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TESTO ... è possibile!

don Angelo Casati  

Natale del Signore - messa nella notte (25/12/2019)

Vangelo: Gv 1,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,9-14

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Che cosa ci ha portato qui questa mattina? Perché siamo venuti? Io comincio a pensare che non sia più per un'abitudine che si venga in chiesa. E nemmeno quando non si viene mai e poi si viene a Natale. Penso che l'abitudine non resisterebbe in giorni come i nostri. E' che noi, come i pastori, e come i sapienti che verranno dall'Oriente, non siamo insensibili alle voci.

Per grazia non siamo insensibili alle voci, pur sottili, degli angeli, alle voci che si accendono in cielo e lo inteneriscono e nemmeno siamo insensibili alle voci delle stelle che a volte hanno una lucentezza che non è di ogni giorno. Oggi, voci di angeli e di stelle. Beati voi, beati coloro che, come i pastori e come i magi, si mettono in cammino. "Andate e troverete". Natale sarà natale finché ci rimarrà in cuore un desiderio di trovare. Se no, è puramente cerimonia, un cerimoniale.

E allora se ti rimane desiderio di trovare, vai: le pecore sono accucciate muso contro muso, ascolti il silenzio della notte, una lampada che faccia chiarore, nel buio il leggero calpestio dei passi. Dai greggi si va a una mangiatoia. Ed è, pensate, tutto qui. Arrivare. E stare in silenzio, un silenzio non tradito dalle parole impudenti. Immagino che abbiate notato come nel racconto di Luca non ci sia una parola che è una, alle parole si sostituiscono gli sguardi. Un evento su cui sgranare gli occhi, dal buio, a lume di lanterne. Un mistero da contemplare dal buio, a lume di lanterne.

Penso alla suggestione dei presepi che in parte ancora hanno conservato questo buio, sacro. E sia la lanterna povera della nostra fede, ad intermittenza di fiamma, a far sgusciare dalle ombre il segno, "l'ammirabile segno" - direbbe papa Francesco -. Intravvedi il viso della donna che allatta il bambino, figlio dell'Altissimo, intravvedi gli occhi e le mani tenere di Giuseppe che sfiorano, quasi senza toccarlo, il corpicino del bambino e accarezzano con dolce tenerezza il viso di Maria stringendola.

Nulla che racconti eccezionalità! Ebbene meraviglia delle meraviglie è che Dio venga così. E' questo l'ammirabile segno. E guardatevi dal mettere al bambino vestiti d'oro o con ricami d'argento, non fanno caldo! Calde sono le fasce, quelle che le madri tessono trepidanti nei nove mesi. Lasciategli dunque le fasce un po' grezze, in tutto simili a quelle con cui vengono fasciati i piccoli dei pastori, lasciategli le bende dei cuccioli dei pastori. E la paglia, della mangiatoia, sia paglia, ruvida come è ruvida la paglia.

Ecco, la tua lanterna illumina questa pura umanità. Che non ha bisogno di altro per essere visitata da Dio. La vita è visitata senza condizioni. Unica condizione la tua umanità. Dio l'ha sposata. Nella sua lettera "Admirabile signum", lettera sul presepio, papa Francesco scrive. "Il modo di agire di Dio quasi tramortisce, perché sembra impossibile che Egli rinunci alla sua gloria per farsi uomo come noi. Che sorpresa vedere Dio che assume i nostri stessi comportamenti: dorme, prende il latte dalla mamma, piange e gioca come tutti i bambini! Come sempre, Dio sconcerta, è imprevedibile, continuamente fuori dai nostri schemi.

Dunque il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita". Fermatevi e guardate: il natale, il presepe è il riscatto della piccolezza, della semplicità, dell'umiltà, della nudità, dell'attenzione, della discrezione. Fermatevi e guardate: non ha nulla, proprio nulla, da spartire coni i toni alti, con i rumori assordanti, con le parole sprezzanti, con gli sguardi inceneritori, con l'invadenza supponente.

C'è stupore e attenzione, c'è la fasciatura del debole, c'è il sottovoce della parola, c'è una discrezione che dice rispetto, stare sulla soglia. Le piccole virtù che il nostro mondo ha dimenticato - a caro prezzo - e che Gesù ha scritto sulla sua pelle, fin dalla sua nascita in una mangiatoia. Scrive ancora papa Francesco: "I poveri e i semplici nel presepe ricordano che Dio si fa uomo per quelli che più sentono il bisogno del suo amore e chiedono la sua vicinanza. Gesù, "mite e umile di cuore" (Mt 11,29), è nato povero, ha condotto una vita semplice per insegnarci a cogliere l'essenziale e vivere di esso.

Dal presepe emerge chiaro il messaggio che non possiamo lasciarci illudere dalla ricchezza e da tante proposte effimere di felicità. Il palazzo di Erode è sullo sfondo, chiuso, sordo all'annuncio di gioia. Nascendo nel presepe, Dio stesso inizia l'unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell'amore, la rivoluzione della tenerezza. Dal presepe, Gesù proclama, con mite potenza, l'appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato". Una rivoluzione, dico, che chiede parole nuove, gesti nuovi, nascite nuove.

Ho ritrovato questo messaggio in una lettera che ogni anno mi arriva ed è, ogni anno, senza firma. Forse per eccesso di discrezione.

Quest'anno sembra ridisegnare il mondo che nasce dal natale: In ogni parola suona una promessa: l'ostinata pazienza della rammendatrice di strappi la possibilità di intonarsi in modo semplice al mondo un sostare nei ricordi ancora e ancora guardarli con benevolenza pensieri scalzi e maldestri che si riscaldano in uno spazio pietoso la stupita comparsa di una grazia immeritata uno sguardo che si allena alla discrezione per non invadere una fragile terra, una nuvola, agglomerato di vapore, che regala giochi all'immaginazione. Ogni essere ha una propria versione della vita. In ogni parola risuona la promessa di un racconto comune.

Se Dio è venuto, se quest'anno ancora viene è per dirci che è possibile, è possibile cambiare l'aria, l'aria del mondo che si è fatta irrespirabile.

E' possibile.

 

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