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TESTO Ho una domanda, Dio...

don Alberto Brignoli   Amici di Pongo

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III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2019)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Finché Dio, nella nostra vita, si manifesta in maniera “normale”, secondo i canoni tradizionali del nostro sentire di fede comune, tutto fila liscio. Certo, credere in lui non è mai facile: ma se la presenza di Dio nella nostra vita è tutto sommato legata a quello che ci è stato trasmesso dalla nostra famiglia e dal contesto sociale in cui viviamo, la scelta di fede e la pratica religiosa che ne consegue diventano fondamentalmente un fatto di scelta personale, di volontà e di coerenza. Per cui, credere o non credere in lui, praticare o non praticare gli insegnamenti della nostra religione, è soprattutto una nostra scelta, e nemmeno troppo complicata.

Ma quando Dio si manifesta in forme che mai avremmo pensato, o in modalità che ci toccano sul vivo senza lasciarci dormire sonni tranquilli, allora credere in lui diviene complicato. Ancora più quando, magari, abbiamo investito energie, tempo, emozioni, progetti in questo nostro credere. Perché, in fondo, il Dio della messa domenicale, delle feste di paese, della confessione a Natale e a Pasqua, delle rinunce in Quaresima e di qualche gesto di carità o di solidarietà verso le persone bisognose nel periodo natalizio, è un Dio in cui è facile e anche un po' comodo credere. Più complicato diventa credere in un Dio che, nel pieno della tua giovinezza, ti dice che devi affrontare una malattia invalidante, oppure che ti mette davanti una scelta di vita obbligata alla quale non eri preparato, o peggio ancora che ti si rivela in maniera completamente opposta a quello che ti è stato insegnato e nel quale hai creduto fin da bambino. Dio può farsi presente nella nostra vita anche in maniera “scandalosa”: prova ne è il fatto che, nel Vangelo di oggi, Gesù proclama beati quelli che non si scandalizzano di lui.

Cos'era successo? Nulla di particolare: se non che Giovanni Battista, in carcere per la sua coerenza nell'avere annunciato e proclamato un Dio giudice giusto, vendicatore, che odia il male e non fa sconti al malvagio e all'immorale (foss'anche il re d'Israele), entra in una profonda crisi di fede di fronte al Dio annunciato da suo cugino Gesù (che egli aveva indicato presente nel mondo come Messia, incarnazione di quel Dio vendicatore di cui sopra), che tutto è meno che un Dio giudice incorruttibile e tutto d'un pezzo. Questo Dio di Gesù accoglie i peccatori, li perdona, dà loro ogni volta una possibilità di riscatto, addirittura ne condivide la tavola e li chiama al proprio servizio... ma dai, che Dio è, questo qui? Dov'è la scure posta alla radice degli alberi per tagliare l'albero cattivo? Dov'è il ventilabro che pulisce il grano dalla pula? Dov'è il fuoco che brucia la paglia inutile? E per fortuna che si trovava in carcere, per difendere questa immagine di Dio: ancora peggio sarebbe stato se di persona avesse visto Gesù accogliere pubblicani e prostitute alla sua mensa, in casa sua.

Giovanni va in crisi, e si scandalizza, per un Dio così diverso da quello nel quale aveva sempre creduto e per il quale stava per dare la propria vita. Eppure, non è questa crisi di fede, non sono questi dubbi a tenerlo lontano da Dio: con la tenacia di sempre, rimane in attesa “di un altro”, “un altro che deve venire”, sperando che davvero sia conforme all'immagine che lui aveva preannunciato. Ma nel frattempo, non ci pensa due volte a esternare questi suoi dubbi, a fare delle domande a Dio, seppure attraverso i suoi discepoli. La crisi di Giovanni Battista non lo allontana da Dio; la sua crisi di fede è un momento profondamente costruttivo, perché lo porta a interrogarsi su quale sia il Dio nel quale deve credere.

Giovanni è un uomo tutto d'un pezzo. È uno che non si piega ai potenti come un canneto al vento; è uno che non cammina in compagnia degli empi né frequenta i banchetti di corte per ottenere favori da coloro che governano; è uno che non ha paura a dire in faccia all'immorale ciò che pensa della sua immoralità. E vorrebbe che così fosse anche il suo Dio.

Ma il Dio di Gesù Cristo non è così: non è il Dio che si piega ai potenti, certo, ma si piega comunque, questo sì, a lavare i piedi ai suoi amici. Non è il Dio che cerca di ottenere favori da chi governa, perché il re che governa l'universo è lui; ma lo fa con la legge dell'amore, una legge che lo costringe ad andare a ogni costo in cerca di chi è perduto e smarrito tra i meandri del peccato, a costo di sedersi a mensa con lui. Non è un Dio che ha paura di dire la verità: ma è capace anche di tacere quando, sottoponendolo a giudizio, il potente di questo mondo, l'impero, gli chiederà di dirgli “Che cos'è la verità?”.

È un altro modo di essere Dio, c'è poco da fare...e di fronte a questo Dio è facile, ed è pure giusto andare in crisi e farsi delle domande. Ma allora, come ne usciamo? Come superiamo le nostre numerose fatiche della vita di fede, se anche di fronte a Dio siamo costretti a farci delle domande?

Semplice. Facendo quello che lui stesso ha fatto: farsi piccoli. Il più piccolo, nella logica del Regno dei Cieli, è più grande anche del più straordinario tra i figli dell'umanità, come fu Giovanni Battista. Che non smise mai di credere in Dio: anche nel momento della fatica, delle domande, del dubbio, si è fatto di parte, e ha lasciato che entrasse nel mondo il Dio della grazia, del perdono e della gioia. Più grande di così...

 

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