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TESTO Dai coniugi a tutto il mondo

padre Gian Franco Scarpitta  

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno A) (29/12/2019)

Vangelo: Mt 2,13-15.19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».

14Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, 15dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio.

19Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto 20e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». 21Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. 22Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea 23e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

“Nato da donna, nato sotto la legge”(Gal 4, 4), il Figlio di Dio assume la nostra umanità per intero senza trascurarne alcun aspetto e anzi prediligendo di essa le forme più umili e sottomesse. Nella deliberata scelta della divina infanzia Dio non soltanto si umilia come bambino povero e indifeso, ma si sottomette anche a tutte quelle istituzioni terrene che di ogni bambino regolano la crescita e la formazione, prima fra tutte la famiglia. Come per noi, anche per Gesù i genitori sono il primo luogo di approccio con il mondo e con la società e interagire con loro equivale a fare una prima esperienza di vita; e questa esperienza lui accetta nella sottomissione e nell'asservimento un papà e a una mamma che non sono differenti da tutti quei genitori che si potrebbero incontrare nella strada nel suo contesto sociale e culturale. Appena nato, il Bambino divino che come Dio è all'origine di ogni paternità e a cui spetta di diritto agni forma di autorità, si lascia trastullare e si affida alle cure materne di Maria, che provvede già adesso al suo nutrimento e assieme a Giuseppe suo sposo provvede alla sua tutela e alla sua sicurezza sia in ordine alle immediate necessità logistiche in cui verte questo fanciullo, sia riguardo alla fuga rocambolesca che questi due genitori sono costretti ad intraprendere in paese lontano.

Per Maria e Giuseppe l'esordio genitoriale infatti non è facile. Minacciati dalla furia di Erode che è deciso a far passare a fil di spada tutti i fanciulli appena nati onde rintracciare e uccidere colui che costituisce una seria minaccia del suo regno, i due sposi sono costretti a raccogliere il Bambino e a fuggire in Egitto, privi di ogni mezzo e di ogni garanzia e con il solo sostegno del Signore nel quale confidano. Dovranno soggiornare per lungo tempo in un paese refrattario alla loro cultura e ben lontano dalla loro mentalità religiosa e si troveranno nel bel mezzo di una società e di un regime al quale dovranno soccombere. Dovranno trovare un alloggio di fortuna e Giuseppe dovrà cercare un impiego per poter sopravvivere insieme a Maria e a Gesù Bambino.

Nella scena evangelica che descrive l'episodio della fuga e del rientro in patria sembra che il protagonista di tali vicende sia Giuseppe: a lui viene chiesto nottetempo di “prendere con sé il bambino e sua madre”, tuttavia non sfugge alla nostra attenzione l'unità di intenti, la coesione e l'iniziativa comune di tutti i membri della famiglia: di Giuseppe, che è giustamente considerato a capo del piccolo nucleo familiare e che si adopera immediatamente per mettere in atto il suggerimento notturno dell'angelo svolgendo il suo ruolo di padre e di custode della propria consorte; di Maria, che non è certo spettatrice passiva in questa vicenda ma che, forte della consapevolezza di essere diventata Madre di Dio per una missione speciale, partecipa attivamente e in piena simbiosi con il suo coniuge ai programmi stabiliti di fuga e di protezione. In un certo qual modo, sia pure indirettamente, si risconta anche la creatività di Gesù stesso, che, vero Dio e vero Uomo incarnato e concepito, accetta di restare sottomesso alle disposizioni dei genitori e per mezzo di essi di obbedire alle legiferazioni vigenti sia della Palestina che del paese di Egitto. Gesù inoltre già da bambino affronta la prima di una lunga serie di persecuzione della sua vita pubblica, che è il preludio dell'autodifesa dalle future manovre degli scribi e dei farisei che vorranno la sua morte una vola che avrà iniziato il suo ministero. Tutta la famiglia di Nazareth è attivamente coinvolta nell'intraprendenza della fuga, così come lo è stata nell'accettazione di un parto improvviso fra le pietre e le asperità. La presenza del Divino Fanciullo ci consente di ravvisare in questo piccolo nucleo familiare fondato sull'unione sponsale l'attualità perenne dell'amore di Dio. La famiglia stessa scaturisce dal dono gratuito di Dio, diventa dono essa stessa per l'intera società e all'interno di essa ciascuno è un dono per gli altri. Lo stesso amore con cui Dio ama la famiglia di Nazareth e tutte le famiglie di ogni epoca diviene espressivo nel mutuo dono di se stessi che tutti i membri si fanno l'un l'altro e che si irradia nella comunità antistante. Il matrimonio è certamente finalizzato innanzitutto al bene dei coniugi medesimi, ma non è circoscritto alla sola sfera dell'habitat familiare: si tratta di un sacramento istituito per il servizio della comunità e in quanto tale a partire dalla coppia non può non coinvolgere la società intera che viene edificata e ispirata dal bene che due sposi si vogliono reciprocamente. Nella trasmissione della vita ai figli la famiglia contribuisce al prolungamento della specie umana, offrendo nei figli altri talenti allo sviluppa della stessa società e al suo futuro. La famiglia però non può che configurarsi come istituzione fondata sul matrimonio, cioè sul patto di alleanza intima che riflette l'Alleanza in Cristo fra Dio e gli uomini e in quanto tale dev'essere caratterizzato dall'amore indissolubile di scaturigine divina. La nostra società vanta di stare al passo con i tempi rinnegando la realtà originaria del matrimonio: negli ultimi decenni in Italia si è assistito a un drastico calo delle celebrazioni sponsali in chiesa e le convivenze e le unioni di fatto non sono più una notizia, visto che da codesti fenomeni siamo sommersi continuamente. Secondo alcune indagini il concetto di famiglia ha ottenuto notevoli progressi grazie alla cultura del dialogo e dell'interazione fra genitori e figli, si considerano maggiormente le fasi evolutive di crescita dei bambini e dei ragazzi nell'impostazione della pedagogia familiare e queste hanno preso il posto della rigidità delle normative o delle disposizioni dettate dall'alto. Non mancano le difficoltà consuete di intesa con i propri figli quando questi raggiungono l'età adolescenziale nella quale sembrano voler “insegnare” ai genitori o avanzare la pretesa di emancipazione e di autorità. E' l'età più difficile e problematica, sia per papà e mamma, sia per gli stessi ragazzi. Permane la difficoltà di intesa fra i papà che chiedono attenzione e corrispondenza e i giovani ormai evoluti che avanzano pretese di libertà e di autoaffermazione e tuttavia nonostante problemi e difficoltà si continua a restare a casa. Anche perché la società e il mondo del lavoro non offrono poi tanta sicurezza, visto che non è raro il caso dei figli ancora a casa dei genitori dopo i 40 anni di età.

La famiglia viene maggiormente identificata nella convivialità fra genitori, ma viene smentito anche come concetto o idea generale il carattere sacramentale del nucleo familiare.

Eppure in Gesù, Giuseppe e Maria si propone un vissuto familiare coraggioso e carico di positività, ricco di affermazioni sociali nonostante le difficoltà e le lotte continue. Nello stesso vissuto familiare si riscontra l'efficacia dell'azione divina che costruisce e fa crescere, mentre tutto si realizza proprio nella fedeltà alla sacramentalità medesima. In altre parole il successo della famiglia di Nazareth non è smentito ma garantito e favorito da Dio.

 

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