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TESTO Una famiglia ideale o di ideali?

don Alberto Brignoli  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2019)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

“Non ci si capisce più: o si è ribaltato il mondo, oppure noi siamo troppo anziani per capire i giovani di oggi. Ad ogni modo, non sono più le famiglie di una volta”.

“Oggi si mettono insieme e si separano con una facilità estrema, come scartare e mettere in bocca una caramella. Anzi, piuttosto che arrivare a questo, nella migliore delle ipotesi, non si sposano nemmeno più”.

“Le famiglie di oggi vanno in sfacelo perché hanno perso la fede! Una volta eravamo più uniti perché non avevamo paura di fare sacrifici, e la fede, in questo, ci dava una mano grossa!”.

“Com'è possibile, oggi, parlare di famiglia, se non si sa bene più chi e quanti siano i papà, le mamme, i fratelli...si è davvero ribaltato il mondo!”.

Chi più ne ha, più ne metta, di queste frasi popolari, da gente della piazza e della strada, che fa queste affermazioni con ovvietà ed estrema facilità: sono frasi talmente facili da pronunciare che rischiano di risultare scontate, quasi banali, ogni volta che pensiamo alla famiglia secondo i canoni classici nei quali è cresciuta la stragrande maggioranza di noi... Non che non siano vere, intendiamoci: anzi, sono di un'evidenza e di una schiettezza disarmanti, quasi sacrali: sono comunque frasi parziali e non sempre del tutto esatte, anche e proprio in riferimento alle diverse epoche storiche. Perché è vero che fino a qualche decade fa (parecchie, ormai... oserei dire quasi una cinquantina d'anni) avevamo modelli familiari più rispondenti agli standard tradizionali, i quali davano anche l'impressione di una maggior unità e coesione all'interno del nucleo familiare, ma occorre anche vedere a che prezzo tutto questo avveniva: basti pensare alla situazione nella quale viveva la donna, la cui considerazione all'interno della famiglia non sempre ne valorizzava le doti e le capacità, per non parlare della scarsa possibilità di emancipazione che le era riservata.

Insomma, la famiglia “da Mulino Bianco” non è mai esistita né mai esisterà, per cui le luci e le ombre nella famiglia ci sono sempre state in ogni epoca e a ogni latitudine; fare affermazioni lapidarie come quelle che ho citato all'inizio, per quanto - ripeto - possano avere una base di verità, tuttavia suonano come sentenze profetiche che di profetico non hanno nulla, perché non aprono alla speranza della costruzione di una vita familiare più serena. Sappiamo bene che la situazione, oggi, è questa: e invece di gridare allo scandalo o cadere in un nostalgico remake di forme ormai inattuabili, forse è il caso di cercare di reinterpretare l'istituzione familiare alla luce dei segni dei tempi, e soprattutto - partendo da questi segni - non smettere mai di accompagnare, sostenere, avvicinare e far sentire la nostra affettuosa amicizia alla realtà della famiglia, in tutte le forme nelle quali essa si manifesta, senza pregiudizi o ideologie di sorta, da qualsiasi parte esse provengano. A maggior ragione per quanto riguarda noi credenti che - anche ispirati dalla festa liturgica di oggi - cerchiamo nella Santa Famiglia di Nazareth ispirazione, protezione e intercessione.

Cos'abbia vissuto, infatti, la famiglia terrena del Figlio di Dio, ce lo dice anche il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato, che risente ovviamente della matrice ebraica del suo autore, l'evangelista Matteo, il quale - destinando la sua opera a una comunità cristiana di gente proveniente dal giudaismo - aveva come principale preoccupazione quella di mostrare l'identità tra Gesù di Nazareth (ma Matteo meglio direbbe “di Betlemme”) e il Messia atteso da secoli come realizzazione delle promesse fatte da Jahvè ai loro padri. Ecco allora che il testo di oggi è costruito quasi esclusivamente sulla preoccupazione da parte di Matteo di mostrare Gesù come il nuovo Mosè, venuto nel mondo a stabilire la Nuova Alleanza tra Dio e il suo popolo. La situazione iniziale vede un ribaltamento delle prospettive: se Mosè, minacciato di morte dal faraone, è costretto a fuggire dall'Egitto verso la terra di Madian (per lui terra di pace), ora Gesù è costretto a lasciare la terra promessa per rifugiarsi in Egitto dove le minacce di Erode non possono avere effetto. Entrambi, tuttavia, potranno ritornare alla loro terra solo quando moriranno quelli che cercavano di ucciderli. E in realtà, quello di Gesù, Giuseppe e Maria verso la Palestina non sarà un “ritorno”, ma una specie di nuovo ingresso (l'angelo del Signore dirà a Giuseppe “Alzati e va' in Israele”, e non “torna”, quasi fosse la prima volta; e difatti, subito dopo, si dice che “entrò nella terra d'Israele”, come se mai ci fosse stato prima di allora): è evidente che Gesù è il nuovo Mosè che entra nella terra promessa per la definitiva alleanza tra Dio e il suo popolo.

Ma se pensiamo che tutto questo avvenga in maniera semplice e lineare, per la Santa Famiglia di Nazareth, ci sbagliamo di grosso: prima le minacce di distruzione e morte, poi la fuga in un paese straniero, poi l'ingresso in un paese che sembra il loro paese, ma in realtà è un paese totalmente diverso da prima, tanto che Giuseppe ha timore di entrare in un paese dove regna Archelao, un re sanguinario che, come suo padre Erode, può mettere a repentaglio la vita della sua famiglia; e allora ripiega verso la Galilea (dove, secondo Matteo, Giuseppe non aveva mai abitato, a differenza di quanto afferma Luca). E in mezzo a tutto questo, non dimentichiamolo, la strage di famiglie innocenti attraverso la quale, nel suo drammatico disegno, Dio preserva la vita della famiglia terrena di suo figlio.

Quante analogie, con le famiglie di oggi, costrette a difendersi dagli attacchi dei potenti di turno che promettono di proteggerle e “adorarle” come promise Erode, e in realtà attuano scelte e politiche che a tutto puntano meno che a proteggere. E allora, soccombono le più indifese, le più innocenti, quelle che non hanno nessuno che le difenda. Chi vuole salvarsi è costretto a emigrare, non solo nel senso geografico e molto attuale del termine, ma anche e soprattutto nel senso di una spasmodica ricerca di una sistemazione serena e pacifica all'interno della quale la vita possa fiorire. Quanti Egitti e quante Terre Promesse dovranno ancora percorrere o cercare le nostre famiglie di oggi, per trovare serenità? Quale terra, quale realtà esistenziale offrirà un luogo di riparo alle famiglie di oggi? Ci si accontenta anche di una accozzaglia come la Galilea, di una città di Nazaret - da cui, secondo il sentire comune - non potrà mai venire nulla di buono, purché si possa costruire una vita degna di essere chiamata tale!

Ma per fare questo, occorre qualcuno che guidi le nostre famiglie come guidò allora quella di Gesù. E allora, nel silenzio dei dubbi e dei pensieri, e nonostante l'ostilità dei potenti di ieri e di oggi, auguriamo alle nostre famiglie di poter udire sempre la voce di Dio che, come accadde a Giuseppe nel sogno, le prenda per mano e le conduca là dove, pur non esistendo alcun Mulino Bianco, possa quantomeno compiersi il progetto di Dio su di loro.

 

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