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TESTO Attesa paziente e produttiva

padre Gian Franco Scarpitta  

III Domenica di Avvento (Anno A) - Gaudete (15/12/2019)

Vangelo: Mt 11,2-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 2Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò 3a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 4Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: 5i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. 6E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

7Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 8Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! 9Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 10Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero,

davanti a te egli preparerà la tua via.

11In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.

Occorre aspettare ancora con pazienza l'arrivo del Signore e nell'attesa essere operativi e fruttuosi. Come Giacomo lo descrive (per inciso) nella seconda Lettura di oggi, il tempo di Avvento va caratterizzato come periodo di attesa produttiva, paragonabile a quella di un contadino che, dopo aver bonificato il terreno, dopo aver arato e disperso il seme nella profondità del terreno, adesso attende con pazienza che maturino i frutti del proprio lavoro. L'attesa è certamente lunga, si attende di poter goderne i frutti, ma questi arriveranno solo a suo tempo. L'importate è vivere di speranza (appunto attesa)e di operatività, perché non restiamo con le mani in mano fino al momento in cui giungerà il Signore. Questi apporterà ulteriori benefici ai frutti del nostro lavoro, vi parteciperà lui stesso come fanno le piogge stagionali per farli maturare e ne godrà immensamente assieme a noi. Dio si compiace della nostra familiarità con lui e della vita spirituale di intimità che ci rende a lui innestati, ma ci chiede che questa apporti i suoi frutti concreti nelle opere di carità e di amore verso il prossimo, irrinunciabili perché ci si possa contraddistinguere come suoi figli. Attendere il Signore è quindi predisporre lo spirito a lui, ma anche essere operosi e ferventi nel bene. E vivere di conseguenza nell'attesa paziente e nella speranza fiduciosa che l'incontro con lui si verificherà certamente e che verterà a nostro vantaggio.

Quindi occorre avere pazienza e fiducia, saper aspettare e cogliere tutte le occasioni propizie senza omettere il bene, ma questo non senza lo spirito di gioia e di contentezza. La gioia deve caratterizzare il nostro atteggiamento anzi proprio adesso che la venuta del Signore diventa imminente e che viene descritta nei termini di salvezza e di letizia.

Sia il profeta Isaia che l'evangelista Giovanni ci descrivono infatti l'intervento di Dio a vantaggio dell'uomo come un'opera di salvezza che si evince nei miracoli o nei prodigi di singolare portata, quali lo storpio che salta come un cervo, il muto che grida di gioia.

A spronare alla gioia è la presenza stessa del Signore in mezzo al suo popolo, che è in ogni caso sempre foriera di salvezza e di pace, indubbiamente apportatrice di gioia, appagatrice della speranza di quanti ambiscono la novità e il cambiamento; Dio stesso che presenzia in mezzo a noi tutti con la sua salvezza induce alla gioia e mitiga l'ansia dell'attesa. Ciononostante il segno di questa letizia sono le opere di misericordia, gli atti miracolosi di bene che risollevano guarda caso proprio chi si era smarrito o era rimasto umiliato, depresso o sfiduciato: il cieco, lo storpio e il misero. A loro particolarmente, come pure ai pastori e ad altre categorie sociali reiette e discriminate verrà annunciata la grande gioia del Bambino a Betlemme, e adesso Dio lascia presagire questa stessa gioia intervenendo a favore degli ultimi e degli esclusi, attraverso cioè opere di amore e di misericordia che li risollevino e diano loro la certezza che le speranze non sono deluse.

Giovanni probabilmente attendeva l'arrivo di un messia poderoso e dirompente, che esternasse la sue indistinguibile potenza e grandiosità per affermare il Regno di Dio, e questo a detta di non pochi esegeti legittimerebbe il suo dubbio nei confronti di Gesù: “Sei tu quello che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”

Gesù gli manda a dire che il Regno di Dio è ben visibile, non tuttavia in atti di egemonia o di supremazia predominante, ma nei fenomeni inverosimili di amore concreto divino a cui si assiste: i sordi sentono, i ciechi vedono, i lebbrosi sono guariti, gli storpi camminano e ai poveri è annunciata la buona novella.

La speranza diventa certezza e la salvezza si fa vicina soprattutto per coloro che soffrono, che hanno perseverato pazientemente nell'attesa e che adesso hanno motivo di gioire. A loro particolarmente ma anche a tutti gli uomini di buona volontà viene rivolto l'invito ad andare incontro al Dio che viene con somma operosità, anche se con paziente attesa perché si realizzi l'interazione di gioia con Dio, che apporterà sempre pace, giustizia e novità di vita.

A rendersi latore di questo invito, nella sua stessa persona e nel suo messaggio è lo stesso Giovanni Battista, che ci introduce nell'aspettativa della venuta del Messia: le sue parole di uomo che vive come “voce di uno che grida nel deserto” sono un appello al mutamento radicale di noi stessi, alla conversione affinché cogliamo la novità di una Rivelazione che tende a rinnovarci interiormente per renderci apportatori di frutti per gli altri e meritevoli della gioia più volte delineata.

Incoraggiati dall'esortazione del Battista, non possiamo che proseguire il nostro itinerario di Avvento perseverando nell'attesa del Veniente e tuttavia rendendo questa attesa significativa e produttiva per mezzo di ricorsi alla preghiera costante, alla riflessione, all'ascolto e ad altri espedienti che contribuiscano a rinnovare lo spirito affinché la carità operosa possa recarci essa stessa grande soddisfazione e finalmente perché possiamo vivere l'immenso della gioia di Colui che aspettiamo e che verrà.

Saremo anche noi con Cristo apportatori di fiducia a coloro che si sono smarriti, regalando ad essi il miracolo unico e irripetibile di essere noi stessi raggiunti e rinnovati dalla pienezza dell'Amore di cui le opere del Regno sono testimoni.

 

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