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TESTO Nella scia dei lampionai

don Angelo Casati  

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V domenica T. Avvento (Anno A) (15/12/2019)

Vangelo: Gv 1,6-8.15-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,6-8.15-18

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

Il vangelo dice anche altro. Ma io vorrei oggi indugiare con voi sulla immagine della luce. Del Battista, Giovanni, nel prologo del suo vangelo, scrive: "Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce". Mi sono lasciato sedurre dall'immagine della luce e del testimone della luce. Il Messia che aspettiamo è luce. Ma la parola "luce" - non so se è un pericolo anche per voi - riferita a Gesù può assumere i connotati di una cosa astratta e non di una cosa viva.

Quando mi accade - e poi me ne accorgo - è come se sentissi di avere in qualche modo ingessato Gesù, la luce che viene in questo mondo. Mi succede - penso - perché ho fatto l'abitudine alla luce. Quasi fosse ovvio, scontato: sono al buio, premo un pulsante, la lampada si accende. Non mi sa di miracolo. Non dico che dobbiamo tornare indietro. Ma ricuperare lo stupore per la luce, credo, sì. A volte penso a Gesù che da piccolo vedeva sua madre imbevere d'olio lo stoppino, accendere la lampada, e la casa era come se risuscitasse.

Ebbene Gesù luce, è come se mi risuscitasse. Ci risuscitasse dal buio. Il pensiero mi è andato al racconto immaginifico della creazione: "La terra" è scritto "era informe, deserta e le tenebre riempivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque Dio disse: 'Sia la luce!'. E la luce fu". Era un pozzo di buio. Chissà, forse quel buio era una invocazione inconscia alla luce. Ed ecco che con Gesù dal pozzo dei millenni emerge in pienezza una luce che ci toglie dalla paura del buio.

Il buio che un po' - lasciatemi dire - accompagnerà sempre in qualche misura il nostro cammino. Ma poi il mattino fa luce e stupore, imbeve, qui in città, i tetti e i piani alti delle case. Così vorrei pensare a Gesù luce. Non solo ci toglie dal buio della paura. Ma restituisce il colore: un viso che nel buio era quasi assente, che forse sfioravi solo con le mani, ti si riaccende con tutti i suoi colori. Gesù ci restituisce i colori.

Il "Piccolo principe" nel romanzo racconta di una città dove un lampionaio accende per le strade lampioni. Scrive: "Almeno il suo lavoro ha un senso. Quando accende il suo lampione, è come se facesse nascere una stella in più, o un fiore. Quando lo spegne addormenta il fiore o la stella. E' una bellissima occupazione, ed è veramente utile, perché è bella ". Una mia amica psicanalista, in un suo libro, si rifà all'immagine per raccontare del percorso analitico e scrive: "Nelle città dell'Ottocento fu l'invenzione del lampione a riverbero e la sua diffusione a rischiarare i bassifondi e cambiare la vita notturna delle strade.

Ma non con la violenza dell'elettricità che mira a rischiarare tutto. La luce fioca "non soltanto non cancella ogni ombra, ma crea intorno a sé un alone lattescente", come lo psicoanalista che "accende un lampione a riverbero e poi un altro, e le luci fioche rischiarano con il turbamento che suscitano". Ecco questo è forse un punto su cui sostare. Viene Gsù e - perdonatemi - oso dire che la sua non è una luce abbagliante. L'incandescienza della sua luce è come velata - oserei dire per grazia - dalla sua umanità. Che, in qualche misura, fa velo allo sprigionamento assoluto. Che i mei occhi non potrebbero sopportare. E questo mi suggerisce pensieri.

Mi chiedo: non sarà per questo, per questa velatura, che io non avrò mai finito di rincorrere luci nella vita di Gesù. In un cammino che dura una vita. La lampada rischiarerà bellezze finché io vivo. Luce è cammini. Alcuni di voi - penso - ricordano la suggestiva epigrafe che il Card. Martini volle sulla sua tomba. Volle un passaggio del salmo 118. Eccolo: "Lampada per i mei passi è la tua parola, luce sul mio cammino". Ma la lampada che arde mi racconta anche un calore. Dire che Gesù è luce vuol dire anche che è una luce calore, una luce che scalda il cuore.

Emily Dickinson, in una sua poesia, di una persona a lei cara dice: "Non conoscerla una pena. Averla per amica un calore tanto vicino come se il sole ti splendesse in mano". Potremmo dirlo di una persona a cui vogliamo bene. Penso che possiamo dirlo anche di Gesù, della sua luce: "Non conoscerlo una pena. Averlo per amico un calore tanto vicino come se il sole ti splendesse in mano". Come a dire che luce e amore vanno insieme, se no è luce fredda, gelida.

Forse ricordate un passaggio della prima lettera di Giovanni, dove luce è sposata ad amore: "Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non v'è in lui occasione di inciampo" (1 Gv 2,9-10). Dunque se vuoi essere nella luce, se non vuoi inciampare, fatti sbilanciato in amore. Come si è sbilanciato il tuo Signore. E' così che diventi lampada che rischiara il volto di Dio, di Gesù. Se il mio io invece è ipertrofico, se il mio dito che pretende di indicare la luna è maledettamente ipertrofico, la scena se la prende tutta il mio dito, la luna è cancellata. Così noi, così la chiesa, se il nostro io è ipertrofico in mostra mettiamo solo noi stessi e non Dio. E allora un desiderio ci resta.

Essere una piccola luce, una debole fiammella di stoppino, ma con un calore dentro! Noi diamo testimonianza alla luce con il nostro amore, che non è uno spiaccichio di parole. E' un caldo concreto. Mi ha colpito oggi leggere, ancora una volta, nel salmo, i verbi di Dio, che portano luce, una luce calda, la luce calda dello stoppino nella lampada. Preghiamo perché questi verbi diventino lo stoppino, lo stoppino della nostra lampada da lampionai.

Eccoli: "Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione".

Verbi per un lampionaio.

 

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