il brano del Vangelo, dedicato da Matteo alla fuga in Egitto del piccolo nucleo familiare costituitosi tale con la nascita di Gesù a Betlemme, è strutturato su cinque momenti o sequenze narrative. La partenza dei Magi, dopo la visita svolta a Gesù. Il sogno di Giuseppe avvertito dall'angelo di scappare via, in quanto Erode voleva uccidere Gesù Bambino. La frettolosa e notturna partenza verso l'Egitto, luogo sicuro e già luogo della permanenza degli israeliti in questa terra, nella quale l'altro Giuseppe era stato venduto dai fratelli e poi lì rimasto, dal quale ha origine la storia di Israele in terra di schiavitù. L'arrivo in Egitto e la permanenza della santa famiglia in questo paese straniero, come da eccezionali profughi scappati da proprio paese per evitare la guerra e la violenza. Infine il ritorno in Israele, dopo la morte del Re Erode e la stabilizzazione della famiglia Nazareth.
Siamo nella situazione temporale del dopo la visita dei Re Magi a Gesù Bambino nella grotta di Betlemme e quindi nel momento del ritorno di Maria, Giuseppe e il Bambino nella loro casa a Nazareth da dove erano partiti per andare a farsi censire. Questo desiderio e progetto di ritornare a casa è bloccato dalla rivelazione che Giuseppe riceve in sogno e che lo obbliga a lasciare urgentemente il paese per scappare via e salvare Gesù Bambino. Giuseppe non si attarda ad eseguire il consiglio e l'ordine e prese le poche cose necessarie per il viaggio scappa via con Maria e il Bambino nel cuore di una notta di infinità, paura, rischio e annunciata violenza che poi verrà portata ad esecuzione da quel Re sanguinario che era Erode, al punto tale che fa uccidere tutti i bambini al di sotto dei due anni, nella speranza di colpire a morte anche Gesù. L'intento criminale non andò in porto nei confronti di Gesù, ma colpì nel segno il cuore di tante mamme e papà che si videro privare dei propri figli con lo sterminio dei bambini al di sotto dei due anni. Violenza inaudita che è passata alla storia come la strage degli innocent
.
A questo punto la famiglia di Gesù è costretta ad andare profuga in Egitto ed inizia così, nel cuore della notte, la fuga verso questa nuova destinazione. Le sacre rappresentazioni di questa fuga o forzata uscita dalla terra natia è raffigurata in pochi elementi decorativi: Maria con in braccio il bambino, seduta su un mulo o un asino, che anticipa l'entrata di Gesù in Gerusalemme, con san Giuseppe che guida il mulo sulla strada. Non hanno un caravan o un tir dietro di se per portarsi i loro beni. Sulla groppa dell'asinello poche cose necessarie, come capita a chi deve scappare via da casa, anche oggi, perché c'è stato un terremoto, bisogna correre urgentemente in ospedale o scappare via per andare incontro a situazioni rischiose. Gesù nasce povero e continua a vivere nella povertà e da profugo non porta con se nulla se non la sua famiglia. Anche in questa fuga comprendiamo un messaggio di speranza e di salvezza per quanti sono costretti, anche oggi, a lasciare la loro terra ed fuggire altrove per scappare via dalla guerra, dalla miseria, dalla privazione dei diritti fondamentali della persona e delle famiglie.
La terza tappa di questo racconto è l'arrivo in Egitto e la stabilizzazione in questo paese, con il concerto inserimento della famiglia di Gesù in questo territorio. Certo con se portavano il valore assoluto in tutti i sensi che era il Figlio di Dio, ma anche in questa fase iniziale Gesù, insieme alla sua madre, Maria e a Giuseppe il suo padre legale, vivere come tutti gli altri, ovvero devono fare qualcosa per sopravvivere. E sicuramente anche in Egitto Giuseppe continua a fare quello che sapeva fare: il falegname, il carpentiere e quei lavori manuali che davano allora come oggi un onesto, anche se misero guadagno, per portare avanti la famiglia. Non avevano sussidi dallo stato, nel il reddito di cittadinanza, né la pensione sociale o il contributi per la disoccupazione, non avevano nulla, rispetto ai tempi odierni. Eppure vissero in questa condizione di emergenza per un lungo periodo, fino a quando, nuovamente, l'angelo appare in sogno a Giuseppe e gli dice di fare rientro in patria, in quanto l'Erode il sanguinario era ormai morto, sepolto e dimenticato, come avviene per tutti i re e ponti, soprattutto cattivi, di questa terra.
Il viaggio a ritroso inizia e si conclude, ripercorrendo lo stesso itinerario di Israele, quando liberato dalla schiavitù dell'Egitto arrivo nella Terra promessa, dopo 40 anni di cammino nel deserto. Arrivato in Palestina, la santa Famiglia, prudentemente si stabilisce a Nazareth dove vive una vita tranquilla e lavorativa, mentre Gesù cresceva in sapienza e bontà davanti a Dio. Fin qui il racconto della fuga in Egitto e del ritorno in Palestina della santa famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria, ma dietro a questo testo del vangelo c'è tutta una lezione di vita che va capita, letta, interpretata alla luce del mistero della redenzione e della salvezza. Una famiglia in travaglio per realizzare i suo sogno di stabilità, di sicurezza, di vita normale e che è costretta dal potere politico a fare altri percorsi ed altri itinerari che non confacenti alla nuova situazione familiare, dove la presenza di un neonato richiedeva massima attenzione, rispetto e sostegno. Invece qui siamo all'apposto di ogni politica familiare che sostiene la famiglia e la protegge da ogni attacco e violenza. La strage dei bambini attuata da Erode ci rammenta che questa strage si attua silenziosamente ai nostri giorni, mediante la mancanza di cibo, di famiglia, di istruzione e del necessario a tanti bambini del mondo; si attua anche mediante la legalizzazione di ogni soppressione di vita umana che va dall'aborto alla selezione del genere, anche dopo la nascita; che si struttura in certe culture, anche di oggi, che porta all'emarginazione di chi non è perfetto fisicamente o mentalmente. E non solo questo, anche il dramma dei bambini non accompagnati che scappano via dalle loro patrie per trovare speranza di sopravvivenza nei paesi del benessere ed invece si trovano morti in mare nei vari naufragi che si verificano da anni nel mare mediterraneo che è diventato la tomba di acqua di immigrati, extracomunitari e di bambini appena nati o piccoli in età.

Il luogo di naturale protezione, crescita e sviluppo dei bambini è la famiglia, come ci ricorda il brando della prima lettura di questa festa, tratto dal libro del Siracide. Il rispetto dei genitori, l'aiuto e il soccorso che bisogna assicurare ad essi in caso di malattia e vecchiaia, sono regole fondamentali che vanno attuare all'interno della famiglia: “Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita. Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore. L'opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa”.

Nella sua lettera ai Colossési, seconda lettura di oggi, san Paolo ci esorta a comportarci in un certo modo nella famiglia e in ogni luogo, dove stabiliamo dei vincoli e dei rapporti anche affettivi: rivestirsi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandosi a vicenda e perdonandosi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”.

Ed aggiunge di rivestirsi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei nostri cuori”. E poi rendere grazie a Dio per tutto. Ogni cosa si basi sulla ascolto della parola di Cristo che deve tra noi in pienezza e ricchezza. Il comportamento reciproco richiede pure i istruirsi con sapienza e ammonirsi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. Tutto quello che si fa per se stessi e per gli altri, in parole e in opere, tutto deve essere fatto nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre. Nell'ambito della vita coniugale e matrimoniale, ci sono poi ulteriori regole morali da seguire ed applicare: “Le mogli siano sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. I mariti devono amare le proprie mogli e non trattarle con durezza. Da parte loro i figli, devono ubbidire ai genitori in tutto; mentre i padri, non devono esasperare i propri figli, perché non si scoraggino.
Se si mettessero in pratica queste regole fondamentali del vivere sociale, matrimoniale e familiare tutto andrebbe nel verso giusto e le nostre famiglie vivrebbero nella pace e nell'armonia. Invece, in molti casi, soprattutto oggi, questo non si verifica e non si sperimenta.

La festa della santa famiglia che oggi celebriamo nella liturgia cattolica deve sviluppare in tutti i credenti e in tutti coloro che hanno un cuore ed una mente una sensibilizzazione maggiore sui drammi delle nostre famiglie, non escluso quello del dramma della separazione e del divorzio che pone seri limiti ad una regolare crescita dei bambini nell'ambito della loro famiglia naturale o adottiva.

La santa famiglia di Nazareth sia per tutti modello di armonia, unione, pace, collaborazione e disponibilità a camminare insieme sui sentieri di questo nostro tempo, segnato dalla globalizzazione dell'indifferenza e dalla continua violenza ed abusi sui bambini, sulle donne e sulla famiglia, che vanno stroncati sul nascere, per non far germinare il seme dell'omertà sul male fatto, nei confronti dei più deboli e degli indifesi della società.

 

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